Mamoli: "Perdere aiuta a vincere per l'Italia e i Warriors, Gallinari può essere un All-Star"
La stagione NBA 2015-16 è appena iniziata e di certo non mancano i primi spunti di riflessione. Abbiamo avuto l’onore e il piacere di scambiare due parole con Alessandro Mamoli, giornalista di Sky Sport, il quale con la solita disponibilità e gentilezza ci ha aiutati a far chiarezza su alcuni punti critici di questa interessantissima stagione. La nostra curiosità, però, non si ferma solo alla pallacanestro più spettacolare di tutte. Alessandro Mamoli è stato il collante tra il pubblico italiano e la nostra squadra prima a Berlino e poi a Lille e le nostre curiosità sull’Italbasket sono state perfettamente colmate.
Iniziamo dai campioni in carica. Quante probabilità ci sono di riveder trionfare Curry & Co. e quali sono le principali difficoltà che si troveranno a fronteggiare i Warriors? Abbiamo parlato dell’MVP e la domanda sorge spontanea: a che livelli si esprimerà quest’anno? Gli stessi (celestiali) dello scorso anno oppure può raggiungere note ancora più alte?
“Golden State parte senz’altro come squadra favorita per vincere assieme ad altre 2 o 3 nella Western Conference. La difficoltà di ripetersi già ad alto livello in un momento in cui non tutti i giocatori sono nel pieno della fase di maturità potrebbe essere un handicap. In casa Warriors lo scorso anno ritenevano che un eventuale sconfitta in finale di conference o in finale NBA avrebbe fatto crescere la squadra ulteriormente, prepararla meglio ad un ciclo vincente, che per diventare tale deve necessariamente passare da qualche sconfitta. Steph mi sembra sia partito fortino…Può essere addirittura migliorato”.
Trasferiamoci sulla sponda perdente delle scorse Finals, i Cleveland Cavaliers. LeBron James non sa più cosa inventarsi per cercare di vincere a casa sua. Amici come Mo Williams ritornano, amici come JR Smith, K-Love e Tristan Thompson restano. Solo una questione di salute o a Cleveland manca ancora qualcosa per arrivare a quello che a tutti gli effetti sembra un miraggio in Ohio?
“Sarei stupito se non arrivassero in finale NBA uscendo dalla Eastern Conference. Vediamo se stanno bene fisicamente e aspettiamoli nella versione full con Irving/Love/LBJ. Son più curioso di vedere che tipo di equilibrio avranno nei playoff. Mi sembra di capire che appoggiandosi di più agli altri LeBron voglia arrivare alla post season meno usurato del solito”.
Un’estate parecchio movimentata sotto il punto di vista del mercato. Secondo lei chi si è mosso meglio? Quali sono state le mosse più interessanti e da chi potevamo aspettarci qualcosa in più?
“Gli Spurs senz’altro hanno piazzato un paio di colpi notevoli. Vediamo quanto ci metteranno a trovarsi in campo ora. A parte San Antonio non ho visto particolari mosse in grado di spostare gli equilibri. Il mercato lo fai quando ci sono i free agents disponibili, non è come andare a fare la spesa al supermercato. Molti di quelli che contavano, in scadenza, hanno ri-firmato per le stesse squadre”.
Volevamo la sua opinione su una “vecchia moda” che sta tornando in voga negli ultimi anni. Durant è tornato e ha affermato che è (ancora?!) il migliore di tutti. Harden pensa lo stesso. LeBron è LeBron, mentre restano un pizzico più umili Curry e AD23. A chi darebbe ragione, a chi darebbe più credito? Chi farà meglio tra questi in questa stagione?
“Discorso che mi appassiona il giusto. Ognuno incide a modo suo. Genericamente:
LeBron è il giocatore che più cambia il valore di una squadra. Durant è il miglior attaccante punto. Harden è il miglior giocatore con la palla. Steph per capacità di fare quelle cose in mezzo al campo rapportato al fisico arriva primo secondo e terzo. Anthony Davis mi sembra il più futuribile di tutti”.
Ci aspetta una stagione NBA letteralmente spietata viste le tantissime squadre interessanti: dai Thunder di nuovo condotti da KD e Westbrook ai giovani e lunghissimi (in ogni senso) Bucks, da Charlotte a Minnesota, passando per i Kings del nostro Marco Belinelli. Chi possiamo realmente considerare pericolosa come contender?
