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Glory Road #5 - Welcome to Jurassic Park

Bentornati tra le righe della Glory Road, che si colloca in un periodo caotico per la federazione a cui fa riferimento. Il distacco tra Ovest ed Est diventa sempre più abissale e nella costa da noi più lontana la battaglia si fa sempre più aspra: con l’arrivo di Rondo in quel di Dallas, sono almeno 7 le candidate di diritto ad un anello. Designare oggi le Finals è davvero un’impresa ardua, perché l’altra parte del tabellone è invece dominata dall’exploit di franchigie sorprendenti quali Atlanta, Toronto e Washington, che hanno ultimato il loro processo di crescita ed hanno prepotentemente sovvertito le gerarchie degli ultimi anni. Abbiamo bene o male accennato a ben 10 delle migliori compagini attualmente in Nba, il nostro ospite è attualmente sotto contratto con una di queste? Assolutamente no. Ecco ai miei lettori, sua magnificenza Chris Bosh!

You’ll play basketball my way. My way is hard

Causa la stagione totalmente anonima che stanno disputando in quel della Florida, in pochi si sono accorti che il centro nativo di Dallas, libero dalle pressioni imposte dal King, sta mettendo su una delle migliori regular season della sua carriera. Con 21.6 punti a partita e 8.2 rimbalzi infatti, Bosh è straordinariamente tornato alle cifre che lo hanno reso un pezzo pregiato della lega, quando aveva trovato una casa fuori dagli Stati Uniti. Ed è proprio lì che parte la sua e la nostra storia, nel freddo Canada dove vanno in scena i match dei Toronto Raptors, quelli che oggi dominano la Eastern Conference.

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Alle volte il destino ce la mette tutta per farci fare due risate, e nel Draft del 2003 l’impegno è stato ripagato. Per anni si giocherà tantissimo sulla somiglianza di Chris con alcune specie di dinosauri, ed essere scelto da una franchigia che ha come simbolo il dinosauro stesso non può che far sorridere (o addirittura innamorare, se avete questo strano tipo di feticismo) gli appassionati della disciplina. Quello che combina però il centro in quel di Toronto ha poco di comico, numeri esorbitanti e record battuti ad ogni partita lo hanno fatto diventare una vera leggenda per la storia della squadra, superabile forse solo da chi porterà i Raptors al primo anello. Prima gli All-Star Game, poi la nazionale, i playoff da terzi nella Conference, il feeling con Bargnani e il record di punti, il tutto diretto e coordinato dalla mano di coach Mitchell (Migliore dell’anno nel 2007). La situazione però non è davvero così idilliaca come si può immaginare, a Chris manca vincere qualcosa e sicuramente essere eliminati dai playoff al primo turno ogni anno non è gratificante. Si arriva al 2010 con in mente una scelta decisiva: rinnovo o vado altrove?

Ed ecco che si ritorna al Draft del 2003, quello delle grandi stelle. Le prime 5 scelte rispondono ai nomi di James, Milicic,

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Anthony, Bosh e Wade. C’è una persona che la sa lunga riguardo a titoli vinti: è All-American (giocò la mitica partita del college che ispira la rubrica!), un anello ottenuto da giocatore, 5 da allenatore e tanta voglia di riconfermarsi da dirigente. Il suo nome è Pat Riley e nell’estate del 2010 porta in Florida LeBron James e Chris Bosh, che si affiancheranno a Dwyane Wade per formare i Big Three. Serve a poco ripercorrere il quadriennio che ha fatto la storia degli Heat, vi basti sapere che due dita del nostro Velociraptor preferito non sono più vuote. E se avevamo dei dubbi sull’effettivo clima pacifico in Canada, qui c’è la certezza più assoluta che l’inferno cestistico è arrivato negli USA. LeBron vuole sempre vincere, Bosh non accetta di essergli inferiore in quanto ad importanza e Wade è troppo legato alla città per piantare baracca e burattini. La sconfitta contro gli Spurs altro non è stata che la goccia che ha fatto traboccare il vaso e i tre sono tutti in scadenza di contratto. James andrà via, Wade resta fedele, e Bosh?

Ci sarebbe la grande tentazione di ricominciare da capo, di andare in Texas e vincere ancora, con Howard ed Harden. L’affare sembra concluso, ma all’improvviso tutto salta e Chris resta a Miami. Ultimamente il centro ha confessato che gli stress di avere tre grandi nomi nello stesso quintetto sono troppo difficili da affrontare, iniziare una nuova avventura avrebbe comportato altre situazioni spiacevoli che aveva già provato sulla sua pelle. La verità a mio parere è che esistono giocatori semplicemente troppo egocentrici per essere secondi (o addirittura terzi) a qualcuno, e Bosh è uno di quelli. Vincere i titoli, soprattutto in questo sport, non è di primaria importanza, molti scelgono di essere osannati dal loro pubblico, spesso prendendo la decisione migliore.

You wanna quit? You quit right now, you’ll quit every day for the rest of your life.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone