HAWKS@CAVALIERS, Gara-3: Fa discutere il caso Horford-Dellavedova
I Cleveland Cavaliers fanno un altro, deciso passo verso le Finals 2015, conquistando, davanti al pubblico amico della Quicken Loans Arena, il punto del 3-0. A differenza dei primi due episodi della serie, però, i ragazzi di coach Blatt hanno dovuto sudare le cosiddette sette camicie per avere ragione di una squadra avversaria, gli Atlanta Hawks, finalmente combattiva ed orgogliosa, spuntandola solo dopo un OT (111-114). Assoluto protagonista del match, in positivo e in negativo, è stato LeBron James, autore della 12° tripla doppia della sua carriera ai Playoff (37 punti (14/37 dal campo), 18 rimbalzi e 13 assist). “Davvero incredibile. Non ho mai visto delle statistiche così in una partita di Playoff o in qualsiasi altra. Era contratto, ma sapeva che senza di lui non saremmo riusciti a vincere. Allora ha giocato sul dolore e sui crampi. Semplicemente non ci avrebbe permesso di perdere“, ha sentenziato coach Blatt. Queste le parole del Prescelto: “Ho giocato fino allo sfinimento. Ho dato alla squadra tutto quello che potevo dargli. Dopo partite come questa, il corpo è stanchissimo, ma non mi sarei sentito bene se fossi rimasto seduto in panchina”. “Ho iniziato male, fuori ritmo” – continua Lebron – “Però è una bella sensazione riuscire a fare assist per i compagni. E sono felice di esserne stato in grado“.
Dopo le prove scialbe delle prime due partite, questa Gara-3 lascia un misto di delusione e soddisfazione nella truppa di coach Budenholzer. “Sono davvero orgoglioso di come i miei ragazzi hanno giocato stasera“, è il commento chiaro e semplice dell’allenatore degli Hawks. Una prestazione, bisogna dirlo, condizionata dal flagrant-2 fischiato ad Al Horford a 34” dalla fine del primo tempo, dopo uno scontro con Dellavedova. Una sanzione considerata eccessiva nell’ambiente di Atlanta, che ha privato la squadra del giocatore, fino a quel momento della partita, apparso più in forma. “Penso che sia stato lui a venire verso di me, ma avrei dovuto gestirla meglio. Non bisognerebbe restar coinvolti in queste cose, e sicuramente l’ho imparato per il futuro“, è il pensiero del diretto interessato. Il dominicano non vuole bollare come scorretto Dellavedova, ma aggiunge altro: “Bisognerebbe trovare un limite, ad un certo punto. Noi siamo lì per competere. Ma lui deve imparare, nel senso che gioca in questa lega da appena due anni o giù di lì, e fuori dal campo siamo come una grande confraternita. Non voglio dire che è stato malizioso, ma deve imparare“. “Non so se l’abbia fatto di proposito o meno” – continua Horford – “Forse no, ma sai, con il suo curriculum, ho pensato lo fosse. Ancora, da parte mia, credo sia stata una decisione deludente“.
L’episodio ha scatenato altre reazioni, da ambo le parti. “Non ho visto molto, ma poi ho guardato il replay” – dice DeMarre Carroll – “Ho visto Dellavedova tuffarsi. L’ha fatto anche con Kyle, che dovrà subire un’operazione chirurgica e star fermo 4-6 mesi. E adesso lo ha fatto anche con Al. Credo che Al non l’abbia sopportato e ha fatto quello che ha fatto“. “Penso che Matthew sia solo molto competitivo” – continua il prodotto di Missouri University – “A volte, quando si compete in modo così duro, capita di esagerare. Così, c’è una sottile linea di confine tra l’essere agonisti e l’essere pazzi. Al ha fatto quello che riteneva giusto per la propria squadra, prendendo posizione. Ed è stato buttato fuori“. Parla anche Bazemore: “Gli arbitri si sono riuniti e hanno guardato per 10 minuti, poi hanno deciso. Su questo non possiamo discutere. Ma quando vai a vedere il passato di Dellavedova, ci sono molte cose da dire. Alla fine, però, non importa. Abbiamo perso Al e avevamo ancora una partita da giocare davanti“.
Di tutt’altro tenore, ovviamente, le dichiarazioni da parte dei Cavs. “Non sono assolutamente d’accordo” – dice Dellavedova – “Io sono stato colpito. Guardando dalla linea di fondo, si può vedere lui che mi sta tirando il braccio“. In difesa del compagno, accorre LeBron: “Non vogliamo far male agli altri giocatori. Non è così. Noi vogliamo che ci sia fratellanza alla fine della giornata, una famiglia NBA. Ma giochiamo per vincere e lo facciamo in modo aggressivo. Ecco, di questo si tratta. Questo ragazzo lavora sulle sue gambe ogni singolo giorno. Batte i pronostici e cerca di giocare più forte che può ogni singola notte. Se vogliono concentrarsi su Delly, si stanno concentrando sulla persona sbagliata“. Anche altri compagni difendono l’australiano. Dice di lui Shumpert: “Io vedo Delly come uno di quei ragazzi che non smette mai di lavorare, di combattere fino a che non vede che il possesso ce l’abbiamo noi. Un tipo del genere, che ti gioca sotto pelle, può portare a certe reazioni negli avversari, soprattutto in situazioni di gioco ad alta intensità. Se si vede l’azione, Delly sta solo cercando di liberarsi, perde l’equilibrio, è aggrovigliato tra le braccia di Al e cade sul suo ginocchio. Non credo che, una volta rivisto tutto, Al darà di matto su questo“.