“Contender, poche o nessuna. Soliti nomi. Quelle 4 o 5 ad Ovest e un paio ad Est. Mi aspetto i Celtics a un discreto livello nonostante il roster so and so… Poi aspettiamo eventuali trade e giudichiamo alla fine”.
Lo scorso anno i due rookie in panchina sono stati poi i due finalisti. Quest’anno, invece, sono Fred Hoiberg e Billy Donovan su panchine altrettanto calde. Abbiamo due esempi opposti però: coach Blatt ha impiegato molto tempo per essere legittimato e rispettato, coach Kerr ha trovato da subito la sua situazione ideale (anche perchè vincere aiuta a vincere). Chi farà meglio tra i due nuovi rookie?
“Faranno bene entrambi. L’allenatore conta, certo, ma alla fine in campo vanno i giocatori. Scommettiamo che con Durant e Westbrook sembrerei anche io un decente allenatore?”
In che modo possiamo leggere la nomina di una leggenda vivente come Greg Popovich a HC di Team USA?
“Mi sembra si tratti di un’investitura, un tributo alla carriera del leggendario allenatore degli Spurs. Anche qui, uno sarà più adatto forse dell’ altro, ma con quei 12, chiunque essi siano…”
Una classe di rookie molto particolare e già con tanta pressione. Solo per citarne due: Russell deve guidare un attacco che ha come centro Kobe, Porzingis vive la sua prima esperienza NBA e lo fa come eventuale perno di una complessa sideline triangle. Allo stesso tempo, però, tutti hanno la possibilità di lavorare con grandi campioni. Chi riuscirà ad emergere meglio e con maggior efficienza per la sua squadra?
“Faccio 3 nomi: Okafor di Philadelphia a tratti mi sembra Duncaniano, ma poi ci vuole il software per diventare come il 21. Towns mi convince e aggiungo Stanley Johnson se avrà minuti”.
Mai come quest’anno, gli USA sono concentrati sul lavoro dei nostri ragazzi azzurri. Allora le chiedo: Gallo può ripetere le prestazioni europee anche oltreoaceano? Marco che tipo di arma in più può rappresentare nel sistema di coach Karl? Bargnani ha rinunciato ai soldi per una sfida stimolante. Solo questione di stimoli?
“Gallo può giocarsi un posto all’All-Star Game nei primi 3 mesi di stagione. Beli può dare esperienza e concretezza ad una squadra frizzante ma molto istintiva. Mago ha scommesso su se stesso in un “bel casino organizzato” come quello di Brooklyn, se funziona potrebbe strappare un ultimo decente contratto nei prossimi 3-4 anni”.
Approfitto del nostro tris NBA per tornare ad un tema inn cui è stato coinvolto in prima persona. Ha seguito l’Italbasket da vicino, l’ha vissuta dall’interno e conoscerà meglio di noi le dinamiche della squadra (anche se le ha raccontate estremamente bene sugli schermi di Sky Sport). Le chiedo un suo pensiero sulla nazionale, cosa secondo lei è mancato, cosa abbiamo sbagliato, cosa potevamo fare meglio e quale giocatore, italiano e non, ti ha impressionato di più?
“Dico che abbiamo finito esattamente dove era nelle nostre possibilità. Certo si poteva vincere una gara in più, giocare per una medaglia. Ma gli ultimi europei sono stati il primo vero appuntamento con il gruppo al completo. Torno al discorso degli Warriors fatto sopra. Perdere aiuta a vincere. Sono sicuro che i ragazzi si ricorderanno della sconfitta contro la Lituania in futuro e trasformeranno quella rabbia in forza per superare gli ostacoli che non hanno scavalcato a Lille. E’ un gruppo giovane hanno tempo. Alessandro Gentile mi ha davvero impressionato per capacità di essere protagonista già così giovane. Probabilmente la sua esplosione è stata favorita dall’ infortunio di Datome, ma Ale ha davvero mostrato grandi cose”.
Come sempre non ci resta altro da fare, se non ringraziare per la pazienza e la disponibilità Alessandro Mamoli.
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