Il rapporto qualità/prezzo: le migliori e le peggiori ali grandi
Quei famosi 24 miliardi di dollari, distribuiti in 9 anni, che l’NBA percepirà dalle reti televisive hanno fatto saltare in banco. L’innalzamento del tetto salariale previsto per la stagione 2016/2017 ha portato alla formazione di contratti che stridono parecchio, se si considera il rapporto qualità/prezzo. Pertanto, andiamo ad analizzare ruolo per ruolo il migliore e il peggior contratto che risulta dopo questa free agency. La penultima tappa è il reparto ali grandi, dove vince a mani basse un veterano.
IL MIGLIORE: Dirk Nowitzki
Giù il cappello dinnanzi a WunderDirk. 8,5 milioni all’anno (stipendio decurtato volontariamente), 17.3 punti a partita, quasi 6 rimbalzi a partita, con un solidissimo 38% con piedi dietro l’arco dei tre punti. Insomma, what else? Questo vuol dire essere uomo-franchigia e ogni amante del gioco spera che in un modo o nell’altro Nowitzki possa togliersi ancora qualche soddisfazione.
Menzione di merito: Jared Sullinger
Contrattino da rookie ancora per Sullinger, e oltre i 13 punti di media a partita si sposano perfettamente con gli oltre 2 milioni che percepisce. Boston punta tanto su di lui: un lungo tiratore è sempre un’arma importante.
IL PEGGIORE: Kenneth Faried
Con ogni probabilità, da quando ha assunto la consapevolezza di essere un franchise player il suo rendimento è calato, senza adeguarsi all’aggiustamento di contratto che adesso lo porta a percepire 12 milioni annui. A fronte, però, di soli 12.6 punti a partita.
Menzione di demerito: David Lee
E non potrebbe essere altrimenti. Oltre 15 milioni, per un giocatore che anche per via dell’infortunio è uscito totalmente dalle rotazioni di Kerr, fino ad arrivare ad un inevitabile trade. Va a rinforzare il reparto lunghi a Boston, di cui dovrebbe essere il centro titolare, ma dovrà portare più dei 7.9 punti per allacciata di scarpe della scorsa stagione.