LA LAVAGNA, Elevator Doors: timing e spacing le vere chiavi per gli Splash Brothers!
Esistono alcune tipologie di armi definite “convenzionali” mentre altre sono classificate come altamente pericolose e da qui, naturalmente, non utilizzabili. Le armi “non convenzionali”, quindi, sono quelle che potrebbero causare danni irreparabili sul territorio colpito. Vanno annoverate in questa tipologia le triple degli Splash Brothers, la coppia che negli ultimi anni ha distrutto record su record in termini di tiri da 3 punti messi a segno. Da dove deriva la forza di questi due ragazzi? Sicuramente da un tasso tecnico elevatissimo, da un rilascio della palla sensazionale e rapidissimo, da un TIMING e da uno SPACING utilizzato nella maniera migliore possibile. Un esempio palese di quanto appena detto è il prossimo oggetto di studio della nostra lavagna, ovvero sia l’ELEVATOR DOORS, altresì detto “screen elevator”. Il nome prende chiaramente le mosse dal suo riferimento alle porte di un ascensore e presto capiremo anche perché. Come sempre iniziamo col la leggenda che ci aiuterà a capire le immagini che seguiranno. Iniziamo col dire che la situazione offensiva che andremo a mostrare è un marchio di fabbrica indelebile di un attacco che fa del tiro della lunga distanza la sua arma principale; dunque, i tiratori sono coloro i quali gioveranno maggiormente delle “porte dell’ascensore” che si chiuderanno.
Già dal set iniziale capiamo che c’è qualcosa di diverso dal resto degli schemi, in quanto non è il playmaker che si occupa di portar avanti la palla ma il numero 2 (la guardia) che potrebbe essere Thompson, Barbosa o come era gli scorsi anni Jarrett Jack. La scelta, ovvia, deriva dal fatto che è impensabile perdere un tiratore puro, ma anche playmaker, come Curry semplicemente come passatore e non come rifinitore. Dunque, si parte con un esterno in punta e il numero 1, solitamente Curry o Thompson (quindi 1 non nel senso stretto), in angolo. L’ultimo esterno rimasto gioca sul fronte opposto, mentre i lunghi si dispongono sui due lati dell’area e preferibilmente il 4 (David Lee il più delle volte) più staccato, sopra quello che in gergo viene definito elbow, il gomito della lunetta. Il numero 4 riceve dall’esterno, il quale è chiamato nell’angolo a bloccare il tiratore scelto per la conclusione finale. Il blocco portato di base sarà disposto parallelamente alla linea di fondo ed eventualmente adattato alla posizione del difensore. Una volta impostato il blocco, il numero 1 lo sfrutta per creare del vantaggio prima di arrestarsi per alternare il tempi di attacco. Qui entra in gioco il concetto di timing per quanto riguarda tagliante e prossimo passatore, mentre per i lunghi quello di spacing. Il numero 4, con palla, passa al numero 2 che si apre immediatamente dopo il blocco. La nostra ala grande, successivamente, si posizionerà in maniera parallela al lungo sul gomito opposto, andando a creare una sorta di barriera. Questa barriera formerà il nostro famoso ascensore e i due lunghi fungeranno da porte scorrevoli. Il numero 1, si assicura di avere il difensore dietro (per questo motivo in precedenza diminuisce la velocità) prima di partire a razzo in mezzo ai due lunghi. Lo spacing è importante perché lo spazio che dovranno lasciare i due lunghi sarà quello minimo per far passare il tiratore. Non appena il nostro numero 1 ha oltrepassato la linea di blocco del 4 e del 5, le porte si chiuderanno, non permettendo al difensore del finalizzatore di passare per andare a chiudere il tiro. Dunque, come si nota dall’immagine, il doppio blocco che riceve il numero 1 deve essere portato col timing giusto per evitare eventuali blocchi irregolari o in movimento. Abbiamo, ora, il 2 con la palla su un lato che ha pochissime frazioni di secondo per servire il tiratore liberato dalla chiusura delle porte dell’ascensore. Un decimo di secondo prima o un decimo di secondo dopo e si rischia di far saltare l’intero schema offensivo. Così come mezzo passo in meno o mezzo passo in più in una situazione di anticipo o ritardo dei bloccanti, può far incappare in una infrazione. Poi, per tornare all’interrogativo che ci ponevamo in precedenza riguardante la bravura dei tiratori dei Warriors, devi sempre avere un giocatore come Stephen Wardell Curry che ha un rilascio della palla al di sotto di un secondo (0.92 secondi di media). Splash, retina che si muove, solo nylon, fate voi, il risultato vien naturale se ti smarchi secondo le porte dell’ascensore. Questa che abbiamo descritto ovviamente è la situazione base del movimento ma le porti dell’ascensore possono chiudersi ma anche aprirsi. È la prima variante che viene scelta dal tiratore che, nel caso in cui il difensore non lo rincorresse, deve trovare uno spazio diverso per smarcarsi. Per finire vale la pena sottolineare come la nostra situazione è stata illustrata centralmente, dove viene effettuato il 65%/70% delle volte. Lo stesso schema può essere ripetuto su una rimessa dal lato, dove i lunghi si posizionano sullo spigolo basso dell’area e i movimenti si ripetono allo stesso modo. Da dove deriva, dunque, la bravura e le percentuali altissime di Curry e Thompson? Dalla loro bravura non solo tecnica ma anche tattica, nel modo di smarcarsi e servire col tempismo adatto chi esce dai blocchi.