L'EDITORIALE - Le due facce dello sweep
Il 4-0 lascia sempre poco spazio alle interpretazioni del caso. Lo sweep è una chiara dimostrazione di superiorità, c’è poco da dire. Ma non è sempre un fallimento. Anzi, a questo primo giro, solo per Toronto questi Playoffs sono stati una caporetto. Troppo alte, forse, le aspettative di un inizio stagione che prometteva tanto di buono. L’infortunio di DeRozan non solo ha ridimensionato le ambizioni, ma ha anche messo in mostra i limiti di una squadra buona, ma non troppo. Il punto è che inizialmente Toronto ha potuto sfruttare le difficoltà iniziali incontrate da Cleveland e Chicago, riuscendo a guadagnare una posizione importante in graduatoria. Nella serie, oltre al solito DeRozan, anche Lowry ha stretto i denti per l’infortunio al ginoccho e ha provato a risollevare una situazione mai favorevole, nonostante il fattore campo. Evanescente perfino il bigamo Lou Williams, fresco di riconoscimento come sesto uomo dell’anno. Non è bastato nulla di tutto questo, dunque, per fermare la nuova crew di Paul Pierce, che promette meglio dei Nets dell’anno scorso, ma che comunque ancora non sembra pronta per delle finali. Non è bastato nemmeno il pubblico più caloroso dell’Est americano cestistico per trascinare i Raptors oltre il primo turno.
Nella patria del jazz, invece, al netto del poker sbattuto in faccia da Curry, possono coccolarsi il prototipo del fenomeno dei prossimi anni. Nessuna incertezza, solita compattezza in entrambe le metà campo, percentuali spaventose: Davis ha dimostrato di essere nato per palcoscenici simili. Le indiscrezioni parlando di una dirigenza dei Pelicans pronta a mettere sul piatto ben 28 milioni all’anno per il ciclopico lungo col 23. Ma ci sarà da mettergli attorno il supporting cast che gli compete, sfruttando quello che offrirà la prossima free agency. E su questo è lecito dubitare; è grossa, dunque, la spada di Damocle che pende sulla testa dei pellicani. Ma il futuro è rosero.
Proprio come in casa Celtics. Il gioco mostrato dai ragazzi di Stevens ha dimostrato di poter sopperire (solo a tratti) alle preponderanti individualità in maglia Cavaliers. Le innumerevoli (oltre dieci, ma vanno considerate quelle protette, ndr) scelte alte che ha a disposizione Ainge, insieme allo spazio salariale che sarà ulteriormente incrementato dall’aumento del salary cap previsto per la prossima stagione, lasciano immaginare la creazione prossima di un assetto vincente. I Playoffs di quest’anno sono stato un vero e proprio riconoscimento per un pubblico e una franchigia che sicuramente meritano di più di un triennio passato dietro le quinte. Con la speranza che magari anche il nostro Datome riesca a ritagliarsi uno spazio sempre crescente all’interno di un contesto che, come già ampiamente detto, promette una prossima risalita ai vertici.