Il miglior John Wall per i peggiori Wizards degli ultimi anni
Alla fine della sua migliore stagione NBA, John Wall ha un solo modo di reagire: il disgusto. “It wasn’t good enough” (Non è stato abbastanza buono) dice il playmaker Washington Wizards, scuotendo la testa scoraggiato, deluso dall’annata finita in anticipo. “I wasn’t good enough” (Non sono stato abbastanza buono) incalza subito dopo rialzando la testa nell’ultima intervista della sua stagione. Per comprendere la reazione e il conflitto interiore della point guard basta vedere i suoi fenomenali numeri. La 25enne prima scelta al draft del 2010 ha giocato da superstar nel suo sesto anno tra i pro. Oltre 77 partite giocate – una novità per chi non ha mai vissuto di grande continuità – con medie ai massimi in carriera sotto tutti i punti di vista: in termini di punti (19.9), di assist (10.2), di rimbalzi (4.9) e di palle recuperate (1.9). Ha realizzato il maggior numero di canestri da 3 punti (115) in carriera con un più che rispettabile 35.1% con i piedi dietro l’arco de 7.25, la sua miglior percentuale. Ha preso parte per il terzo anno consecutivo all’ASG. La squadra non ha mai mostrato continuità, quella che ha sempre avuto Wall. Stringeva i punti dalla rabbia ogni qualvolta una sfida non terminava come l’ex Wildcat. Dare il massimo ed essere fuori dai playoff. Fare del proprio meglio e andare a casa anzitempo. Wall, per questo motivo, non farà parte né del primo, né dal secondo e probabilmente neanche del terzo quintetto NBA. Nonostante i grandi numeri, i risultati contano e la preoccupazione di non rientrare nei 12 di Team USA che andranno a Rio, nonostante sia tra gli attuali 30 selezionati.
Se chiedessimo agli addetti ai lavori, tra i migliori 7 playmaker della Lega ci sarebbe anche John Wall, insieme a Curry, a Westbrook, a Paul, a Lowry, a Thomas e a Lillard. Di questi 7, l’unico a non partecipare ai PO è ancora una volta lui.
“Non me ne frega davvero nulla della mia stagione“, ha detto Wall, vero e proprio trascinatore dei Wizards nei playoff della scorsa stagione e nello sweep contro i Raptors. “Mi sento come se fosse tutto uno spreco. E’ uno spreco per me perché non ho fatto i passi che andavano fatti per portare la mia squadra nella giusta direzione, come ho fatto negli ultimi due anni. Probabilmente il mio gioco è migliorato e forse lo è veramente. Ma i singoli riconoscimenti non significano nulla, non quando sei un all-star, non quando si è in competizione per un posto tra i migliori playmaker della Lega. Non riesci ad emergere, non riesci a distinguerti in questo gruppo se non vinci”.
Questo è il grind mentale, mentre la risposta fisica non è stata così clemente, vista la continua e fastidiosa infiammazione al ginocchio che lo ha costretto a saltare le ultime 5 partite, quelle che avrebbero potuto regalare la post season in extremis ai Wizards.