LOS ANGELES CLIPPERS - Quale destino ai Playoff?
Il tanto atteso e auspicato salto di qualità non c’è stato, o almeno non ancora. I ragazzi allenati da coach Doc Rivers, alla seconda stagione sulla panchina dell’altra metà di Los Angeles, nonostante un roster di prim’ordine, continuano in un andamento fatto di troppi alti e bassi, con la classifica che, al momento della pausa per l’All-Star Weekend, parla di un 6° posto ad Ovest, con un record di 35-19 (64.8%). Se escludiamo il periodo tra il 19 Novembre ed il 10 Dicembre, nel quale hanno realizzato 11 W in 12 partite, i Clippers hanno faticato a trovare continuità, alternando grandi partite (come contro le franchigie texane) a delle controprestazioni a tratti sconcertanti (le ultime, in ordine di tempo, con Raptors e Thunder), con un 5-5 nelle ultime 10 partite giocate. Ciò che emerge, dando un’occhiata ai vari numeri riguardanti la franchigia dell’owner Steve Ballmer, è che i Clippers hanno un cammino, finora, più che positivo contro le altre 7 squadre che al momento occupano le posizioni di vertice nella Western (11-4), con un rendimento generale (22-8) che dimostra come i rosso-blu si trovino a proprio agio contro le franchigie della conference più competitiva. Paradossalmente, CP3&co hanno trovato più difficoltà con le squadre della Eastern (13-11), andando così a spiegare il loro cammino altalenante.
Passiamo alle statistiche, cominciando da quelle di squadra. Il dato che vien fuori è che i Clippers sono una squadra dalle spiccate doti offensive (2° per punti realizzati con 106.7 a partita e 3° come assist, con 24.9 a partita), mentre risulta meno presente nella propria metà campo (21° come punti concessi, con 100.7 punti a partita). Inoltre, nonostante la presenza di due lunghi che possono dominare il pitturato, come Griffin e Jordan, la squadra losangelina è solo 24° come rimbalzi catturati (41.6 a partita). Proprio Blake Griffin, il miglior marcatore della squadra (22.5 di media in 35.3 minuti di utilizzo, 9° nella generale, con il 50.1% dal campo), si è fermato recentemente per una fastidiosa infezione da stafilococco al gomito destro, a causa della quale ha dovuto subire un’operazione che dovrebbe tenerlo fermo per almeno altre due settimane, anche se i tempi di recupero non sono per nulla chiari. L’altra star assoluta del roster, CP3, sta disputando, invece, una regular season leggermente sotto i suoi soliti livelli (17.7 punti a partita ed il 46.9% dal campo, con 9.7 assist, 2° nella Lega, 4.9 rimbalzi e 1.9 palloni rubati), anche se, nelle ultime partite, le sue prestazioni sono in rialzo. Chi si sta confermando ad alti livelli è DeAndre Jordan. Il 26enne centro, prodotto di Texas A&M, è senza dubbio uno dei lunghi più fisici e determinanti dell’intera NBA, capace di indirizzare una partita con la sua strabordanza atletica, messa in luce in entrambi i lati del parquet. I numeri del nativo di Houston non mentono: leader della classifica dei rimbalzi (13.8), DeAndre è davanti a tutti anche in quella relativa alla miglior percentuale al tiro (72.5%, con 10.7 punti di media).
Altre armi fondamentali per il gioco di Rivers sono il cecchino Redick (7° nella classifica dei tiratori da 3 con il 43.6% e viaggiante sui 15 punti di media a partita) e la grinta dell’esperto Matt Barnes (9.8 punti e 3.8 rimbalzi di media). Uscendo dal novero del quintetto titolare, non possiamo non nominare il figlio del coach, Austin Rivers, innesto di qualità che pian piano sta trovando minuti e fiducia, e Jamal Crawford, di certo uno dei migliori sesti uomini in circolazione. Ecco, su Crawford bisogna soffermarsi un po´ di più. Nonostante le quasi 35 primavere, il ragazzo di Seattle è attestato su medie realizzative davvero positive (16 punti di media, con il 39.1% dal campo), risultando più volte decisivo, entrando dalla panchina. Le voci di mercato su di lui, soprattutto negli ultimi giorni, si susseguono. Con la dirigenza Clippers a caccia anche di un sostituto consistente di Griffin (Hawes non ha convinto e potrebbe interessare Stoudemire), Jamal potrebbe essere sacrificato per arrivare ad un’ala importante in ottica postseason (Afflalo?), anche perché le altre soluzioni, quella interna (CJ Wilcox) e quella del mercato dei free agent, non riservano molte garanzie.
Torniamo alla domanda iniziale: che ruolo potranno recitare i Clippers nei Playoff? E’ un discorso che abbiamo già affrontato in altre occasioni, ma il livello della Western Conference, soprattutto se OKC riuscirà ad agguantare l’8° posto (con tutto il rispetto per i Suns), concorrerà a produrre un primo turno STELLARE, con tutte potenziali finali. In questo quadro, avere il fattore campo dalla propria potrebbe risultare di fondamentale importanza. Al momento, i Clippers verrebbero accoppiati con i Trail Blazers, e giocarsi una eventuale Gara 7 in un luogo come il Moda Center non è il massimo della vita. Ecco perché i ragazzi di Rivers devono trovare più continuità di risultati: vero che il 4° posto dista solo una partita e mezza, ma il margine di errore è ridotto. Il rendimento delle stelle della squadra sarà, ovviamente, importantissimo, ma c’è un punto dove coach Rivers dovrà lavorare molto, ovvero è la tenuta nervosa dei suoi. Avere la “bellezza” di tre giocatori nei primi 6 come tecnici subiti (Barnes 11, Griffin 10 e Jordan 8), con tutta la squadra leader incontrastata di questa speciale classifica, può costituire un handicap pesante da scontare quando le partite conteranno davvero. Decisioni controverse o meno, dalle parti dello Staples Center dovranno sforzarsi di trovare una buona dose di sangue freddo, altrimenti, anche quest’anno, il cammino nei Playoff rischia di essere breve.