LA LAVAGNA - Speciale March Madness: MSU e l'attacco diabolico di Tom Izzo
Era fine agosto dello scorso anno quando la Michigan State University (MSU) decise di prender parte al torneo di Trieste in vista dell’Europeo di settembre. Oltre ai nostri azzurri, c’erano la Georgia, la Russia e proprio gli Spartans di coach Izzo. Il cognome, di chiara derivazione italiana, non vi inganni: il coach che siede sulla panchina dei bianco-verdi dal 1995 è nativo di proprio del Michigan e non ha mai considerato lo stivale come casa sua. Fu un torneo giocato in maniera straordinaria dai ragazzi di coach Izzo, i quali, nonostante l’inferiorità fisica e tecnica, spiccarono per il tipo di organizzazione, il tipo di gioco sempre ragionato mostrato in campo. Il match contro l’Italia di Pianigiani terminò 90-69 ma già in quella partita si intravedeva tutto il talento di uno dei prospetti più interessanti del Paese: Denzel Valentine. Chiuse con 23 punti (15 all’intervallo) quella sera e una volta tornato al livello che gli spetta ha saputo dimostrare di essere estremamente duttile e versatile: in questa stagione sta viaggiando a 19.4 punti di media, conditi da 7.6 assist e 7.6 rimbalzi ad allacciata di scarpe. Le percentuali, poi, testimoniano della propensione offensiva del giovane talento: tira con il 46.4% dal campo, il 48.3% da 2, il 44.7% da 3 e con il 85.3% i liberi.
La nostra puntata sarà dedicata proprio a coach Tom Izzo e alla macchina offensiva che è Valentine, visto che siamo in piena zona March Madness. Abbiamo fatto già riferimento ad una grande organizzazione offensiva per quanto riguarda l’attacco di MSU ma andiamo a vedere come si traduce questo concetto sul campo. Andiamo ad analizzare uno dei tanti schemi che propongono gli Spartans, ovvero sia il Chest Up. La partenza prevede delle spaziature non definite ma il motivo è semplicemente legato all’idea di flusso, ovvero sia all’idea di voler entrare nel gioco offensivo il più rapidamente possibile non dando l’opportunità alla difesa di schierarsi. Il playmaker sarà sul prolungamento verticale del tiro libero, gli esterni nelle loro zone abituali, mentre il 4 e il 5 arriveranno come rimorchio e, dunque, senza postazioni definite. La particolarità di alcuni schemi d’attacco di coach Izzo riguarda l’utilizzo del tempo. Avendo a livello universitario maggior tempo per concludere un’azione di gioco (30 secondi anziché 24), molti allenatori sfruttano tutto il tempo a disposizione. A coach Izzo, invece, piace variare le soluzioni offensive, alternando attacchi più o meno statici a quello dinamico come il Chest Up. Arriviamo alla seconda fase dello schema, momento in cui l’intero attacco inizia a muoversi: l’attenzione è puntata sul playmaker che con un hand-off consegna palla alla guardia, di solito a Matt McQuaid. Nel frattempo: l’ala grande si allarga nello spot della guardia, lo stesso fa il centro rimpiazzando il 3 che sale. A questo punto, con la palla nelle mani dell’esterno, sarà il play a giostrare l’attacco in una serie di movimenti coordinati. Dopo il passaggio consegnato, il play andrà profondo a centro area per prendere il maggior vantaggio possibile grazie al body-check sul suo diretto avversario. Questo movimento non serve solo a prendere vantaggio ma anche a far spaziare meglio l’attacco in vista del prossimo movimento corale. Quello che caratterizza da sempre le squadre di Izzo, inoltre, è l’impossibilità di definire dei ruoli: lo stesso Valentine è praticamente indecifrabile sotto questo punto di vista, in quanto può essere considerato un 4 atipico ma anche un 3 dalla grande fisicità. In molte occasioni funge anche da playmaker aggiunto della squadra, il che la dice lunga sulla grande duttilità del ragazzo di Sexton. Questo movimento ad elastico del playmaker, tale Nairn Jr. (più conosciuto