L'EDITORIALE - Allen e Garnett: quando per vincere basta semplicemente giocare
Non si tratta solo di semplice voglia di vincere. Si tratta di sentire quel gioco. E sapere di non poterne fare a meno. Ecco, sta tutta qui la differenza tra chi le ultime cartucce le vuole usare per provare il brivido di un’altra rincorsa all’anello o chi semplicemente lascia parlare il cuore per tornare da chi li ha saputi rendere grandi.
Ormai è chiaro, Allen e Garnett hanno mostrato gli antipodi della mentalità del cestista di successo. Il primo, alla soglia dei 40, lancia il tormentone su quale delle pretendenti se lo aggiudicheranno. Golden State e Cleveland si mettono in fila: a Oakland serve l’ennesimo tiratore perimetrale, ai Cavs il Re vuole ricostruire il plotone dei veterani cecchini che aveva quando era a Miami. Eppure, Allen, a differenza del compagno, la “decision” non la vuole prendere. Così, continua il valzer delle pretendenti che bussano alla porta di Ray, ma risposte non ne arrivano. Passano i mesi, la stagione comincia a delinearsi e con essa dovrebbe figurarsi nella mente di Allen la scelta da effettuare. Tutto ciò che è risultato, agli inizi di marzo, è un semplice “Allen non firmerà con Cleveland”. Eppure, la guardia si era tirata a lucido tutto l’anno, pronta ad unirsi ad una contender. Un comportamento che non trova soluzione per chi, a 40 anni, ha ancora solo un canto del cigno da esperire. Che forse è già andato, ma nessuno se n’è reso conto.
Diametralmente opposte le scelte di Garnett. Quasi 39 anni e ancora tanta voglia di essere una guida per i più giovani. Va, però, sottolineato come il portafogli di KG si sia riempito a dismisura nella sua lunghissima carriera. Ma, a questo punto, anche come abbia avuto la maturità di rendersi conto dei propri limiti e di quelli delle squadre in cui è stato dopo i Celtics (i Nets prima e i Timberwolves adesso). Così, la rassegnazione per un futuro vincente, ma la smisurata voglia di continuare, per dimostrare di aver ancora un ruolo all’interno di una squadra, anche laddove non è il leader o non è in quintetto. Ed eccola qua, quella famosa differenza. C’è chi corre solo per vincere la posta in palio, come Ray Allen. Ma poi c’è l’anima di questo sport, chi corre semplicemente per le emozioni che regala tutto il tragitto. Proprio come Kevin Garnett, che torna in Minnesota e regala biglietti ai tifosi.