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Little Europe – Pau Gasol, l'eleganza sul tetto del mondo

Un ballerino nel corpo di un centro, un principe che di lavoro fa il cestista. La prima cosa che ha colpito tutti di Pau Gasol Saez, nato a Barcellona il 6 Luglio 1980, è stata la sua incredibile eleganza, un talento smisurato corredato da una tecnica favolosa. Ma prima di parlare di lui, ritengo doveroso ringraziare i suoi genitori, Augustì e Marisa, rispettivamente infermiere e dottoressa, per averci regalato non uno ma ben 2 All-Star, visto che qualche anno dopo è arrivato Marc a dominare le aree NBA, divenendo non a caso i primi due fratelli nella storia a giocare lo stesso All-Star Game. Avendo già colpito da giovane per la sua coordinazione nel portare un corpo “ingombrante” con tale eleganza, a 16 anni entra nelle giovanili del Barcellona, dove vince il primo

campionato giovanile, con a fianco un altro discreto talento dal nome Juan Carlos Navarro, con il quale camminerà a braccetto durante il cammino in Nazionale (a partire da quelle giovanili) e non solo. Gli occhi delle università statunitensi sono catturati dal catalano che riceve davvero molte offerte ma per un catalano giocare nel Barcellona non è una cosa qualunque e decide di rifiutare; il suo debutto in Liga ACB arriva il 17 Gennaio 1999 contro il Caceres e da lì, lentamente ma progressivamente, il suo minutaggio salirà fino a diventare, nelle future stagioni, un perno portante della squadra. La svolta della sua carriera arriva nel 2001, dove vince Liga ACB e Copa Del Rey diventando MVP sia dei Play Off che della coppa di Lega; manca solo l’Eurolega: i catalani sono battuti dalla Benetton di Edney, Gasol rimane fuori per una appendicite. La media di 11,3 punti e 5,5 rimbalzi in 24 minuti, a 20 anni, colpisce gli scout NBA e Pau decide di rendersi eleggibile per il Draft 2001: Pau è pronto, il viaggio può avere inizio.

Le previsioni parlano di Gasol eletto tra la 10 e 15 posizione ma le sorprese in un Draft sono davvero dietro l’angolo. E David Stern, infatti, annuncia il suo nome alla numero 3, scelto dagli Atlanta Hawks, diventando il 2° giocatore spagnolo ad entrare nella NBA dopo il compianto Fernando Martin; ma il catalano non giocherà neanche un minuto in maglia Hawks, venendo scambiato pochi istanti dopo, assieme a Lorenzen Wright e Brevin Knight, per Shareef Abdur-Rahim; dunque eccolo ai Memphis Grizzlies. Dopo le prime partite in cui partiva dalla panchina, l’infortunio di Stromile Swift permette a Pau di partire in quintetto ed arrivano subito 27 punti contro i Suns. La stagione di Pau da rookie è stellare: 17,6 punti di media, 8,9 rimbalzi, 2,7 assist e 2 stoppate a partita, venendo prima incluso nella squadra dei Rookie per l’All-Star

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Game e poi premiato come Rookie of the Year. Dopo un’altra stagione con un record decisamente negativo, nella stagione 2003-2004 arriva per i Memphis Grizzlies la prima partecipazione ai play-off, con il grande Hubie Brown alla guida di un roster con Jason Williams, James Posey e Mike Miller; questa è la prima di tre partecipazioni consecutive ai play-off per i Grizzlies, le quali avranno un unico comune denominatore: la sconfitta al primo turno per 4-0; sono rispettivamente San Antonio, Phoenix ed i futuri campioni di Dallas a rimandare al mittente le ambizioni di Memphis, che nella stagione 2004-2005 ha cambiato allenatore, passando da Brown allo storico commentatore TNT Mike Fratello. Nel 2006 arriva la prima chiamata all’All-Star Game, disputato a Houston: Gasol si conferma ormai un giocatore al top e desideroso di occasioni per vincere il titolo. Dopo un anno e mezzo turbolento a Memphis (in cui nel frattempo è arrivato il suo amico Juan Carlos Navarro, che nel 2008, dopo una sola stagione, tornerà al Barcellona), arriva lo scambio che cambierà molti destini: i Los Angeles Lakers cedono Kwame Brown (casualmente 1° scelta nel draft 2001), Javaris Crittenton, Aaron McKie, i diritti di Marc Gasol e tre prime scelte nei draft dal 2008 al 2010. Mentre i Grizzlies rifonderanno il loro roster, i Lakers sono pronti per giocarsi le loro possibilità di titolo, aggiungendo una seconda punta oltre al super Kobe Bryant. Guidato in panca dal signore degli anelli Phil Jackson, Gasol si presenta con 36 punti, 16 rimbalzi, 8 assist e 3 stoppate contro i Denver Nuggets nella sua prima partita vinta nel play-off della sua vita; un mese dopo giungeranno le finali NBA dopo aver sconfitto Jazz e Spurs, ma i Celtics in 6 gare sbarreranno la strada del titolo ai gialloviola. Niente paura, perché l’anno successivo il titolo arriverà in 5 gare sconfiggendo in finale gli Orlando Magic, coronando una stagione in cui supera quota 10000 punti nella lega. Colpisce di lui la perfetta applicazione del triangolo, trovando i suoi spazi in maniera divina e riuscendo a

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completarsi sia a fianco di Andrew Bynum che con Lamar Odom, essendo giocatori di diversa struttura fisica e diverse caratteristiche. Nella stagione 2009-2010 arriva il bis, dopo una infinita sfida di 7 gare contro i Celtics, anche grazie ai suoi 19 punti e 18 rimbalzi che tennero in vita i Lakers in un momento in cui Kobe faticava.

Nella stagione successiva la partenza è così clamorosa in termini di impatto che si parla di un suo coinvolgimento nella lotta per il titolo di MVP e la squadra sembra avviata a giocarsi ancora il titolo, salvo subire un crollo fisico e psicologico nella semifinale della Western contro i Dallas Mavericks, che stendono Los Angeles con un perentorio 4-0. Qui qualcosa si rompe nell’ambiente Lakers ed inizia un lungo declino, dove le ambizioni di una piazza storica come Los Angeles non coincidono con i risultati della squadra. Nella stagione 2012-2013 si tenta la carta della coppia Nash-Howard ma ne Mike Brown ne Mike D’Antoni riescono a risollevare i Lakers dato anche il grave infortunio a Kobe Bryant. Nella stagione 2013-2014 i Lakers non riusciranno nemmeno ad arrivare ai play-off ed il rapporto tra Gasol e la piazza inizia a logorarsi, difatti il catalano a fine stagione non rinnova il contratto ed accetta l’offerta dei Chicago Bulls.

Il rapporto tra Pau Gasol e la nazionale è costellato di medaglie, di successi ma anche di cocenti delusioni. Ha inizio così, quando nel 1999 la

nazionale giovanile spagnola vince i Mondiali Under 19 in una storica finale a Lisbona contro gli Stati Uniti. In quella squadra militavano tanti giocatori che poi faranno la storia del basket spagnolo e che raccoglieranno medaglie nel giro dei futuri 15 anni. Dopo il bronzo agli Europei di Turchia del 2001 e l’argento in Svezia due anni dopo, arriva la prima cocente delusione: nelle Olimpiadi di Atene, la Spagna supera il girone con grande facilità battendo tutte le avversarie, tra cui l’Italia; il problema è che ai quarti trovano gli Stati Uniti, arrivati incredibilmente quarti nel girone e arrivati terzi nella classifica finale. Gli americani giocano una gran partita e rispediscono a casa quella che, per talento e gioco espresso, era diventata la favorita alla medaglia d’oro. Due anni dopo, nei mondiali in Giappone, la Spagna riesce ad arrivare in finale e riesce a non trovare gli USA, sconfitti in una storica semifinale dalla Grecia, favorita dopo quella vittoria per la medaglia d’oro data anche l’assenza di Pau per la finale per un piede dolorante: i compagni però giocano una finale perfetta, permettendo a Gasol anche di ricevere il titolo di MVP del torneo. Nel 2007 si giocano gli Europei in Spagna e Pau non vuole perdere l’occasione della storia ed infatti va tutto a gonfie vele: in finale, a Madrid, ci arriva con discreta facilità e trova in finale la Russia di David Blatt, formazione di buon livello ma potenzialmente non la squadra più forte ma è J.R. Holden, russo d’adozione, a 2 secondi dalla fine a siglare con un beffardo canestro la vittoria della nazionale russa: 59-60 il finale. L’anno successivo arriva il primo dei due argenti consecutivi alle Olimpiadi, battuti sempre dagli Stati Uniti in una appassionante finale. Gli Europei sembrano essere stregati per gli spagnoli che, nel 2008, chiamano alla guida Sergio Scariolo il quale raccoglie in quattro anni due ori europei e un argento olimpico; non è un caso che nell’unico anno sabbatico di Gasol, il 2010, arriva solo un sesto posto nei mondiali di Turchia. Dopo l’altro anno sabbatico, nel 2013, per

Gasol arriva un’altre occasione da raccogliere: i mondiali giocati in

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Spagna, come nel 1999, ma questa volta si fa sul serio. Pau Gasol guida i suoi compagni ed indica la strada con prestazioni davvero stellari e difatti la Spagna passeggia sia nel girone che negli ottavi di finali, dove il Senegal viene travolto 89-56; sembra ormai che il Mondiale si concluderà con una finale (neanche a dirlo) tra USA e la nazionale spagnola ma ai quarti, incredibilmente, un intero paese assiste sconfortato ad una incredibile sconfitta con la Francia di Boris Diaw, che riesce a contenere un super attacco a soli 52 punti.

A 35 anni, Pau Gasol è ancora uno dei giocatori europei più forti ed è diventato ormai un simbolo per tutta la Spagna, tanto da diventare

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portabandiera alla cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012 e superare per presenze alle Olimpiadi una leggenda del basket spagnolo come Juan Antonio San Epifanio.

Diventare importanti incantando il mondo, da Barcellona alla storia. Ecco a voi Pau Gasol.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone