Il valzer francese di Diaw e la classe cruciana di Duncan gli ingredienti per battere i Cavs. Gli Spurs vincono a Cleveland 92-90
Siamo in Ohio, alla Quicken Loans Arena di Cleveland. C’è il pienone al palazzo e non mancano le celebrità a bordo campo. I Cavs hanno bisogno di forza per rialzarsi dopo la sconfitta contro Denver e in aiuto arriva Hulk Hogan che, alla veneranda età di 61, ha ancora un fisico scolpito nella roccia. Tante, come sempre, le sfide nelle sfide: dalla solita tra James e Leonard, allo scontro tra sesti uomini come Ginobili e Waiters, non dimenticando il duello in cabina di regia tra Irving e Parker. Ultima chicca della serata è il passato europeo presente sulle due panchine, da un lato col nostro Ettore Messina, dall’altro coach Blatt, campione d’Europa lo scorso anno con il Maccabi di Tel Aviv. Dopo il solito lancio del talco, è davvero tutto pronto.
La partita non si mette bene per i padroni di casa che trovano immediatamente un Tim Duncan super motivato. Saranno 9 i punti di fila del caraibico, contraccambiate dai primi squilli di James con due tiri dalla lunga distanza. Dopo, dunque, una prima fase interlocutoria, i motori si iniziano a riscaldare. Il primo spunto che offre il match è la netta differenza di qualità dei lunghi, in quanto gli Spurs possono vantare dei lunghi dalle mani delicatissime come Duncan e Diaw; viceversa, Cleveland prova a fare affidamento sulle doti di passaggio di Love e Varejao (3 PP nel primo quarto) con risultati rivedibili. Il problema, come spesso ci troviamo a ripetere, resta la difesa, con il reparto lunghi dei Cavs che fatica enormemente a contenere non solo i due già citati ma anche lo stesso Baynes. In attacco ci si affida, forse troppo, alle doti del Re che, come di consueto, riceve e capitalizza il baseball outlet pass di Kevin Love, cortesemente preso in prestito da Wes Unseld, inventore di questa apertura lunghissima. L’audacia e il coraggio a coach Blatt non manca e decide di far sedere, dopo una partenza non brillante, Kyrie Irving dopo appena 8’ di gioco. Dopo l’avvio in quinta degli Spurs, le percentuali dei lunghi calano e ritorna a regnare l’equilibrio, con vantaggi mai superiori ai 4-6 punti. Il problema per i Cavs è anche offensivo, visto che fronteggiare una difesa come quella di San Antonio non è un gioco semplice. Cleveland pare affidarsi troppo spesso alle invenzioni di LeBron che, naturalmente, non sempre fruttano punti, soprattutto se non coadiuvato in maniera adeguata da Love e Irving. Iniziano le rotazioni da una parte e dall’altra, cambiano i quintetti ma una sola cosa sarà costante nel primo quarto, nel primo tempo e nell’intera partita: l’eleganza, l’efficacia, la bellezza del gioco di Boris Diaw. Il francesino, coinquilino-ospite alla maison di Tony Parker, distribuisce assist a destra e a manca e, quando non può, decide di guardare anche il canestro, cosa che gli riesce piuttosto bene. Sfila via così il primo quarto, dove si ha avuto la netta sensazione di vedere una squadra, i SAS, giocarsela contro un insieme di individualità. 23-20 Spurs dopo 12’ di gioco, con Cleveland che vanta il 57.1% da 3 ma già 6 palle perse. Popovich si gode, intanto, un super Duncan con 11 e 3 rimbalzi e Diaw da 4 punti e 3 assist. Sul fronte opposto LeBron James è già a quota 8 punti e 3 assist.
Dopo il didascalico, sintetico e monosillabico Popovich (al quale viene chiesto un parere sulla prova di TD e la risposta è semplicemente un “Play well”), la partita riprende su binari diversi. James è a riposo in panchina e l’attacco dei Cleveland Cavs sembra quasi giovarne: maggior fluidità, maggior velocità di esecuzione e meno abuso dei pick&roll per iniziare l’azione. Così i padroni di casa firmano un parziale di 8-0 che li porta sul +5 (23-28), con un Anderson Varejao che sale in cattedra e segna da pochi passi e dal mid-range. Il brasiliano non è l’unico ad avere un buon impatto nel secondo quarto; anche Joe Harris, rookie da Virginia, entra bene in partita, infilando subito 5 punti di fila, senza paura. Per dar riposo a Irving, in mancanza di Dellavedova, Blatt opta per Waiters da play ma l’accoppiamento con Parker è nettamente problematico.
TimeOut obbligatorio e cambio in vista per Dion. Coach Blatt nel minuto di sospensione non fa altro che ripetere ai propri giocatori di “muovere la palla, creare buoni tiri e assolutamente non forzare”. La prima brutta tegola arriva a 7:07 dalla fine quando James viene pescato dagli arbitri mentre cerca di rubar palla a Duncan. Fischietto alla bocca, terzo fallo per LBJ. Costretto a riaccomodarsi poco dopo, Cleveland perde potenzialmente la sua prima scelta offensiva e cerca di controllare meglio e gestire il ritmo della gara che continua a scorrere su un piatto equilibrio. I Cavs abbozzano anche, in un paio di azioni, una difesa a zona ma dopo essersi resi conto che Diaw è talmente strategico da far male in qualsiasi posizione, Blatt decide di evitare il peggio. Nuovamente senza James Cleveland fa vedere le cose migliori: Irving realizza 6 punti di fila, mentre Varejao prende le misure a TD e lo argina efficacemente. L’equilibrio viene definitivamente rotto con una nuova incredibile tripla di Irving che permette ai padroni di casa di portarsi sul +9 (56-47). Anche Joseph deve pagare la tassa Kyrie. Diaw riduce lo svantaggio che a metà partita è di 3 lunghezze: 44 – 47. Cleveland vince 21-27 il quarto, migliora la sua percentuale da due ma il numero delle palle perse arriva a 10. San Antonio può far affidamento sui 24 punti combinati da Duncan e Diaw (13 + 11), col francese che è a quota 5 assist. Il top scorer dei Cavaliers diventa Varejao con 12 punti, seguono James a 11 e Irving a 10. Love ancora molto in ombra e poco coinvolto (2 punti, 1/4 dal campo).
Lo abbiamo chiamato ed arriva puntuale. I primi 6 possessi del terzo periodo sono tutti di Kevin Love che si sblocca sia statisticamente che mentalmente, con maggior presenza a rimbalzo e più determinazione. Ma per Pop è già troppo: dopo il primo possesso e il primo canestro contro Diaw chiama TimeOut, quando sul cronometro sono trascorsi appena 19 secondi. GENIALE. Il concetto espresso dal coach degli Spurs è molto chiaro: “No physicality, No win!” (senza fisicità non si vince). La coppia Baynes-Diaw crea più di un problema ai Cavs che soffrono proprio quella “physicality” incarnata perfettamente da Baynes.Deve essere arrivata all’orecchio di James quella parola perché immediatamente LeBron attacca il ferro e accetta i contatti che la difesa gli offre. I ritmi improvvisamente si alzano e ormai il vero duello è quello tra The King e Boris, i quali si scambiano malagrazie su entrambe le metà campo. Coach Blatt commette probabilmente il suo secondo errore di serata, inserendo a 2’ dalla fine il rookie Will Cherry, il quale si fa letteralmente mangiare da Joseph (6 punti di fila). Il quintetto senza stelle e con solo Waiters in campo come punto di riferimento offensivo fa tremendamente fatica. Dopo il clinic di Diaw, il terzo quarto finisce col punteggio di 72-69 Spurs (17 Diaw + 7 assist, 15 Duncan 10 Joseph e Leonard; Varejao 14, James 13 + 8 assist, Irving 12, Love 10).
L’intervista stavolta cambia sponda e i microfoni di ESPN vanno da un prolisso Blatt che risponde in maniera fin troppo esaustiva alle domande. La sua squadra non inizia nel migliore dei modi, facendo il contrario di ciò che lui predicava, ovvero sia forza delle conclusioni affrettate. I sorpassi e contro sorpassi sono continui, prima Irving con un’altra tripla pazzesca, poi Daye con il canestro pesante dalla lunga distanza. Se da un lato Kyrie tiene a contatto i Cavs, dall’altro gli Spurs potrebbero giovare di un bonus raggiunto quando sul cronometro mancano ancora 6:34. Gli ultimi 6’ sono di grande pallacanestro, con un ritmo “da playoff” per citare coach Popovich. Da un lato il duo James-Varejao che continua a regalare giocate di alto livello, dall’altro c’è il solito Diaw e il solito cruciano che usa la tabella come se fosse la sua prima alleata. Nonostante Cleveland abbia l’opportunità di ammazzare la partita grazie a due extra possessi regalati da LeBron James, sciupa l’occasione e continua a commettere falli in difesa. Dalla lunetta arriva il +3 Spurs a poco più di un minuto dalla fine. LeBron perde una brutta palla e si innervosisce ancor di più quando dal replay si accorge che la sua protesta per un piede di Duncan non regge. Diaw in attacco sbaglia un tiro comodo e dopo il TimeOut James attacca il ferro come si fosse un ghepardo. 89-88 SAS. Rimessa per i Cavs che incappano nuovamente nell’iniziale problema, costringendo Varejao ad un difficile passaggio lob verso James che non controlla e perde palla. Di lob, invece, se ne intende Duncan che dall’altra parte lo esegue alla perfezione e regala un comodo lay-up (con tanto di contatto) a Manu che realizza il 91-88. Irving accorcia dalla lunetta (91-90).
Di nuovo fallo immediato su Manu che fa 1/2, lascia il rimbalzo a James che dopo un cambio di mano dietro la schiena perde rovinosamente il controllo del pallone, annullando l’ultima chance di pareggio/vittoria dei sui Cavaliers. Una palla persa sanguinosa che sarà oggetto di dibattiti, analisi e critiche nei confronti del Re che, accortosi della gravità dell’episodio, si scusa subito con i suoi tifosi. Ciò che resta è la settima vittoria stagionale per gli Spurs che espugnano Cleveland col punteggio di 92-90. Fantastica la partita di Diaw con 19 punti, 3 palle recuperate, 7 assist, 6 rimbalzi e 8/14 dal campo. Accanto alla prova maiuscola del francese va segnalata quella di Duncan: 19 e 10 rimbalzi in 24’ di gioco. Fondamentali anche gli sprazzi di Leonard (12 + 10) e Ginobili. Cleveland ha di che lamentarsi invece, dopo aver sprecato in malo modo la chance di portare a casa un risultato molto importante. Seconda sconfitta consecutiva, terza sconfitta in casa e sempre più dubbi. La certezza al momento si chiama Kyrie Irving: 20 punti con 7/15 dal campo e 3/4 da 3 punti. Va sottolineata anche la prova solida di Varejao che dopo quasi due anni (18 dicembre 2012) realizza più di 20 punti in una partita. Chiuderà con 23 e 11 rimbalzi. Love e James sono stati degli oggetti misteriosi: entrambi con numeri ben al di sotto della media ed entrambi non efficaci quanto Blatt vorrebbe. La partita di James può essere vista come una curva che impenna all’inizio ma che tende allo zero verso la fine (8 punti nel primo, 3 nel secondo, 2 nel terzo e 2 nel quarto). Appena 25 punti in due. Una partita che, nonostante i tanti errori, ha saputo regalare belle emozioni, fino alle fine.
SAN ANTONIO SPURS (7 – 4): Leonard 12 + 10 RT, Duncan 19 + 10 RT, Diaw 19, Green 8, Parker 8, Joseph 10, Ginobili 7, Baynes 6, Daye 3.
CLEVELAND CAVALIERS (5 – 5): James 15 + 9 ASS, Love 10 + 11 RT, Varejao 23 + 11 RT, Marion 5, Irving 20, Waiters 6, Thompson 6, Harris 5, Cherry.