Joel Embiid e il "fenomeno" 76ers
Quando Sam Hinkie diede vita al nuovo progetto 76ers i dubbi sulla ricostruzione della franchigia della Pennsylvania erano enormi e il famoso “The Process” (soprannominato così dall’ex Phila Tony Wroten) era uno slogan utilizzato, in parte da chi denigrava l’operato di Hinkie e in parte da chi sosteneva quell’ambizioso e ottimistico progetto.
Ora, a più di 3 anni di distanza è il mantra che Joel Embiid e tifosi twittano, cantano e sostengono, cavalcando l’estasi del momento. Si perché si può essere felici anche con un record che recita 15-27 a metà stagione quando la tua squadra vince 8 delle ultime 11 e il tuo uomo simbolo è un camerunese che ha già messo in cassaforte il titolo di Rookie of the Year. “Trust the Process” accompagna Embiid ad ogni viaggio in lunetta e con il benestare di coach Brett Brown:”Abbiamo bisogno di qualcosa del genere in questa città. Qualcosa che ci faccia divertire.” Jo-Jo viaggia ormai ad una media di quasi 20 punti a partita (56% dal campo) con 25 minuti di media. Supportato da un solidissimo Dario Saric e un sempre presente Ilyasova, Phila riesce a coinvolgere buona parte del roster dando la possibilità a tutti i suoi giovani interpreti una possibilità di crescita. Ma non è tutto. C’è la prima scelta dello scorso Draft, Ben Simmons, che potrebbe già fare il suo debutto a marzo dopo il recupero dall’infortunio e l’operazione al piede. Al di là di questo, i numeri dei 76ers non mentono e senza considerare le ultime settimane di dominio totale, la squadra gioca un basket fluido e, cosa da non sottovalutare, coinvolgente per gli amanti di questo sport. Inoltre, il roster giovane non può che far ben sperare. Perché allora tanto rumore attorno a questa franchigia che non è altro che un cantiere ancora aperto. Perché il mondo “social” ormai avvicina i tifosi sempre di più ai propri beniamini e Embiid è capace di attirare a se anche la simpatia di chi non è tifoso di Philly, facendo ironia ad un livello che ha pochi eguali nella lega e senza mai esagerare (unica eccezione forse il siparietto con Mia Kalifha). Quale influencer migliore se non lui. Limando alcuni difetti offensivi (a volte tende a forzare l’uno contro uno) e convergendo il suo carisma dai social network fin dentro il campo (dove ne ha già da vendere) il paragone con Olajuwon non farà più storcere il naso.
Eppure anche nell’ottimistica visione del 22enne di Yaoundé, ci fu un tentennamento dopo la sconfitta subita contro i Raptors dello scorso dicembre. “Per la prima volta da quando sono un 76ers stanotte ho pensato di non credere nel processo.” Riferendosi con quel “The Process”, anche a se stesso. Dominato sui due lati del campo da Valanciunas in quella sconfitta. Si perchè The Process è anche lui e dopo 2 anni di attesa, lo possiamo ammirare nel suo splendente anno da rookie. Matt Moore di CBS lo ha definito quanto di più vicino ci può essere oggi nella lega ad Hakeem Olajuwon, per ritornare al paragone. “La sua forza, la fluidità nei movimenti e l’efficenza. E’ il giocatore franchigia che Sam Hinkie aveva visto per il rilancio di Phila”.
Quale deve essere allora l’obbiettivo dei 76ers per questa seconda metà di stagione e per la prossima?
In una lega dove i vari Curry, Durant e James la fanno da padrone, i 76ers non devono avere la fretta di voler vincere subito. I playoff non sono lontanissimi ma l’obbiettivo deve per forza di cose mirare alle prossime stagioni. Raggiungere la post-season l’anno prossimo, unito alla crescita di Embiid ed a qualche trade sensata, porterebbe concretezza a quella che per ora è solo una bella bozza. E a proposito di mercato, i nomi nel roster da poter utilizzare sono principalmente due. Nerlens Noel e Jahlil Okafor. Il primo è un buon difensore ma piuttosto limitato in attacco, il secondo, perfettamente l’opposto con la sua difesa non adeguata ma buone soluzioni offensive. Si sono fatti i nomi di Jimmy Butler o Carmelo Anthony come obbiettivi ma i Bulls difficilmente si priveranno del suo uomo simbolo e Melo non è l’uomo giusto per una franchigia che tenta il rilancio con forze fresche.
Cosa possiamo aspettarci dalle prossime settimane? Difficile mantenere il ritmo delle ultime partite, e le recenti vittorie in volata contro Knicks e Blazers, fanno pensare ad un ritmo difficile da mantenere anche per questi giovani talenti. I 76ers continueranno la loro corsa ai playoff. Si, perchè ci credono davvero, e l’ottimismo che era mancato a Sam Hinkie nel 2013, quando fece un passo indietro lasciando il posto di GM, elettrizza l’intera città che vorrebbe rivivere l’entusiasmante cavalcata verso le Finals guidata da Allen Iverson nel 2001. #EnjoyTheProcess.