March Madness e College basketball: la nostra intervista alla redazione di BasketballNCAA
Marzo é il mese più caldo per il College basketball in America, il perché? Semplice, si gioca la cosiddetta March Madness. La competizione più folle e attraente del mondo sportivo a stelle e strisce. Un torneo che si svolge rigorosamente ogni anno (maledetto 2020), e che prevede, a suon di eliminazioni dirette e senza cuore, 64 squadre dividersi via via in 32, 16, 8, 4: le restanti due si giocano il titolo di campione NCAA.
Per rendere l’idea della sua portata televisiva, basti pensare che il torneo del 2018 ha collezionato ben 97 milioni di spettatori solo nel suolo americano e, la finale tra Michigan e Villanova, fu ospitata nel mastodontico impianto di San Antonio, capace di far registrare la bellezza di 67.831 spettatori per una partita di college.
La bellezza, e l’unicità, è tutta qui: non solo si può prendere nota sui prospetti della NBA del futuro ma, soprattutto, si può ammirare la dedizione di ogni tifoso alla propria “Alma Mater”, ogni piccola particolarità che differenzia le università tra di loro, a partire dai colori fino allo stile riversato nel tifo stesso al palazzetto. Per non parlare dei mitici “upset“, ovvero quando una squadra di basso ranking accede al tabellone di marzo ed elimina una squadra ben più quotata. Per questo abbiamo deciso di fare due chiacchiere con gli amici di BasketballNCAA.com, massimi esperti in Italia riguardo al basket collegiale americano.
Ringraziamo Manuel Follis, Paolo Mutarelli e tutta la redazione per la loro disponibilità.
Com’è nata la passione per il College basketball? Per osservare i giocatori prossimi al Draft o per l’appartenenza di ogni università alla propria squadra?
“In redazione siamo tanti e ognuno è arrivato al basket di College per motivi diversi. Chi ha fondato il sito, Manuel Follis, tornava a casa dal liceo e su Sky (che allora si chiamava Tele+) dopo pranzo trasmettevano le partite di college commentate da Federico Buffa. E così si è appassionato alla NCAA, senza alcuna connessione con il Draft NBA“.
Abbiamo visto incredibili upset in questa March Madness. Come mai certi talenti finiscono in diverse realtà e non sempre le più famose e prestigiose?
“Alcuni giocatori entrano al College e sono già segnalati come talenti, e sono quelli che di solito scelgono le università più famose. Altri giocatori sono meno pubblicizzati ma se ben allenati e nel giusto contesto possono crescere ed emergere (Gordon Hayward quando è entrato al college non lo conosceva nessuno). Spesso alcuni giocatori riescono a farsi notare grazie alla March Madness. Di recente è successo con i fratelli Martin di Nevada“.
Il tuo pronostico finale delle quattro in Final Four e sulla vincente della March Madness?
“Anche per i pronostici dipende da chi ti risponde della redazione. Ti metto io miei (Paolo Mutarelli, conduttore dei due podcast, March Madness e We Got Game, ndr): in principio sarebbero stati Gonzaga-Texas e Baylor-Illinois con Gonzaga vincente su Baylor in finale. Visto l’andazzo Gonzaga–Alabama e Baylor–Loyola con la stessa sorte in finale“.
A cura di Diego Cognigni