LBJ e i suoi playoff 'for the ages'
Diciamoci la verità. In pochi credevano, seriamente, a una gara 7. Non con questo Lebron James in modalità “niente prigionieri”. Perché avrà dato anche l’impressione di non impegnarsi troppo, ma la post-season del 23 di Cleveland è qualcosa che passa una volta ogni tanto. Forse mai, anche nella lega più bella del mondo.
Dopo aver letteralmente passeggiato fino alle finali della Eastern Conference (8-0 nei primi due turni contro Detroit e Atlanta), il Re, contro l’unica squadra in grado quanto meno di impensierire i Cavs, ha chiuso a 26 punti, 8.5 rimbalzi, 6.7 assist di media a partita e il 62% dal campo. Il tutto a coronamento di una prestazione da 33 punti (21 nei primi 24 minuti, prima volta in questi PO che fa registrare un primo tempo da almeno 20 punti), 11 rimbalzi, 6 assist, 3 stoppate e un recupero. Arrivando così per la sesta volta consecutiva alle Finals dopo 14 gare giocate in questo modo:
Primo giocatore a riuscirci dal 1966 dopo Bill Russel, ottavo giocatore in assoluto (gli altri 7, ovviamente, erano tutti compagni del #6 in quel di Boston), il secondo dopo Dennis Rodman (Pistons e Bulls) capace di raggiungere le finali per tre volte con due squadre diverse (Heat e Cavs).
E adesso può mettersi comodo ad aspettare. E, francamente, non vorremmo essere nei panni di chi se lo troverà di fronte nell’atto finale. Perché stavolta l’impressione è che non ce ne sarà per nessuno. Chiunque sia.