Kevin Durant: "L'unico modo di evitare l'Hack-a-player è di lavorare sui tiri liberi"
E’ un Kevin Durant raggiante quello che lascia l’appena espugnato Staples Center. L’MVP 2013-2014, con 24 punti, 7 assist ma soprattutto la stoppata decisiva su Chris Paul all’ultimo possesso, ha guidato i suoi Oklahoma City Thunder ad una vittoria importantissima in casa di una delle principali candidate all’anello, i Los Angeles Clippers. All’ex Supersonics, 88,1% ai liberi in carriera, è stato chiesto un parere sull’Hack-a-player, la celebre strategia nata all’inizio del millennio per trarre vantaggio dalle non eccezionali qualità dalla lunetta di Shaquille O’Neal ed attuata dai suoi Thunder in maniera costante contro i Clippers, scegliendo come bersaglio fisso il malcapitato De Andre Jordan. In tanti si sono espressi sull’argomento, ultimo ma non ultimo Gregg Popovich. Il 5 volte campione NBA con i San Antonio Spurs si era così espresso: “Odio questa strategia. Distrugge il flusso del gioco. Non piace ad allenatori, giocatori e tifosi. Se si trovasse un modo di eliminarla io la appoggerò.” La stella dei Thunder, invece, ha voluto usare poche parole, chiare e pungenti: “L’unico modo di evitare questa strategia è di allenarsi, migliorarsi, lavorare sulle proprie qualità dalla lunetta. E’ anche per questo che siamo pagati così tanto.” Una sentenza, come il suo tiro dalla media distanza.