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Kobe vs ESPN, la parola passa a Jeanie Buss. Giocatori spaventati dall'ossessione e la personalità di Bryant?

Come raramente si è visto in questi anni, Kobe Bryant è stato nuovamente tirato in ballo nella questione, che ormai potremmo definire “guerra”, contro ESPN. Stavolta, però, non è stato citato da un giornaista, da un columnist o da un professionista presente nell’organigramma dell’emittente televisiva. A prendere la parola è stata Jeanie Buss, figlia dello storico proprietario dei Los Angeles Lakers scomparso tragicamente nel febbraio del 2013. Sono in molti quelli che pensano la deriva, la pessima stagione dei Lakers derivi anche se non soprattutto da una eccessiva “speculazione” degli eredi del già citato Jerry Buss. Ma quando si tocca il pupillo, il re di LA, una delle leggende viventi dei giallo-viola, c’è una sana comunione di intenti. Come abbiamo già avuto modo di raccontarvi, ESPN ha clamorosamente attaccato Kobe non riconoscendogli diversi meriti che gli spettavano e posizionandolo nel ranking come 48esimo giocatore dell’NBA.

Kobe Bryant, il Larry O'Brien Trophy e Jeanie Buss (zimbio.com)
Kobe Bryant, il Larry O’Brien Trophy e Jeanie Buss (zimbio.com)

Lunedì è arrivato l’ultimo sgarbo: ESPN The Magazine ha pubblicato un pezzo di Henry Abbott dal taglio “non proprio riguardo al ruolo di Kobe Bryant nella scomparsa dei Los Angeles Lakers”. La tesi portata avanti dal giornalista si basa su un concetto spiegato molto chiaramente: secondo questa analisi, molti dei free agent di quest’anno e degli anni prossimi saranno impauriti, avrebbero dunque timore di firmare per i Lakers per via della ipercompetitività, della ossessione di vincere, dalla criticità di Bryant nei confronti dei suoi teammates. La completa spiegazione si conclude con un esempio anche empirico, secondo il quale l’addio di Howard ai LAL derivi da queste specifiche caratteristiche del Mamba, definendole quasi come un fattore-chiave che ha portato Superman lontano da Hollywood. Ad onor del vero, l’idea era stata accarezzata per un momento anche dalla dirigenza, la quale era dinanzi ad un bivio: continuare a puntare su Kobe, anche se ad una certà età e con certe condizoni fisiche, oppure lasciar spazio a nuovi talenti, magari influenzati meno dalla figura ingombrante del Black Mamba? Guardando il nuovo modo di giocare di Kobe, più intelligente e più tatticamente utile alla causa di coach Byron Scott, Bryant resta dov’è e non si tocca. Anzi. E’ qui che entra in gioco Jeanie Buss a difesa della proprio superstar. Si è parlato tanto di Melo in estate, così come di James e Rajon Rondo, ma tutti hanno preferito paghe più ricche e situazioni più ambiziose per provare a vincere il titolo. La part-owner and president dei Lakers, così come riporta Chris Dempsey su Twitter, ha dichiarato: “Any free agent that would be afraid to play w/Kobe Bryant is probably a loser and I’m glad they wouldn’t come to the team”. Per chi non mastica perfettamente la lingua d’oltreoceano “Qualsiasi free agent che abbia paura di giocare con Kobe Bryant è probabilmente un perdente e sono contenta che non faccia parte della squadra”. Dopo molti momenti di silenzio, dunque, anche la dirigenza dei Lakers alza la voce e lo fa proteggendo, difendendo da un chiaro attacco mediatico il giocatore più in vista della franchigia. Si prospettano ore intense al 555 di Nash Street di El Segundo

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone