L'ira funesta dell'MVP: Westbrook e la riscossa al record di Wilt Chamberlain!
Fu nel VI secolo a.C. che Omero, epico poeta che rese la letteratura greca la più importante del mondo, scrivendo il proemio dell’Iliade, descrisse il comportamento di Achille con il concetto di IRA FUNESTA. La strage propiziata proprio per mano dell’eroe greco fu una delle pietre miliari della leggenda del figlio di Zeus. Una delle ipotesi che ci sentiamo di avanzare è la seguente: Omero conosceva bene Achille tanto quanto Russell Westbrook. Anche se cronologicamente e temporalmente parlando la nostra ipotesi potrebbe essere screditata fin da subito, siamo abbastanza sicuri che la miglior descrizione della partita di questa notte del playmaker dei Thunder si avvicina a quel concetto di ira funesta.
La PARTITA: Westbrook non è partito in quintetto per la Western Conference in quanto non risultava tra i 5 più votati. Parte dunque dalla panchina, cosa che non è abituato a fare e che forse prima di stanotte non gli si addiceva particolarmente. Entra poco oltre la metà del primo quarto e il suo primo canestro arriva a 4:18 dalla prima sirena. L’alzata è del suo grande amico James Harden che lo manda al piano di sopra. Le difese sono quello che sono e forse non possono nemmeno essere definite tali. Grazie al folletto da UCLA arriva il primo fischio arbitrale dopo per 9′ di gioco. Dalla lunetta fa 2/2. Gioca simultaneamente al quartetto Hawks che, escluso Korver, definire “non a proprio agio” è andarci giù piano. Anche Horford, che prende letteralmente tutti i rimbalzi per Atlanta, si lascia sfuggire il pallone che sarà preda del nostro protagonista che la inchioda a modo suo. Prima di chiudere il quarto, 2 giocate: durante la prima scarta un cioccolattino di Paul (direttamente da centrocampo) e schiaccia in reverse, poi sulla sirena non si accontenta di appoggiare ma sale su e piazza la schiacciata ad una mano. Il primo quarto si chiude con 5/6 dal campo, 2/2 dalla lunetta, 2 rimbalzi e 12 punti. Casella assist: bianca. Tenete aperta questa icona. Ma ad essere spaventosi sono i primi 2′ di gioco del secondo quarto, una scarica terrificante. La prima tripla arriva da 8 metri, la seconda consecutiva da distanza identica, cambiando solo lato del campo, mentre il tris viene calato da una posizione un po’ più centrale. Et voila: 9 punti consecutivi in poco più di 30 secondi! La faccia dopo la terza tripla è quella di un bambino felicissimo e fiero di sé. Naturalmente alla quarta azione la palla non vede neanche il ferro perchè tira veramente da centrocampo. In un nulla, la Western Conference arriva sul +20. Paul continua a rubar palloni e Westbrook continua ad essere mandato al ferro con una regolarità spaventosa. Nel secondo quarto fa quello che vuole: batte in 1vs1 tutti quelli che ha davanti e finisce a modo suo, con la testa nei pressi dell’anello.
Kerr quasi per pudore lo siede a metà quarto. Dopo 2 quarti di gioco Westbrook è a quota 27, con 4 rimbalzi, 11/15 dal campo e 3/5 dalla lunga distanza. Quella famosa casella resta ancora bianca. Ah, quasi dimenticavamo, il tutto in 11:21 di impiego. Pazzesco. Viene ributtato nella mischia dopo la metà del terzo periodo e l’intesa con CP3 resta sensazionale. Al minuto 3 rischia sul serio di toccare la struttura inferiore del tabellone con la testa ma nulla scalfisce il #0 dei Thunder. Korver, che è sotto di lui, finge di guardare altrove perchè nulla può. Dopo l’insano salto si tocca la testa e soprattutto cambia volto: da bambino felicissimo a leone col broncio. Teague e Butler continuano a concedergli schiacciate e contropiedi e le conclusioni sono accompagnate da un ripetitivo “Oh” di meraviglia. Sul finire del terzo quarto, quando ha già scavallato quota 30, dite che si mette in visione per i compagni? No! Per il compagno: il solo Kevin Durant! A 1:46 del terzo quarto la polvere dalla casella “assist” viene spazzata via e gli unici 3 punti del suo compagno di squadra vengono accompagnati da un suo passaggio. Finisce il terzo quarto con 16:17 giocati, 14/21 dal campo, 3/7 da 3, 5 rimbalzi, 1 assist e la bellezza di 33 punti. Anche nell’ultimo periodo Steve Kerr gli concede spazio: i due tiri aperti da 3 punti, con le ennesime assistenze di Paul, valgono il +9 Western Conference. Chiuderà con 41 punti in 25:33 di gioco, 16/28 dal campo, 5/9 da 3, 4/4 ai liberi, 5rimbalzi, 1 solo assist e 3 recuperi. Naturalmente è l’MVP della gara!
MAKE THE HISTORY: se da un lato abbiamo dei record importanti come il superamento di Michael Jordan da parte di LeBron James nella lista dei migliori marcatori dell’ASG, i punti combinati dalle due squadre (321), i tiri realizzati da 3 punti per una squadra (25), i tiri segnati dall’arco dalle due squadre (48), dall’altro abbiamo quello dei record mancati. Anche se ha ammesso il contrario nell’intervista post-MVP, Westbrook inseguiva il record ogni epoca di punti realizzati in un All Star Game che appartiene a Wilt Chamberlain quando nel ’62 realizzò 42 punti. Russell va a soli 2 punti dal superamento del record di The Big Dipper ma si consola, però, con un altro record: punti realizzati in un tempo. I 27 di di Westbrook sono il massimo da quando esiste la partita delle stelle e per un attimo stava anche per abbattere il record di punti in un quarto. Si è fermato a 15, quando il record appartiene a Glen Rice che nel 1997 realizzò 20 punti. Il record di Chamberlain paradossalmente parlando era alla portata di Westbrook. Nel terzo e nel quarto quarto alcuni errori anche strani di Russell hanno compromesso il raggiungimento di un numero pazzesco di punti in una partita del genere.
Vogliamo concludere citando The Voice, Flavio Tranquillo, che come sempre ci ha accompagnati in queste lunghe e spettacolari notti. All’ennesimo tentativo di andare a canestro “in solitaria” da parte di quello che è l’MVP dell’All Star Game, Flavio scomoda Oscar Wilde e la sua teoria sulle tentazioni. Dalla celeberrima frase “L’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi” ci ricolleghiamo direttamente alle tentazioni che non restano nemmeno minimamente tali nella testa di Russell Westbrook! Tutto ciò che prende, tira. Quando stanotte aveva la palla in mano, voleva solo dare sfogo a quella omerica ira funesta.