La rinascita di Dion Waiters: "È quello che volevo e Miami mi ha dato l'opportunità di essere me stesso"
L’uomo copertina di SoBe è senza ombra di dubbio Dion Waiters, tanto da essere già paragonato al nuovo Wade, personaggio piuttosto importante in quel di Miami. Waiters, oltre a sottrarsi al paragone dicendo che non si sostituirebbe mai ad una leggenda, si racconta ai microfoni di The Vertical, sottolineando quanto sia importante per il sistema Heat e quanto il sistema Heat sia importante per il suo “having fun” legato al Gioco. La sua istantanea preferita resta la smorfia dopo il canestro sulla sirena contro i Warriors, tanto da indurlo a dire: “Ora la vedo fare a tutti, tutti fanno quella posa!”.
“Questa stagione credo abbiamo mostrato il vero valore di questi giocatori. Quando le cose non vanno per il verso giusto o quando una squadra ricopre un ruolo minore, mentre tutti cercano di capire cosa proprio non va, bisogna sempre aver pazienza, bisogna sempre darsi una possibilità. Continuare a lavorare e avere fede in ciò che si sta facendo ti aiuta a riacquistare fiducia, soprattutto in sé stessi. Ho sempre avuto fiducia in me stesso. Lo sanno tutti, perché sono fatto così. Non ho mai perso la fiducia in me stesso. Non mi interessa. Si può scherzare su questa cosa ma alla fine della giornata, da buon padre, non posso permettere che mio figlio veda suo padre sfiduciato e demoralizzato. Ecco perché, da uomo, non ho mai smesso di credere in ciò che facciamo, perché se ci credi davvero, se hai l’obiettivo fisso in mente, si può fare qualsiasi cosa”.
“So qual è il mio ruolo e so che il coach mi dà libertà di essere me stesso. Posso giocare il mio tipo gioco e posso influenzare il gioco stesso con il mio atteggiamento. Non devo cambiare, nel senso che non devo essere il giocatore che non sono, non devo mettermi in un angolo e aspettare la palla. Non gioco così”.
“Nel complesso, sono tornato a divertirmi. Credo che era la cosa che più mi mancava, quella parte del gioco di cui avevo realmente bisogno. Negli ultimi due anni e mezzo è stato difficile farlo, è stato difficile unire il gioco al divertimento. Ho sempre l’abitudine di guardare gli altri ragazzi e mi piacerebbe guardare i miei compagni di draft e vedere quanti possono esprimersi liberamente. Li immagino mentre dicono ‘Man, anche io voglio una cosa simile, anche solo una volta’. Io ho avuto questa opportunità a Miami”.
La rinascita di Waiters e la rinascita dei Miami Heat, due cose che vanno a braccetto e che, come sempre, sorprendono i fan della NBA. Ma, attenzione, dove c’è cultura non possono esserci sorprese diverse.