L'EDITORIALE - Male i media, ma grande ItalBasket: bastano gli azzurri a far appassionare tutto il paese
L’EuroBasket degli azzurri si è concluso. Meglio o peggio delle aspettative, è presto per dirlo. Col senno di poi, ci toccherà aspettare il torneo preolimpico di luglio. Il ringraziamento da tributare ai nostri ragazzi, ovviamente, resta. E’ un nostro dovere, quello di applaudire uno sforzo sincero e totale per riportare in auge il movimento italiano. E, in parte, questa missione è riuscita.
A chi è sfuggito, d’altronde, il grande seguito che ha avuto l’Italia? Un trionfo assoluto, quando abbiamo sentito “meglio Italia-Lituania che la Champions”. Magari chi ha cambiato canale non stava guardando la propria squadra del cuore. Però, di fatto, qualcosa è cambiato. Il basket, pian piano, sta cominciando a prendere lo spazio che merita. Perciò, diventa sempre meno chiaro per quale motivo, dal punto di vista mediatico, questo sport venga continuamente bistrattato.
Ci eravamo illusi, giustamente, quando la Rai ci aveva regalato la finale scudetto in chiaro. I diritti per la Serie A sono tornati ad essere appetibili dai colossi televisivi e finalmente ne vedremo di più, di pallacanestro nostrana. Il problema, però, è che nemmeno la Nazionale ha richiamato i media a un dovere di precisa informazione che dovrebbe essere innato per chi intraprende questa professione.
Che bello vedere Myers, Meneghin figlio, Vitali, Sconochini in studio, su Sky (che ringraziamo per averci fatto vedere tutto di questa competizione). Ma il rovescio della medaglia è un Fabio Tavelli che non riesce a pronunciare Antetokounmpo. Perché non l’ha mai pronunciato in vita sua prima degli Europei. Perché, probabilmente, non ha mai seguito con troppo interesse questo sport (e nessuno, s’intende, gliene fa una colpa). Non basta, dunque, nemmeno la buona Paola Ellisse, a raccogliere degnamente l’eredità della lavagna di Flavio Tranquillo.
Ma c’è chi è stato in grado di fare peggio. Mediaset apre l’edizione dell’ora di pranzo del notiziario sportivo del 9 settembre scorso – il giorno dopo la vittoria azzurra sulla Spagna – con un servizio sui centravanti, essendo il nove il numero tipico degli attaccanti nel calcio. Dopo un altro paio di clip prive di notizie, arriva il momento del servizio che celebra l’impresa dell’Italbasket. Affidato a Mino Taveri, il telespettatore medio è pronto a ricevere informazioni e guardare appassionato le immagini così brillanti di un successo così importante, visto che la Spagna adesso andrà per vincerlo, l’Europeo. Eppure, il giornalista di Mediaset si perde in cantonate bestiali (“la Spagna dei due Gasol”, quando solo Pau è partito con la nazionale, mentre Marc è dovuto restare in America per obblighi contrattuali), anche sull’Italia (“nonostante Datome parta dalla panchina”, ma Gigi aveva già dovuto dire addio ad EuroBasket per l’infortunio due giorni prima).
Ce lo meritiamo, noi sportivi? La risposta, naturalmente, è no. Ma, attenzione. Errore altrettanto grave è quello di ergersi a puristi e detentori del sacro sport del basket. In troppi si sono accaniti contro chi, soltanto in occasione della suddetta manifestazione, si era avvicinato a questa disciplina. Ma perché? L’egocentrismo di poter affermare di seguire e preferire la pallacanestro da anni è talmente tanto da oscurare due aspetti importanti: il primo, è che anche guardando da questo punto di vista, ci sentiamo di dire che è stata una vittoria, perché ci si è resi conto della bellezza del basket e dell’importanza che hanno i media nel trasmetterlo; il secondo, è che si tratta di sport. Nessuno è profeta di niente. Se non di valori, possibilmente sani.
In questo senso, dunque, un ringraziamento sentiamo di farlo anche noi, a chi davvero non ci saremmo mai aspettati di farli. Calciatori Brutti è un esempio tangibile di come, a chi guarda a tutto questo col giusto punto di vista, appassionarsi a un altro sport, meraviglioso come quello in questione, è facile e costruttivo. Daniele ed Enrico, ideatori di questo fenomeno social, hanno dato voce anche da lì all’Italbasket, sfruttando l’enorme seguito (si va per il milione di likes, quando la pagina ufficiale della Fip ne ha dodici volte di meno). Perché anche loro, forse, si sono appassionati con l’Italia a questo Europeo.
Dal canto nostro, possiamo solo augurarci di continuare, con tutte le nostre forze, a trasmettere e diffondere la pallacanestro. E nient’altro che la pallacanestro.