Mario Chalmers e l'umorismo degli dei del basket
Dopo sette stagioni, due titoli da comprimario imprescindibile nell’altisonante orchestra Heat e tanta, tantissima faccia tosta, lo scorso undici novembre Pat Riley annunciava (quasi) a sorpresa la trade che avrebbe portato Mario Chalmers (e James Ennis) ai Memphis Grizzlies, in cambio delle veterano Beno Udrih e del futuribile Jarnell Stokes. Tralasciando per un momento l’aspetto prettamente tattico-economico, è in occasione come queste che possiamo notare come gli spietati dei del basket abbiano, in fondo, un gran senso dell’umorismo. Prima di approdare in NBA dal freddo porto navale di Anchorage, Alaska, il buon Mario era famoso principalmente per due cose: una confidenza nei propri mezzi talmente radicata da risultare, alle volte, ingiustificata (più volte a Miami affermò pubblicamente di essere più forte di LeBron) e, soprattutto, uno dei tiri più decisivi nella recente storia del basket collegiale americano. Era il 4 maggio 2008 quando a Memphis, nella finale NCAA ( massima espressione della purezza del gioco) quello che sarà poi nominato Most Outstanding Player segnava, in faccia a Derrick Rose, il tiro più importante della sua giovane carriera, gelando di fatto uno stato intero. Dieci anni dopo, è ancora in Tennessee, ancora a Memphis che si apre, alla grande, un nuovo capitolo della storia di Super Mario.
In questo momento la truppa di David Joerger mostra solo un pallido ricordo di quella solida coralità capace di mettere in difficoltà qualsiasi squadra. Infortuni, rotazioni serrate e mancanza di alternative valide per giocatori chiave, Mike Conley in primis, fanno dei Grizzlies una delle delusioni meno impreviste di questo inizio di Regular Season. L’esordio di ‘Rio si consuma la notte del 13 Novembre al FedEx Forum, contro Portland, partita vinta con un buon apporto dalla panchina, per un totale di 11 punti e 4 rubate in appena venti minuti di utilizzo. In molti si sarebbero aspettati un’accoglienza diversa da quella effettivamente riservata al numero #6 (che vestì anche a Miami, prima dell’arrivo di James) ma in America, almeno per quanto concerne la cultura sportiva, sono avanti anni luce. Dopo un’altra buona prestazione contro Minnesota arriva il primo vero Statement contro i tanto amati Thunder, vittima illustre dell’ex Kansas già nelle finali 2012. Nel più classico degli scontri Playoffs, il nuovo arrivato scalda il cuore dei disparati tifosi Grizz presenti alla Chesapeake Energy Arena facendo registrare 29 punti in appena 23’. Con ogni probabilità, è la vittoria che permette agli orsi di svoltare. L’impatto di Chalmers è immediato e totale. Parlano i numeri: dall’arrivo di Chalmers (13 Novembre) i Grizzlies chiudono con un record di 6-1 le prime sette partite, passando dal terzo peggior rating offensivo al quinto migliore della Lega (106.7) migliorando la percentuale dal campo fino al 49.5% . Oltre alla fluidità offensiva, a beneficiare dell’ingresso di Chalmers in rotazione è anche la difesa, grazie ad un effort che nella propria metà campo concede una media di soli 99.6 punti (nona migliore NBA in quel momento). Effetto Chalmers? Probabilmente. Sebbene in certi frangenti non vengano meno i momenti da Bad Rio, antico retaggio ormai indissolubile (si vedano i due falli tecnici presi contro Washington in meno di cinque minuti) Mario si rivela sempre più funzionale al nuovo sistema apportando, giorno dopo giorno, un ottimo contributo sia in termini di efficienza offensiva che presenza difensiva. Chiuso il mese di Dicembre con un eccellente inserimento negli schemi, l’anno nuovo inizia come si era concluso il precendente, almeno per lui: gli orsi, purtroppo, inaugurano il 2016 con una sconfitta. Dopo aver rischiato di lasciare Oklahoma City con un’altra vittoria (23+8+9 a referto) e aver dato un contributo fondamentale contro Boston in casa (18+5+4 e vittoria) è nell’ultima notte contro Detroit che si concretizza la catarsi, la definitiva riappacificazione (se mai ci fosse effettivamente bisogno) con il mondo Memphis: Mario registra (da solo) un parziale di 7-0 e, non soddisfatto, si esalta segnando il buzzer beater che porta, ad oggi, i Grizzlies al sesto posto nella Conference. E’questa l’ultima (fino ad ora), evidente prova che Chalmers ha trovato la tranquillità e gli stimoli necessari per esaltare al meglio il suo grandissimo carisma. Cosa possa fare di più, solo ‘Rio lo sa.
Possiamo dire che Memphis ora farà le Finals? Assolutamente no.
Possiamo dire che Chalmers da solo è in grado di cambiare le sorti di una squadra? Nemmeno.
Possiamo solo rimanere con una duplice certezza tanto evidente quanto semplice : Mario è l’uomo giusto nel posto giusto, e gli Dei del basket, quelli spietati di cui prima, hanno davvero un gran senso dell’umorismo.