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MAMOLI - "Ai Cavs serve difesa ed esperienza, i Warriors arriveranno in fondo. E ai giovani dico: siate voi stessi"

Ritorna il momento delle opinioni di eccellenza, dei pareri di chi vive più dall’interno il mondo della pallacanestro. Dopo il primo quarto di stagione, per fare il punto ci siamo rivolti ad Alessandro Mamoli, voce ormai abituale della pallacanestro targata Sky Sport. In esclusiva per NBA24.it, il giornalista milanese ha risposto alle nostre domande, con la solita precisione.

Quali sono state le sue due sorprese, in positivo e negativo, di questo avvio di stagione?

Sorprese positive ovviamente Warriors ad Ovest e Raptors ad Est. Tra le delusioni, ad Est si contendono lo scettro Detroit e New York, ad Ovest i Nuggets,  ma siamo solo all’inizio, appunto.

La disparità fra le due conference è sempre più marcata. C’è un sistema per equilibrarle? E’ questa la scelta giusta o magari bisognerebbe semplicemente aspettare?

Ciclicamente l’NBA sposta i suoi equilibri. Oggi le squadre migliori sono concentrate ad Ovest. Si potrebbe adottare uno schema playoff basandosi sulle migliori 16 punto, piuttosto che pescare 8 di qui e 8 di là. Non è detto che in futuro non possa cambiare.

A dispetto dei nomi, i Cavaliers fanno ancora fatica ad imporsi. Quante sono le probabilità di vittoria dell’anello per Cleveland? E’ stato giusto scambiare delle prime scelte per provare a vincere subito?

Parto dalla seconda: si se hai LeBron James. E’ uno dei due/tre giocatori NBA capace di farti vincere immediatamente a patto che il supporting cast sia adeguato. Cleveland si sta riprendendo. I playoff sono un’altra cosa però e 2 delle 3 star di Cleveland non hanno esperienza di post season. Li vedo fragili in difesa, per ora. Se sistemano quella, in attacco un modo per segnare lo trovano sempre.

Golden State, Memphis, Houston e Portland sono partite anche meglio di quanto ci si aspettasse. Ma chi realmente si confermerà poi in post-season?

Golden State mi sembra abbia un sistema di gioco con gerarchie stabilite. Curry, Thompson e poi tutti gli altri… Vediamo quando rientra Lee se mantengono lo stesso equilibrio. Togliere minuti a Draymond Green non sarà facile.

Anthony Davis sta diventando il nuovo volto dell’NBA, ma con i Pelicans sembra ancora lontano dai palcoscenici importanti. Gli conviene rimanere a New Orleans (con cui ha ancora due anni di contratto) o dovrebbe cambiare squadra? Le ricorda qualche grande giocatore del passato?

Gli conviene se gli mettono intorno giocatori complementari. Se avessi un dollaro da scommettere direi no New Orleans in futuro. Però è presto e il contratto che potranno offrirgli i Pelicans sarà comunque migliore. Mi sembra un giocatore unico, un prototipo del 2024 finito per sbaglio nel 2014.

Ai Bulls il vero trascinatore è diventato, per virtù e necessità, Jimmy Butler. È destinato ad un semplice ruolo di comprimario con un Rose e Noah a pieno regime, oppure dobbiamo considerarlo come un’altra importante scelta offensiva? Come considerare la sua dichiarazione “I’m not a star, I’m a good role player”?

Con impatto leggermente inferiore considero la sua crescita simile a quella avuta da Kawhi Leonard con gli Spurs. Nessuno se li aspettava, oggi fanno la differenza. Esagero: credo che i Bulls avranno maggiore chance di successo proprio se Butler si confermerà a questi livelli piuttosto che con il Rose in versione MVP, che comunque deve giocare ad alto livello altrimenti…

La vera rivelazione ad Est sono i Milwaukee Bucks, squadra giovane guidata da un allenatore alla seconda stagione da head coach: quanto è stato importante Jason Kidd in questa partenza sorprendente?

Tanto perché la squadra è più o meno quella della passata stagione. Hanno Jabari Parker in più ma il giocatore che più mi esalta è il mitico Giannis. Cresce di partita in partita, azione dopo azione… Potenzialmente può diventare un All Star in 3 anni…

Datome sta incontrando non poche difficoltà nella sua esperienza a Detroit. Ma ha realmente i mezzi per poter ritagliarsi un posto nella Lega o semplicemente è l’allenatore a non ritenerlo ancora pronto?

Dispiace non vedere neppure un tentativo da parte di chi lo ha allenato. Credo in Gigi e ritengo che nella squadra, nel sistema giusto possa reggere la NBA. Stupisce il fatto che sia stato lui a scegliere Detroit che evidentemente lo aveva convinto salvo poi non provarci neppure, anche se nel frattempo sono cambiati staff tecnico e dirigenziale.

Lei che ha saputo farlo, cosa consiglia ad un giornalista che vuole emergere in questo mondo senza emulare figure di riferimento come Buffa e Tranquillo?

Non emulare Buffa e Tranquillo, personalizzarsi. Cercare nuovi modi di proporsi, usare le nuove tecnologie.

Come pensa possa evolversi l’NBA in Italia dopo la crescita degli ultimi anni anche su Sky?

No idea. Con League Pass che prima non c’era hanno raggiunto un livello di profondità eccellente. Sul futuro non so, credo però che sia l’Europa e soprattutto l’Italia (primo mercato per merchandising nel Vecchio Continente) siano strategiche per lo sviluppo della lega.

Per chiudere: il girone dell’Italia per l’Eurobasket 2015 non sembra così semplice. Dove possono arrivare i ragazzi di coach Pianigiani e quanto influisce la presenza/assenza degli NBA players?

Credo che la squadra possa e debba ambire ad un grande risultato. Il girone è tosto ma prima di sbilanciarsi vediamo chi gioca, sia per gli azzurri che contro gli azzurri. Da oggi a settembre possono succedere cento cose.

Cento cose che noi, come Alessandro Mamoli (che ringraziamo per la cortesia e la disponibilità), saremo qui a raccontarvi.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone