Il rapporto qualità/prezzo: i migliori e i peggiori playmaker
Quei famosi 24 miliardi di dollari, distribuiti in 9 anni, che l’NBA percepirà dalle reti televisive hanno fatto saltare in banco. L’innalzamento del tetto salariale previsto per la stagione 2016/2017 ha portato alla formazione di contratti che stridono parecchio, se si considera il rapporto qualità/prezzo. Pertanto, andiamo ad analizzare ruolo per ruolo il migliore e il peggior contratto che risulta dopo questa free agency. Cominciamo con i playmaker.
IL MIGLIORE: Steph Curry
L’MVP dell’ultima regular season ha viaggiato ad oltre 22 punti e 7 assist di media. Ma al di là delle semplici cifre, il suo peso all’interno dello spogliatoio e degli stessi meccanismi di squadra in campo, gli attribuiscono un valore ben più alto degli 11 milioni che percepirà per la prossima stagione. Ottima la mossa di Bob Myers, che gli ha sottoposto questo rinnovo intelligente nell’ottobre 2012 (quadriennale da 44 milioni, ndr). E adesso in California se lo tengono stretto: il futuro è lui.
Menzione di merito: Mike Conley
Merita una significativa menzione anche Mike Conley (9,6 milioni, 15.8 punti a partita), che ha saputo silenziosamente costruirsi un ruolo importante a Memphis, fino a diventare un elemento indispensabile, come è stato dimostrato negli scorsi Playoffs al netto dell’infortunio al naso che l’ha tenuto lontano dal paruqte in alcuni passaggi fondamentali della stagione.
IL PEGGIORE: Rajon Rondo
Non ce ne voglia il Monello, ma da quando i Big Three hanno provato a lasciargli i Celtics, le cose non sono andate per niente bene. Nell’ultima stagione, pagato 12 milioni annui prima da Boston, poi da Dallas, ha totalizzato 8.9 punti a partita. Ma soprattutto ha sfasciato uno spogliatoio e litigato con Carlisle a più riprese. Tanto che, per via di un fantomatico infortunio, si è visto le gare decisive con Houston dalla panchina. Il problema è che dall’anno prossimo, i Kings gliene daranno comunque 10. Nonostante l’esperienza molto negativa ai Mavericks.
Menzione di demerito: Reggie Jackson
La menzione negativa in tal proposito è tutta per Reggie Jackson (14.5 PPG) e per le sue pretese sconsiderate, accontentate dal front office dei Pistons. 20 milioni annui dice il suo nuovo rinnovo con Detroit. Intanto, non ha dimostrato granché, se non che forse se Jennings non si fosse infortunato ne avremmo potute vedere delle belle ai Playoffs. E nel caso dell’ex Milwaukee il rapporto è di gran lunga migliore: più di 8 milioni all’anno per 15.4 punti ad allacciata di scarpe.