NBA, dalle stelle allo "Starbucks": la storia di Vin Baker
Se Vin Baker avesse guardato quest’immagine un bel pò di anni fa e qualcuno gli avesse detto che dopo la carriera Nba avrebbe lavorato in una catena di coffee bar che prende il nome di una delle canotte che indossava, lui si sarebbe fatto una grossa risata e avrebbe stampato un bel poster a canestro. Invece è andata proprio così. Una stella degli anni ’90 Nba, che ha percepito oltre 100 milioni di dollari nella sua fortunata carriera Nba ora si ritrova a servire caffè e donuts in un bar qualunque. Vin infatti non è riuscito ad occupare nessuna posizione di rilievo nella società per cui lavora, ma è diventato uno chiunque, passando dal conteggio dei secondi per un clucth shot, al conteggio del resto per un espresso macchiato. Vita infame o vita buttata e dilapidata dallo stesso giocatore di Bucks, Celtics e Knicks? La risposta è lo stesso Vin a darcela con grande sincerità:
“Ero un alcolizzato, ho perso una fortuna. Ho avuto grande talento e l’ho perso. Per quanto mi riguarda, io ho 43 anni e ho quattro figli. Devo raccogliere i pezzi. Sono un padre. Devo prendere la storia e mostrare che si può tornare indietro. Se uso la mia notorietà nel modo giusto, la maggior parte delle persone apprezzeranno che sto solo cercando di riprendermi la mia vita”.
Vin ha speso tutto quello che ha guadagnato negli anni, una cifra che avrebbe potuto mantenere tutte le generazioni a seguire della sua famiglia. E’ invece successa una cosa che gli americani detestano, sia per i personaggi famosi che soprattutto per gli uomini sportivi: Vin è diventato l’ombra di chi era una volta.
La storia di Vin fa riflettere molto su due aspetti fondamentali: chi riesce a spendere 100 milioni di dollari e a ritrovarsi adesso dietro un bancone a servire caffè espresso, ha problemi seri a livello psichico e come nel caso di Vin, anche di dipendenza. Ciò che Vin inoltre porterà per sempre con sè nella testa è la responsabilità che ha nei confronti dei figli ma non solo a livello economico, ma a livello puramente affettivo: è vero i genitori non si scelgono, ma privare i propri figli di un futuro roseo per qualche bottiglia in più, è un crimine che non può essere perdonato.