Glory Road #4 - Dendroaspis polylepis
Il Dendroaspis polylepis (comunemente conosciuto come Mamba Nero), considerato uno dei rettili più velenosi e pericolosi del mondo, è un ofide che raggiunge anche i 4 m di lunghezza, una dimensione considerevole per un serpente velenoso. Diffuso in Africa, è il più veloce di tutti i serpenti, essendo capace di spostarsi fino a 20 km l’ora. No, non avete sbagliato sito cliccando per sbaglio su Discovery Channel tra i vostri preferiti, è solo il modo più colto di introdurre il quarto ospite della Glory Road: Kobe Bryant.
You’ll play basketball my way. My way is hard
Argomento tra i più difficili da trattare, la guardia più famosa e vincente del nuovo millennio sta vivendo questa stagione 2014-15 nel modo più altalenante possibile, tra le gioie delle prestazioni personali e i dolori dell’ennesima annata di transizione. Infatti se da una parte Kobe ha la media più alta di punti in tutta l’Nba (26 a partita), dall’altra i suoi amati Lakers procedono con un passivo di 5 vittorie contro 14 sconfitte, un risultato imbarazzante per una franchigia che ha dominato svariati decenni di basket statunitense.
Non si può non incolpare principalmente il livello non eccelso del team, che comunque schiera in quintetto giocatori abituati ai playoff come Boozer o Lin, ma anche la poca fiducia che il numero 24 ripone nei compagni ha un peso da tenere in considerazione. 4.9 assist a partita forse non saranno pochi, ma le palle perse per scegliere la soluzione personale gravano sulle spalle dei giallo-viola: come fai a vincere una partita se da solo fai 40 punti ma tagli fuori il resto del team? Sono consapevole che mi accuserete di blasfemia, ma l’egoismo ti porta alle gratificazioni, non alle vittorie.
Non è un caso che il 60% degli anelli che adornano la sua mano siano stati vinti quando, che lo si accetti o no, ricopriva il ruolo di secondo violino. Nella Los Angeles plasmata da Phil Jackson tutti avevano la loro importanza fondamentale, ma c’era un solo giocatore che sovrastava l’intero panorama: Shaquille O’Neal. Nei tre titoli vinti il gigante di Newark ha monopolizzato i trofei personali, portando a casa un titolo di MVP della regular season e ben 3 delle Finals.
Ma a Kobe non è mai andato giù il dover anche solo condividere i riflettori e, come successo più tardi con Howard, la rottura è stata inevitabile. Allora via Shaq, troppo ingombrante, e dentro Gasol, giocatore dalle qualità eccelse ma con lo spirito giusto per essere un comprimario. Gli ultimi due titoli, conquistati contro Orlando prima e Boston poi, hanno consacrato il mito di Bryant, regalandogli anche quei riconoscimenti che tanto aveva bramato, ma che richiedevano le condizioni giuste. Fondamentalmente doveva essere solo.
La voglia di prevalere come atleta rispetto a farlo come collettivo ha portato un buon quantitativo di vittorie, ma ha anche posto un grande ostacolo sul creare una dinastia vincente come ce ne sono state tante in passato. Il ritiro di Fisher, la mancata alchimia con Howard e la recente partenza di Pau Gasol hanno trasformato il Mamba in una versione multimilionaria di Robinson Crusoe. E l’ha deciso lui.
Chi ha ancora intenzione di portare alla gloria la sua franchigia è consapevole, infatti, che liberare un importante spazio salariale contribuirà nel creare un team blasonato che abbia buone possibilità di ottenere risultati degni di nota. Per citare i più recenti, hanno deciso di dimezzarsi lo stipendio sia Duncan che Nowitzki, permettendo agli Spurs di vincere un nuovo anello e ai Mavs di puntare a farlo quest’anno, con la riconferma di Ellis e gli arrivi di Chandler e Parsons.
Kobe invece ha volutamente scelto di restare da solo, siglando alla veneranda età di 36 anni un contratto da 48.5 milioni in due anni, che considerando il Salary Cap e le finanze dei Lakers difficilmente consentirà di portare in California 2-3 ottimi giocatori.
E’ così che si arriva alla desolante situazione attuale, con i fan che celebrano Bryant per i 32000 punti e che lo innalzeranno al cielo quando con tutta probabilità supererà anche Jordan nella classifica all-time. Quando suona la sirena, però, la tua squadra ha perso e lo sguardo è al suolo, e non c’è record o ingaggio che ti possa consolare.
You wanna quit? You quit right now, you’ll quit every day for the rest of your life.