Kemba Walker: "I giocatori devono essere liberi di decidere quando arrivare in NBA"
Negli ultimi giorni, la NBA ha visto infiammarsi il dibattito intorno ai cosiddetti one-and-done players, ovvero sia i giocatori che, dopo un solo anno nel college, decidono di fare subito il salto nella Lega. L’emergere di un’indagine della FBI, poi, che sta indagando su alcuni college, rei di aver stipendiato, nonostante sia proibito, i loro migliori prospetti sia nel presente che nel passato, ha scatenato una ridda di reazioni.
Durissime sono state le dichiarazioni rilasciate da LeBron James e dall’head coach di Detroit, Stan Van Gundy. Per The King, “la NCAA è corrotta, questo lo sappiamo. Mi spiace dirlo ma è così, è corrotta. Non so se ci sia qualcuno che la manovra dall’esterno; ma non è affatto una novità, visto che certe cose succedono da diversi anni. Si sa che gli atleti di grande talento portano lustro nei vari campus dove vanno e i rispettivi college hanno interesse ad averli“.
“La NCAA è una delle peggiori organizzazioni nel mondo dello sport, forse la peggiore in assoluto” – spara a zero Van Gundy – “Le persone contrarie al passaggio dei giocatori dalle scuole superiori direttamente in NBA trovano un sacco di scuse. Per me molte di queste persone sono razziste. Non ho mai sentito nessuno protestare contro il regolamento delle leghe minori di baseball o hockey. Loro non prendono un mucchio di soldi e sono principalmente ragazzi bianchi che non hanno problemi. Ma se hai un ragazzino nero che vuole uscire dalla scuola superiore e fare i milioni, allora è una pessima scelta. Ma saltare il college per andare a giocare in una serie minore di baseball per 800 dollari al mese? È una decisione giusta?“.
Da ultimo, in merito ha detto la sua anche la stella degli Charlotte Hornets, Kemba Walker. Uno che, all’epoca, scelse di trascorrere al college tutti e tre gli anni. “A mio modo di vedere, sta ad ogni ragazzo decidere cosa fare. Io ho fatto tre anni perchè mi sentivo di farli e soprattutto perché non mi sentivo pronto per la NBA. Ci sono alcuni ragazzi che sono già pronti a giocarci, mentre altri hanno bisogno di più tempo. Per me sta a loro decidere e ogni ragazzo deve avere il diritto di dire la sua“, ha spiegato Walker.
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