L'EDITORIALE - "Via Rondo per rifondare": signori, che sciocchezza!
La domanda è una: perché? Perché smantellare anche l’ultimo baluardo di quei Celtics che hanno fatto innamorare della pallacanestro milioni di persone, sottoscritto compreso?
La smania di rifondazione ha superato ogni limite, a questo punto. Ma, per onore di cronaca e con libro paga alla mano, di seguito si argomenta l’affermazione.
I Boston Celtics prima della cessione di Rondo avevano un salario di 75 milioni circa. L’obiettivo oltremodo dichiarato era la tanto agognata rifondazione, per portare Boston ai fasti di un tempo non troppo lontano. Tutto questo partendo da una certezza: Rajon Rondo. Il classico incarnato di genio e sregolatezza, un uomo che sanguina biancoverde e si proponeva di portare alto il vessillo del celtic pride. Stipendio oneroso (ma non troppo), come è giusto che sia: 12,9 milioni. Il suo contratto sarebbe scaduto proprio al termine della stagione corrente ma Rondo non ha mai vacillato: il suo futuro era a Boston, l’accordo economico sarebbe stata una semplice formalità. Al tempo stesso, i contratti in scadenza di Bass e Thornton (che in caso di rinnovo avrebbero limato le loro pretese) avrebbero lasciato uno spazio salariale complessivo di ben 17 milioni, da poter gestire in qualsiasi modo. In prospettiva, inoltre, di un futuro promettente, considerato che il contratto di Wallace da 10 milioni scadrà nel 2016. Insomma, ancora un anno e mezzo di pazienza e speranza nei prossimi draft, la strada sembrava già scritta e si poteva guardare avanti con un discreto ottimismo. Ma per Danny Ainge, gm dei Celtics, la permanenza di Rondo era scomoda. L’ossessione di rivedere Boston ai piani alti è troppo grande. Così, fra l’aspettare un altro anno tenendo Rondo e scambiarlo per liberare ulteriore spazio, si è preferita la seconda ipotesi. Scenario che in qualche modo si era già profilato al draft, quando Boston ha scelto Marcus Smart, un ottimo giovane di prospettiva, ruolo: playmaker.
Ed eccoci che il 19 dicembre è una data che il tifoso biancoverde sbarrerà sul calendario. Dallas vuole tornare a vincere e manca di un play affidabile. Così a Boston approdano Nelson, Crowder, Wright e una prima scelta al prossimo draft in cambio del Monello. Jameer Nelson dispone di una player option per il prossimo anno per la cifra di 3,25 milioni; Crowder ha una qualifying offer inconsistente, fissata a 118 mila dollari; il contratto di Brandan Wright da 5 milioni scadrà al termine dell’anno. Inoltre, per come stanno le cose, la prima scelta dei Mavericks non promette di essere molto appetibile (così come la seconda scelta futura), dal momento che si parla di una squadra molto ambiziosa, a maggior ragione che adesso c’è Rondo in cabina di regia. Il quintetto dei texani, infatti, è a tutti gli effetti elitario nei cinque titolari.
Dunque, a conti fatti, lo spazio salariale che si libera sul pay roll dei Celtics è di circa 30 milioni di dollari. Ma adesso andiamo a vedere per chi è stato sacrificato Rondo. Con la debitapremessa che fra i Celtics e le trade a guadagnare non c’è mai stato feeling dai tempi di Garnett.
La free agency del 2015 è probabilmente una delle più piatte degli ultimi anni. I nomi di spicco, infatti, sono pochi e non troppo indicati come uomini-franchigia: Millsap, Belinelli, Aldridge (rinnovo probabilissimo), Stoudemire, Marc Gasol, Lin, Boozer, DeAndre Jordan, Tyson Chandler, Varejao e Garnett. Duncan e Ginobili non li consideriamo in vista di un imminente e probabile ritiro al termine della stagione. Adesso, per quel famoso onore di cronaca suddetto, riportiamo anche i nomi di spicco che saranno free agent nel 2016 e vediamo, con uno spazio di 28 milioni (nel caso in cui Rondo fosse rimasto a Boston e Wallace non rinnovi, cosa certa), chi si poteva mettere sotto contratto: Horford, Joe Johnson, Noah, Gallinari, Jennings, Jamal Crawford, Durant e Batum. Ci sarebbe anche Kobe, ma i contratti faraonici, l’età e l’amore per i Lakers fanno sì che non sia riportato nell’elenco. A occhio, la free agency del 2016 appare più appetibile. Magari Joe Johnson, un rimpianto dei Celtics che lo scelsero al draft del 2001, sarà forse un po’ anzianotto affinché gli si affidi una squadra in mano; nel 2016 , infatti, JJ avrà 35 anni sebbene ne continui a mettere più di 15 a partita nella landa desolata quale è attualmente Brooklyn. Magari KD vorrà portare OKC al titolo e continuerà a servire la causa Thunder. Ma i nomi del 2016 sono sicuramente più interessanti.
Adesso, fatti tutti i possibili panegirici su contratti, salary cap, luxury tax e free agency, la domanda, purtroppo, rimane lontana dall’avere una risposta soddisfacente. Ma ciò che è certo, è che in un solo colpo amore cestistico e futuro roseo si sono beccati un bella pedata sui glutei. Una pedata che i nostalgici tradizionalisti come il sottoscritto hanno avvertito con tutta l’intensità del caso.