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I 40 momenti da ricordare del 2015

1. Il mese perfetto degli Atlanta Hawks: a guardarli adesso fa un po’ strano ma il primo grande ricordo del 2015 è diretto proprio a loro. La squadra di coach Budenholzer ha stupito tutti confermandosi prima della classe a Est e chiudendo il mese di gennaio con 17 vittorie e 0 sconfitte, prima squadra a chiudere un mese intero senza sconfitte. La conseguenza più ovvia (anche se fuori dai canoni dello spettacolo) è stata la convocazione dell’intero quintetto base all’ASG di NYC.

2. Il personaggio di Stan Van Gundy: sulla panchina arriva il figlio del grande Jeff, già autore di imprese in Florida con i Magic. Sempre stato un uomo di carisma ma la lunga assenza dalla panca gli ha rafforzato l’espressività e la creatività nel motivare i giocatori. Il 7 gennaio dirige il miglior timeout dell’anno: “We just form a f****** wall!” urla ai suoi nella partita contro gli Spurs. Van Gundy and Popovich are the most gangster coaches in the NBA dicono oltreoceano. E come dargli torto. La storia non finisce qua, perchè il concetto di gangster si ripete esattamente al primo giorno di training camp, quando circola sul web una sua foto in stile GTA, con tanto di posa da boss in BMX. Uno dei personaggi è lui.
3. Trevor Booker e il circus shot dell’anno: trovare spiegazione per quello che ha generato l’ala grande dei Jazz è forse la cosa più difficile dell’anno. Un tiro insensato ma mandato a bersaglio, con appena due decimi di secondo sul cronometro. Il 9 gennaio, da ora in avanti, sarà per sempre il Booker day. Grazie per averci fatto vedere l’impossibile, Trevor!

4. I 37 punti in un quarto di Klay Thompson: i Kings tornano sempre con poco piacere alla Oracle Arena, specie se c’è Klay che li aspetta. Una prestazione che travalica il concetto di in the zone, on fire e via dicendo. Parlano i numeri del 23 gennaio scorso: 13/13 dal campo, 9/9 da 3 punti, 2/2 ai liberi, una schiacciata e la visione del canestro come una vasca da bagno. Alla fine il bollettino di guerra dichiara 52 punti a referto. Superfluo aggiungere che stiamo parlando della miglior prestazione di sempre in un singolo periodo.

5. Zach LaVine e lo show alla gara delle schiacciate: per molti, dopo un paio di concorsi decisamente sottotono, il vero momento di revitalizzazione dello Slam Dunk Contest. Ha richiamato alla mente due miti come Michael Jordan e Space Jam, pellicola di culto anche negli States, quasi accompagnato dal sottofondo “Ti piace vincere facile?” ma le altezze proibitive toccate da uno dei giocatori più controversi di UCLA lo piazzano di diritto in uno dei momenti più belli del 2015.
6. Trade deadline insanity: il 18 febbraio è una data ormai in rosso sui calendari di ogni appassionato NBA, ma quella del 2015 ha segnato un record senza precedenti. Ben 37 giocatori sono stati scambiati, senza contare le scelte ai prossimi Draft. Se consideriamo che la media negli ultimi 4 anni è stata di circa 24 giocatori, siamo ben oltre gli standard. Economicamente parlando, una giornata mai vista: solo per il conto dei salari sono stati mossi $136.86 milioni di dollari, per un totale di $225 milioni investiti. AMAZING.

7. Curry razzles and dazzles: cerchiamo di trovare descrizioni per ogni giocata ma su questa desistiamo, per forza di cose. Ve la facciamo vedere e se trovate voi parole per spiegarci, non esitate a contattarci.

8. I 57 punti di Kyrie Irving contro i San Antonio Spurs: una delle performance individuali più incredibili della stagione, non solo e non tanto per il numero di punti realizzati, per le statistiche messe a referto ma soprattutto per l’avversario contro il quale è arrivato il career high. Un ultimo quarto incredibile, un supplementare sontuoso fanno si che Uncle Drew entri di diritto nei migliori momenti del 2015. IMMARCABILE.

9. Ritorno di Paul George: sono passati 209 giorni dall’operazione e PG può tornare in palestra ad allenarsi. Dopo 231 giorni viene dichiarato sano e clinicamente può tornare a giocare. Finalmente, dopo 247 giorni dal terribile infortunio, Paul George esordisce con i suoi Pacers. Per chi ha visto le immagini di Las Vegas, un sospiro di sollievo e un pensiero felice per rivedere in campo un fuoriclasse come il 24, anzi il 13.

