Nate Robinson: "La NBA mi ha causato uno stato depressivo"
In un’intervista con Bleacher Report, il 34enne Nate Robinson è tornato a parlare della sua esperienza in NBA, puntando il dito contro un sistema che lo ha portato alla depressione, pur assumendosi le sue di colpe.
“Non mi hanno compreso, ma devo anche dire che ero effettivamente immaturo” – spiega Robinson – “Sono del segno dei Gemelli e, come tutti i Gemelli, ho diverse personalità, alcune buone ed altre cattive. Me lo sento dentro, avverto al mio interno due personalità. Un demone ed un angelo. Il primo mi dice di schiacciare in testa a qualcuno ed esaltare il pubblico, l’altro di temporeggiare e di organizzare l’attacco. Ancora, il demone mi dice di rispondere ‘Your Mather’ per far ridere i compagni; l’angelo, invece, di star calmo e di ascoltare il coach“.
“Sinceramente, mi importava poco di tutto. Il mio obiettivo era di comparire su Sports Center e di far capire a tutti i miei amici a casa che giocavo in NBA” – prosegue Robinson – “Io non sono mai stato depresso in vita mia, ma la NBA mi ha portato la depressione. Nessuno potrà mai capire quali difficoltà io abbia dovuto affrontare per essere quello che non ero. E’ stata la fase più dura di tutti i miei 34 anni di vita, non il basket, gli allenamenti e la mia famiglia. La cosa più difficile è stata giocare 11 anni nella Lega provando a diventare quello che i miei coach volevano che io fossi“.
Robinson, quindi, attacca il neo coach della Fiat Torino, Larry Brown. “A causa della mia altezza, mi tormentava in continuazione, chiamandomi Little Shit“, racconta il nativo di Seattle, che arriva a dire di essersi anche presentato nell’ufficio di Brown, in lacrime, per implorarlo di smetterla di chiamarlo così. L’head coach dei Knicks (all’epoca), subito dopo in allenamento e davanti agli altri giocatori, per tutta risposta avrebbe continuato a chiamare così Robinson, rendendo pubblico anche il suo esser corso in ufficio piangendo.
Bleacher Report ha anche contattato in merito Brown, il quale non ha né negato né confermato: “Non mi ricordo, davvero. Non so come lo chiamassi, ad essere onesto. Se mi sono comportato così, devo vergognarmi. Mi sentirei terribilmente in colpa per questo. Non sono fatto così, ma non voglio contraddire Nate“.
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