Irving si racconta: "Quel tiro in G7 ha cambiato la mia vita. Ora ho il rispetto di tutti"
Esistono tanti, tantissimi modi per cambiare la propria vita e Kyrie Irving ha scelto senza ombra di dubbio quello più bello che esista. Avrà praticamente fatto quel Tiro (T maiuscola) un milione di volte ma solo uno ti cambia la vita, quello che prendi a Gara 7 per decidere la serie finale. Joe Vadon, giornalista di cleveland.com, è tornato su quell’episodio con Uncle Drew e i ricordi ancora nitidi di quella notte fanno riflettere un 24enne che ha già scritto la storia del basket. Si racconta Kyrie, quasi timidamente, quasi come se ancora dovesse rendersi conto di ciò che è riuscito a fare. Lo fa come sempre nell’organizzazione finanziata anche dalla NBA, al Bbest Buddies, un centro che offre l’opportunità di occupazione alla persone con disabilità mentali e con problemi di sviluppo mentale.
“Sì, la mia vita è cambiato drasticamente da quel tiro in Gara 7. Ho aspettato il momento della validation (una sorta di consacrazione da parte di tutti, NdR), e credo di averlo raggiunto grazie a quel tiro. Credo che ora io possa essere considerato uno dei migliori giocatori della lega, uno che compete quando si alza il livello. Questo tipo di cambiamento ha fatto la differenza. Ho sempre solo cercato di guadagnare il rispetto di tutti per quanto ho potuto”. Parole anche umili quella del #2 dei Cavaliers che non la mette sul personale e sull’ “io sono più forte di voi” ma su un piano decisamente diverso.
LeBron James aveva ragione quando diceva che Irving ha il potenziale per essere l’MVP della Lega un giorno ma ha bisogno di essere un giocatore ancora più completo. Per questo motivo le parole di Kyrie a cleveland.com sono molto incoraggianti: “Devo ripartire, devo riorganizzare le mie idee, devo ridare priorità come se non fosse successo nulla per cercare di essere un giocatore e un compagno di squadra migliore“.