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Marco Belinelli: la sua Italia, la sua (nuova) America e il suo playmaker preferito

NBA24 ha avuto la possibilità di partecipare ad un progetto che coinvolge tanti atleti, tante star dal nome “Programma il Futuro”. Il progetto, direttamente condotto dal CINI con la collaborazione del MIUR, si occupa dello sviluppo del pensiero computazionale, partendo dalla base della società, dalle primissime leve, ovvero sia i bambini che frequentano la scuola primaria. Ieri siamo andati a Torre Angela, nella scuola Mondello, dove Marco Belinelli ha partecipato a questo incontro tra il professor Nardelli e i bimbi della scuola romana. L’evento, aperto alla stampa, ha dato l’opportunità ai più piccoli di incontrare un campione come Belinelli e a noi della stampa di approfondire tante tematiche interessanti. NBA24 è intervenuta nello spazio dedicato alla sola stampa e ha rivolto tre domande al neo acquisto degli Charlotte Hornets. Vediamo le risposte di Marco Belinelli:

NBA24: Partiamo dalla Nazionale e da coach Messina. Si parla tanto di una possibilità di vederlo su una panchina NBA ma ancora nessuno ha deciso di investire su un coach dal’esperienza e dalle conoscenze sconfinate. Quale situazione potrebbe essere migliore per lui? Ancora insistere nel progetto azzurro oppure giocarsi la chance della vita?

Marco Belinelli: Ettore per me è una persona squisita ed è un grandissimo allenatore. Non so quale possa essere il suo futuro perchè se ne sentono davvero di tutti colori, dalla possibilità di essere ancora il nostro allenatore in Nazionale (ed io spero veramente che sia così) dalla possibilità di essere l’erede di Popovich agli Spurs o comunque il capo allenatore di una franchigia NBA. E’ una situazione difficile da valutare ma credo che presto sapremo la verità sul suo futuro. Credo siano scelte che deve fare lui, prima come persona e poi come coach. L’unica cosa che spero è che possa stare con noi in Nazionale perchè è una persona che conosco bene (ai miei primi anni in Virtus, agli Spurs), che in campo e fuori dal campo ti insegna tanto.

belliNBA24: Vogliamo andare un po’ più sul personale. Hai giocato con tanti playmaker, tutti diversi tra loro: da Chris Paul a Tony Parker, da Rose (poco) a Rondo. Se dovessi sceglierne uno col quale preferiresti giocare, sia come stile di gioco sia come talento, chi sceglieresti?

Marco Belinelli: Come giustamente dicevi, io di playmaker ne ho avuti tanti, tanti playmaker forti e diversi tra loro e sono stati per me molto importanti. Il primo che mi viene in mente Chris Paul perchè è stato importantissimo per me perchè mi ha dato la fiducia necessaria per diventare a tutti gli effetti un giocatore NBA, spingendomi a livelli alti. Ho avuto Tony Parker che è un giocatore incredibile, un vincente, un giocatore che quando c’è da giocare la partita decisiva la gioca sempre bene. Ho avuto quest’anno Rondo che è un passatore per me incredibile però sicuramente – e possono confermarlo anche gli altri Kings – non abbiamo passato un anno positivo. Sono stato sempre molto fortunato perchè ho sempre giocato con grandi campioni e con grandi PG. Mi sbaglierò, ma credo di aver giocato con 3 dei primi 5 playmaker più forti al mondo. Di questo ne vado molto orgoglioso. 

NBA24: Volevamo, per chiudere, un tuo pensiero sui 3 Hall of Famer appena introdotti a Springfield.

Marco Belinelli: Sugli Hall of Famer c’è poco da dire, parla la storia. Sono stati premiati persone importanti come Shaquille O’Neal, un giocatore del quale si farebbe fatica a dire qualcosa di diverso. E’ un giocatore dominante da tutti i punti di vista, sia dentro che fuori dal campo. Iverson, invece, mi è sempre piaciuto perchè è un giocatore fisicamente non così strutturato, non è altissimo ma secondo me aveva un cuore devastante. E’ riuscito a portare Philadelphia in finale, è riuscito a fare davvero qualcosa di grandioso. Yao Ming ovviamente ha portato qualcosa di nuovo, di rivoluzionario in NBA. Un giocatore altissimi ma allo stesso tempo dotato di un talento pazzesco. Ho avuto la fortuna di giocarci contro ai Mondiali con l’Italia (lo marcava Mason Rocca!) e mi ricordo che era un giocatore di 2.28m che tirava da 3, dotato di un talento pazzesco e quindi tanto di capello a questi tre grandi persone. 

Noi non possiamo far altro che ringraziare Marco per il tempo che ci ha dedicato.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone