LEBRON JAMES – “La violenza non è la risposta”
Il campione dei Cavs ha detto la sua, riguardo agli scontri che stanno incendiando Ferguson, in Missouri (e altre città negli States), in seguito alla decisione del Grand Jury di non incriminare l’agente Darren Wilson, che sparò ad un ragazzo di colore, Mike Brown, uccidendolo, lo scorso 9 Agosto. Dopo aver sottolineato come la notizia della mancata incriminazione dell’agente l’abbia negativamente colpito, LeBron stigmatizza i disordini che stanno creando il panico nella cittadina e in altre parti degli Stati Uniti: “Non è la risposta. Che vuol dire? Cosa significa davvero tutto ciò? Serve solo a far male a più famiglie, ferire più persone e a portare l’attenzione su cose sbagliate, anziché sulla gente che sta vicino alla famiglia, pregando con loro. E dire “Le cose stanno migliorando”, “Mike Brown è in un posto migliore adesso, così come Travyon Martin”. Ecco, così dovrebbero andare le cose. Voglio dire, a che serve lanciare oggetti e bruciare auto ed edifici oppure saccheggiare? Non ti rende felice tutto ciò”.
Bisogna dire che già nel 2012, James prese decisamente posizione riguardo ad un altro fatto di cronaca nera che colpì profondamente le coscienze, ovvero Travyon Martin, 17enne afroamericano, ucciso a Miami Gardens il 26 Febbraio 2012 da un sorvegliante di quartiere volontario, George Zimmerman. Insieme a Wade e al resto della squadra degli Heat, organizzarono una foto che li ritraeva tutti con felpa e cappuccio, gli stessi indossati dal ragazzo al momento della morte, postandola sui social con l’hashtag #wearetravyonmartin. The King ha aggiunto: “Io penso che il problema sia molto più grande della notizia in sé. Non è solo un esempio. Non è solo Mike Brown, o Travyon Martin o qualsiasi altra cosa stia succedendo nella nostra società. Credo sia qualcosa di molto più grande. Come ho detto ieri sera, la violenza e la rappresaglia non rappresentano la risposta. Le mie preghiere e i miei migliori auguri vanno alle famiglie di tutti coloro che perdono una persona cara, soprattutto un bambino”.