Michael e Kobe: quando il basket ringrazia il basket
“Potreste rivedermi in campo anche a 50 anni. No, non ridete, è possibile…” Fu questa la promessa che il mondo del basket strappò a Michael Jordan nel giorno in cui il numero 23 dei Bulls si insediava tra i migliori giocatori della storia della Lega con l’ingresso ufficiale (come se ce ne fosse bisogno) nella Hall of Fame. Una promessa mai mantenuta (ad oggi), visto che l’attuale proprietario di Charlotte è prossimo ai 53 e non pare intenzionato a rivestire pantaloncini e canotta per scendere di nuovo sul parquet. Anche se, da quel che sappiamo, a telecamere spente ancora si diverte a mostrare quanto il cielo gli ha donato. Siamo nel settembre 2009 e questo sarà uno degli innumerevoli punti di raccordo tra un MJ ormai in borghese e Kobe Bryant.
La stella dei Lakers ha appena vinto il suo quarto titolo e, pochi mesi più tardi, si ripeterà alzando al cielo il quinto anello. Un caso? Di più. Perchè il discorso di Michael in quella cerimonia dev’essere rimasto ben chiaro nella testa di un Kobe già 31enne. Eguagliare i 6 titoli dell’ex stella di Chicago doveva essere un obiettivo da perseguire, il più importante nell’allora carriera del Mamba. Era stato artefice del primo Three-peat, come MJ anni prima, ed un altro stava per compiersi, come a voler ripetere la storia. Ma lo sport e la vita non sempre hanno andatura regolare e qualcosa dev’essere andato storto. 6-5 il computo finale – a meno che in questi ultimi mesi della stagione i Lakers non vadano ad abbeverarsi tutti insieme alla fonte del basket e portino a casa un trionfo al momento abbastanza imprevedibile -, uno svantaggio che il 24 dei Lakers sentirà sempre come un affronto, ma che saprà anche gestire.
Nel suo ultimo viaggio a Charlotte, prima della palla a due è stato proprio il padrone di casa Jordan a regalare l’emozione più forte: un video di pochi secondi in cui lui (la pallacanestro) ringraziava l’altro (l’altra pallacanestro). Come un passaggio di consegne mia avvenuto venti anni fa e che adesso trova il suo compimento. Uno spettacolo nello spettacolo e non staremo qui a dire che non sarebbe mai successo negli altri sport perchè no, forse non sarebbe mai successo per davvero. “Mi rivedrete a 50 anni” è un discorso che ci aspettiamo anche da Kobe; al termine di questo lungo (e difficile per i suoi Lak) anno, l’ormai 38enne Bryant dirà basta, martoriato nel fisico come e quanto Jordan nel 2003, il suo ultimo anno nella Lega con la maglia di Washington.
“Non è importante quanto spendi in una partita, l’importante è quanto ancora hai da spendere alla fine per vincerla” è una delle tante uscite jordanesche che Kobe ha segnato con inchiostro fine sulla sua personale Moleskine; perchè non importa se i titoli vinti siano cinque o sei, quando a dirti grazie per la tua carriera è l’uomo che hai sempre inseguito.