La cheesecake di Kristaps
“Diventerà uno dei migliori di sempre, per tanto tempo”.
Se a dirlo di te è un tuo familiare, tappati le orecchie, perché se di mezzo c’è il cuore oggettivi non si è mai. Ma se lo fa uno che veramente è già rientrato tra i più grandi di sempre, allora conserva quelle parole e tienile bene a mente.
Il suo è un altro di quei nomi che ad impararli – e a pronunciarli, in particolare – fai fatica: Kristaps Porzingis viene da lontano, come la sua storia, dalle valli di Liepaja, la città lettone sul Mar Baltico fondata dai Cavalieri Teutonici. E lui cavaliere lo è diventato per davvero: a 21 anni da poco compiuti ha saputo imporsi al grande pubblico e sbocciare in quella che poteva sembrare la terra poco fertile dei New York Knicks. E a parlare di lui così nn è stato un giocatore qualsiasi, ma quello che è a tutti gli effetti il suo predecessore: Dirk Nowitzki.
Sin dai primi virgulti NBA, infatti, tutti hanno notato la somiglianza: l’altezza, i colori, la provenienza da oltreoceano, la voglia di mettersi in mostra e, soprattutto, quel tiro così pulito, cosi europeo da far male a tutti.
Gli oltre 220 centimetri che si porta appresso, infatti, non proibiscono a Kristaps di fare cose tremende su un campo da gioco, cose che a guardarle fanno venire il mal di testa.
Di lui stupisce la capacità di apprendere, ma soprattutto quel carattere glaciale che ha saputo metterlo subito al centro dell’attenzione; che affianco abbia Melo o DRose, porta avanti il suo gioco, la sua idea, la sua capacità di servire e servirsi dei compagni di squadra. Ha chiuso il suo primo anno NBA con 14.3 punti di media, nelle prime 10 gare di quest’anno, invece, viaggia già oltre i 19 di media per gara.
Una bella risposta a quanti in estate, dopo il mercato in entrata dei Knicks, avevano previsto un utilizzo minore del lettone con conseguente ricaduta sulla sua capacità di far male agli avversari.
Le difficoltà iniziali, effettivamente, ci sono state, ma come sempre Kristaps ha saputo adeguarsi: ha lasciato campo ai nuovi arrivati per poi riprendersi le redini di una squadra che non va benissimo e non accontenta chi la gestisce.
La quarta vittoria dell’anno (a dispetto di 6 sconfitte), però, qualche segnale incoraggiante l’ha pur servito: sotto osservazione ci sono i giochi offensivi di NY e il Triangolo sembra ormai un progetto passato in secondo piano per dare più spazio al talento individuale.
Porzingis è il secondo riferimento dopo Melo, la prima bocca di fuoco con in campo la second unit. E nella vittoria con Dallas di due notti fa, il Lettone ha fatto di tutto: dalla difesa su Bogut e Barnes agli assist per i compagni, fino ai jumper dentro e fuori dall’area.
Con i mezzi atletici che si ritrova e la qualità delle mani che ha, di lui potremmo sentir parlare ancora a lungo nella Grande Mela, una città che ha sposato in pieno tanto da autoplocamarsi diffusore internazionale della ‘cheesecake pù buona al mondo’. Parole sue.
“Con quella qualità, può fare di tutto. Sarà tra i migliori della Lega”.
Torte a parte, il caro Dirk ci ha visto benissimo.