come Tum Tum seguendo il nome di uno dei personaggi del film 3 Ninjas) si concluderà non appena l’esterno, 2 o 3 che sia, gli riconsegnerà la palla nella posizione di punta. Se consideriamo la nuova disposizione dei giocatori, potremmo dire in maniera superficiale che l’attacco non abbia creato granché. La verità, invece, è che solo ora, con le perfetta spaziature il Chest Up di Izzo può iniziare. Come mostra perfettamente la prossima immagine abbiamo il playmaker in punta, i due esterni nelle loro posizioni ideali, mentre l’ala grande e il centro restano ancora larghi, in una inusuale spaziatura per le loro caratteristiche. Abbiamo utilizzato una linea verde per indicare la cosa a cui tiene più Tom Izzo: lo spacing. McQuaid e Valentine dovranno partire solo quando saranno sulla stessa linea e mantenendo la stessa velocità per garantire un vantaggio nelle fasi successive dello schema. Sotto questo punto di vista, sarà Tum Tum a dettare i tempi per il taglio dei due esterni. Quindi non solo concetto fondamentale di spacing ma anche quello di timing, per consentire anche ai lunghi di muoversi con i tempi giusti. Entriamo nel vivo dello schema e vediamo come, rispettando quanto detto sopra, gli esterni concludono il taglio fino alla tacca grande dell’area e come contemporaneamente i lunghi scendono per andare a bloccare i due compagni di squadra. Le operazioni sono più complicate di quello che sembra, perchè sia per i bloccati che per i bloccanti, scendere con un secondo di ritardo o di anticipo significa vanificare il taglio, il blocco o l’uscita, a seconda del punto di riferimento che prendiamo in considerazione. Tutto, quindi, dovrà essere eseguito nella maniera più coordinata possibile. Arrivati a questo punto, dopo la consueta hesitation prevista dal cambio di velocità e di direzione, gli esterni sono chiamati ad eseguire delle doppie uscite classiche, sfruttando al massimo l’aiuto del blocco sia di Matt Costello (4) che di Colby Wollenman (5). Qui l’attacco assume due diverse varianti: la prima riguarda quella riportata nell’immagine, ovvero sia le uscite dai blocchi sullo stesso lato sul quale si è scesi dopo il taglio (2 a sinistra, 3 a destra); la seconda, invece, prevede l’incrocio tra i due esterni con l’hesitation da eseguire all’incrocio tra le due squadre. Questa variante, importante soprattutto nei momenti chiave della partita, quando la difesa si aspetta l’esecuzione n°1, cioè quella standard. Questa duplice soluzione, dunque, potrebbe costringere la difesa a dei cambi in emergenza, facendo finire magari un lungo su un esterno e viceversa. Sotto questo punto di vista, il playmaker di Tom Izzo ricopre un ruolo fondamentale nel leggere cosa sceglie di fare la difesa: insegue o cambia? Aiuto-e-recupero o taglio del blocco per uscire ad anticipare il passaggio? La lettura della difesa è fondamentale per garantire un passaggio qualitativamente migliore rispetto ad altri. Le soluzioni del play sono sostanzialmente 4, avendo a disposizione ben 4 linee di passaggio. La lettura del più piccolo in campo non dovrà essere solo ed esclusivamente difensiva ma anche offensiva: bisogna avere le capacità di comprendere che tipo di movimento faranno i lunghi e gli esterni in uscita. Preferire un passaggio in angolo anziché uno schiacciato a terra dopo il curl di uno dei due uscenti è alla base de duro lavoro che Tom Izzo pretende in palestra. Conoscere i propri compagni per metterli nella miglior condizione per far male alle difese avversarie. Ritornando alle 4 soluzioni possibili, in rosso vediamo i passaggi possibili, mentre in blu le possibili penetrazioni, qualora gli esterni scegliessero di non tirare in uscita dai blocchi. Le soluzioni più comode per il play, anche in funzione di due esterni in grado di tirare e penetrare in maniera efficace