10. Le 11 triple doppie di Russell Westbrook: 17+15+16. 25+11+14. 20+11+10. 39+14+11. 40+13+11. 49+16+10. 30+11+17. 29+10+12. 36+10+14. 31+11+11. 40+11+14. Vi sembrano numeri assurdi? Vi sbagliate. Sono molto di più.

11. I 47 punti di Danilo Gallinari: 46 minuti di gioco, 15/23 dal campo, 7/12 da 3 punti, 10/10 dalla carità, 9 rimbalzi, 2 assist, 1 palla rubata, 1 stoppata, 0 palle perse, +20 di plus/minus e i punti che vedete nel titoletto. Il canto più acuto del Gallo!

12. LeBron, Howard e la sfida da fondocampo: due episodi, tutti girati (visto che parliamo di video registrati a fine allenamento) nel giro di 24 ore. Inizia LeBron James che al TD Garden lascia partire un missile terra-aria che si deposita esattamente nel canestro dalla linea opposto di fondocampo. A distanza di poche ore arriva la risposta di Howard che, da buon supereroe, dimostra di avere lo stesso potere di LeBron James. Viralitá incontrollabile.

13. Lo scotch sulla bocca di coach Carlisle: dopo qualche torno arbitrale per i suoi Mavs, il coach di Dallas decide di dichiararsi non più disponibIle a parlare degli uomini in grigio dopo una multa salatissima arrivata dalla Lega. Il miglior rimedio per non cadere in tentazione? Lo scotch sulla bocca. Momento genialità se ce n’è uno.

14. La gara 7 di Marco  Belinelli contro i Clippers: seconda grandissima “bella” per il nostro Beli che dopo l’incredibile performance al Barclays Center con la maglia dei Bulls si ripete contro i Clippers con la maglia degli Spurs. 7/11 da 3 punti in 23 minuti di gioco e tanto rammarico per le scelte di Popovich.

15. CP3 e il game winner contro i San Antonio Spurs: il momento catartico forse dell’intera storia della franchigia più indefinibile della Lega. Ancor più incredibile per come è arrivato, per le condizioni in cui versava il talento da Wake Forest (problema muscolare patito durante il secondo quarto) e soprattutto per il tipo di difesa che ha saputo battere. Se parte dei tifosi NBA era convinta che CP3 fosse un eccellente giocatore ma non un grandissimo giocatore…ecco la risposta. Una singola giocata che ti trasforma carriera e mentalità.

16. First team all defense by Tony Allen: leader silenzioso? NO, anzi. Non prendete in considerazione il nostro Tony, il più espressivo giocatore della Lega. Inserito nel miglior quintetto difensivo 2014-2015, durante una partita dei suoi Memphis Grizzlies sul campo dei Golden State Warriors Allen vuole ricordare dopo un paio di furti all’MVP Curry che non solo è nel quintetto ma che é il capo di quel gruppo. Uno dei difensori più temibili della NBA.

17. Rose at the buzzer vs LeBron at the buzzer: doppio episodio, stesso finale. Entrambi legato a delle rivincite personale: il primo più legato ad una rivincita personale, con Rose che resta come una statua di sale, senza espressione, con quella poker face che tanto descrive bene il nostro Beli; il secondo, come sempre, legato ad una storia decennale di insuccessi nei finali in volata. La difficoltà è maggiore, così come la soddisfazione di vincere una gara di PO in quel modo.

18. Paul Pierce e la tabellata vincente: Did you call bank? I called GAME! è il più bel botta e risposta dei Playoff 2015. La verità, la verità, nient’altro che la verità. La più dura, la più sincera, la più adatta a The Captain. Ennesima dimostrazione di come il talento possa far vincere le partite più delicate.
https://uproxx.files.wordpress.com/2015/05/icalledgamegame.gif?w=650

19. Il collasso dei Clippers contro i Rockets: come passare dal comandare una serie 3-1 a uscire dai PO? Chiedetelo ai Los Angeles Clippers. Dal sogno all’incubo in meno di un quarto, colassando completamente e perdendo il senno senza riuscire mai (nel senso letterale del termine) a fare canestro. Una delle più incredibili rimonte (o sconfitte se volete) di sempre.

20. NBA Finals: l’esito lo conosciamo, i campioni che le hanno rese avvincenti anche. Quelli che ci hanno sorpreso di più sono stati senza ombra di dubbio i due eroi inaspettati, ovvero sia Matthew Dellavedova e Andre Iguodala. La classe operaia che va in paradiso idealmente parlando, perché il settimo cielo lo raggiunge solo l’MVP delle Finals, l’unico in grado di arginare LeBron James. Lo spettacolo più bello dell’anno.

6a21. Il titolo dei Golden State Warriors: un’incredibile storia di basket, un’epica avventura di un uomo che si è eretto contro gli altri realizzando il sogno di tutti i giocatori del mondo. Ha vinto Davide contro Golia dal punto di vista individuale, ha vinto Golia contro Davide dal punto di vista sportivo. La giusta coronazione di una stagione e di un livello espresso di gioco straordinario.

22. Inferno Kings e il tweet di Cousins: dal 23 giugno, data quasi ufficiale per certi versi, ha inizio l’odissea (o se preferite inferno) dei Sacramento Kings. Il tutto ha inizio con un botta e risposta tra DMC e coach George Karl con conseguente tweet al veleno (quello dei serpenti) di DeMarcus Cousins. Al momento le acque non sembrano essersi calmate.

23. NBA Draft: due i protagonisti assoluti, oltre ovviamente alla prima scelta. Il primo é Kristaps Porzingis, scelta a sorpresa dei Knicks di Phil Jackson, il secondo é il bambino con la maglia di NY esattamente a metà tra l’incredulità e la gioia, tra l’espressione di chi è contento per la sua squadra e di chi è deluso per un’occasione persa. Il video ha fatto il giro del mondo in un nulla. Chissà ora se piange quel bambino…

24. La DeAndre Jordan saga e le twitter reaction: una delle cose più pazze dell’anno, forse seconda solo alla reazione Social che ha scatenato. Il tour delle franchigie interessate e poi la decisione di trasferirsi a Dallas. Affare fatto, cifre e accordi fatti…ma mai cambiare strada vecchia per la nuova. Il mondo di Twitter, specie gli account dei giocatori di Mavericks e Clippers, Parsons, Paul, Redick i più scatenati. Risate, disperazioni, contrattone and much more.

25. Ritorno a casa di Kevin Garnett: se è vero che “certi amori non finiscono, fanno giri immensi e poi ritornano” allora Kevin Garnett è la perfetta incarnazione del concetto espresso da Antonello Venditti. Dopo 8 anni lontano da Minneapolis, con l’esperienza gloriosa ai Celtics e l’esperienza travagliata a Brooklyn, KG torna alla sua base cestistica, quella che rese famosa quando fu scelto nel 1995. True love. The Rrevolution never ends.

26. Per la prima volta la NBA sbarca in Africa: il primo agosto si è giocata la prima partita con star NBA in Africa, a Johannesburg. La gara è coincisa con la 13ma edizione di Basketball without Borders (BWB) Africa, il programma globale di NBA e FIBA rivolto allo sviluppo della pallacanestro e alla sensibilizzazione della comunità, che ha raggiunto, dal 2003 a oggi, i 1.000 partecipanti, provenienti da 31 nazioni africane. La gioia sul volto di Hakeem Olajuwon è da brividi.

27. Darryl Dawkins, Moses Malone, Flip Saunders: è un anno in cui ci hanno lasciato 3 grandi nome del basket NBA. Non ci sono distinzione tra i 3, se non una menzione speciale per coach Flip Saunders, fino allo scorso anno ancora in attività con i suoi Timberwolves. Il tributo che gli è stato rivolto alla prima gara interna di Minnesota dopo la scomparsa è uno dei momenti più emozionanti.

28. Lo scherzo di Popovich al Media Day: Gregg Popovich si presenta in grande forma per la stagione 2015-16, sfoggiando uno dei suoi migliori colpi con un giovane giornalista. Dopo alcne domande rivedibili, Pop ci prende gusto e cerca di far irritare il reporter che resta un po’ sulle sue. Alla fine dell’intervista il coach dei San Antonio Spurs rivela il suo scherzo e riprende con le domande. EPICO.

29. Il ritorno di Craig Sager: la vittoria più bella dell’anno, senza se e senza ma. Aver sconfitto la leucemia al primo round e rivederlo a bordo campo con le consuete giacche folcloristiche sono soddisfazioni che vanno al di là dello sport, perché la salute di un professionista come Sager rende felice ogni vero appassionato. Soprattutto Popovich che lo abbraccia alla sua nuova prima accanto alle panchine.

30. Popovich USA: chiudiamo il trittico con il capo allenatore degli Speroni con l’annuncio che più scuote il basket mondiale. Dopo 20 interminabili stagioni sulla panchina dell’Alamo, Popovich annuncia di aver trovato un accordo con la nazionale statunitense per gli anni che vanno dal 2017-2020. Il suo incarico inizierà dopo le Olimpiadi di Rio. Ci sarà da divertirsi.

31. Orlando Magic vs Oklahoma City Thunder thriller final: l’espressione “finale palpitante” non renderebbe l’idea e sono sicuramente i 16 secondi più pazzi dell’anno. Prima la tripla di Durant per il 114 pari, poi la risposta di Oladipo con una bomba dopo un crossover pazzesco per il nuovo +3 e l’ultimo tiro, con 4 secondi sul cronometro, preso e segnato da Westbrook senza timeout a tabellone da 10 metri. Partita finita dopo 2 OT. INCREDIBILE.

32. DeRozan poster dunk on Gobert: abbiamo selezionato poche giocate singole ma questa merita una menzione speciale. C’è chi l’ha definita la miglior schiacciata dell’anno, anche perché mette di fronte due pesi massimi: da una parte uno schiacciatore con mezzi fisici imbarazzanti come DeRozan, dall’altra un muro umano come Rudy Gobert (216cm per un’apertura alare 230cm). La fortuna aiuta gli audaci e DeMar é l’uomo più coraggioso dell’anno.

33. Tim Duncan e gli 0 rimbalzi: 21 novembre, data nera sul calendario Spurs. TD21 termina la gara contro i Pelicans con soli 6 punti e 2 assist, ma soprattutto, per la prima volta in carriera, con la casella dei rimbalzi bianca e immacolata. Un vero e proprio evento per la leggenda nero-argento che dopo 1343 termina la sua striscia.

kobe34. Kobe annuncia il suo ritiro dalla pallacanestro: tristezza per l’annuncio, gioia per quelle fantastiche parole e per quella eleganza con la quale si è rivolto alla sua stessa vita. La lettera che ha regalato a tutti i presenti allo Staples Center ha fatto piangere un mondo intero e ha reso questo finale di 2015 un po più amaro.

35. DeAndre Jordan dunk over Greg Monroe: altro giro, altro tiro, altro regalo, stavolta non per Gobert ma per l’ex centro dei Detroit Pistons. Sulla falsa riga della giocata su Brandon Knight, DJ continua a mostrare irriverenza per tutti i giocatori che credono di arrivare alle sue stesse altezze. Nel 95% dei casi arriva un poster per gli avversari (e per i posteri).

36. Due epoche a confronto: KG on BG. Kevin Garnett: Greenville, 19 maggio 1976. Blake Griffin: Oklahoma City, 16 marzo 1989. 13 anni di differenza ma quando si è in aria non si percepisce più nulla. Dal punto di vista emotivo, senza ombra di dubbio la schiacciata dell’anno. The revolution never ends, part II.

37. MJ ha un messaggio per Kobe: quando una leggenda parla ad una leggenda e mostra tutto il suo rispetto e la sua stima il mondo si ferma, deve fermarsi. Il messaggio in video che Jordan ha mandato a Bryant prima dell’ultima partita di Kobe a Charlotte è uno dei momenti più toccanti dell’anno e della storia dei due giocatori.

38: La miglior partenza di semprewrite the future, make the history sarebbe il titolo da dare all’ennesimo impresa realizzata da una squadra che entrerà nei libri di storia. 24 vittorie, 0 sconfitte, prima dello scherzetto dei Bucks. Come disse l’Avvocato quella famosa sera in cui si affrontarono i Warrriors di coach Jackson e i Nuggets di coach Karl “Steph è contagioso. Inizia a giocare lui e gli altri all’improvviso diventano tutti All Star”. Non è solo Curry, quindi, a non abbassare di un minimo i suoi livelli ma l’intera squadra, un gruppo unito che ha in mente un solo obiettivo: ripetersi.

39. Le 16 W in un anno per Phila: basta guardare quel numero. In un anno intero, i Philadelphia 76ers sono riusciti a vincere appena 16 partite, portando a casa un numero spropositato di sconfitte (non le contiamo per pura decenza). Un anno da dimenticare? Sì, ma stiamo attenti agli altri. Le premesse non sono brillanti.

40. Steve Nash annuncia il suo ritiro: il 21 marzo, attraverso una splendida lettera rilasciata a The Player’s Tribune in cui confessa che la sua ossessione per la vittoria non era più compatibile con il suo corpo, il 2 volte MVP dice basta con la pallacanestro giocata. Attualmente è nello staff dei Golden State Warriors.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone