Glory Road #2 - That's Amar'e
You’ll play basketball my way. My way is hard
Bentornati nel Don Haskins Center di El Paso Texas, per la seconda edizione della Glory Road. L’inizio di stagione è stato davvero particolare in Nba, tra i giovani che sembrano troppo giovani e i grandi che giocano a fare i piccoli, con i favoriti Clippers, Spurs e Cavaliers che arrancano non poco. Il tutto mentre in giro per l’America si cerca ancora qualcuno in grado di fermare i Rockets, freschi di un record (6-0) che non veniva raggiunto dalla stagione 96-97 e ottenuto vincendo tutte le partite con 10 punti di scarto, come non succedeva da ben 29 anni. L’ospite della settimana gioca in una di queste importanti franchigie? No.
L’ospite della settimana vive a New York da ormai 4 anni, ha un passato glorioso in quel di Phoenix, pesa 111 kg per 211 cm e indossa degli stilisticamente discutibili occhiali: il suo nome è Amar’e Stoudemire. Perché proprio lui? Insomma, il momento di parlare delle vecchie glorie arriverà, ma la precedenza andrebbe data a chi sta dominando e dominerà la lega, non certo a un’ala grande che oscilla tra quintetto e panchina nei modestissimi New York Knicks. E se vi dicessi che Stoudemire percepisce uno stipendio più lauto di personaggi del calibro di James, Durant, Anthony, Howard, Rose e chi ne ha più ne metta? So che la vostra vita non sarà più la stessa, ma devo rendervi consci che in tutta l’Nba solo Kobe Bryant (e per solo 90.000$) viene pagato più che il nostro amico. Non odiatemi.
Ma facciamo un passo indietro e esaminiamo il perché di questa scelta. Stoudemire, che se ne voglia dire, ha avuto un’ottima carriera, ottenendo una media realizzativa decisamente sopra la media e venendo considerato spesso uno dei migliori lunghi (sia come centro che come ala grande) dei primi 10 anni del nuovo millennio. Il connubio formato insieme a Nash nei Suns resterà nella mente degli appassionati per molti anni a venire (devo confessare che io stesso ero letteralmente innamorato della coppia) e nonostante non siano riusciti a portare alla gloria la franchigia, hanno dominato in lungo e largo per anni.
Ecco che quindi, con la partenza di Mike D’Antoni direzione NY, Amar’e comincia a valutare l’idea di cambiare aria, un’aria più pregna dell’odore del dollaro, l’aria della Grande Mela. Ecco che si riscontra il primo problema, quello economico: come puoi offrire un contratto quinquennale per un totale di circa 100 milioni? Anche i novelli studenti di economia riuscirebbero a capire l’errore basilare dell’investimento, laddove se la “scommessa” viene vinta per tutti e 5 gli anni, hai semplicemente pagato tanto per le tue vittorie, ma nel momento in cui perdi la scommessa, ti ritrovi con una squadra congelata intorno a un giocatore che ovviamente non rinuncerà ad un così grande ingaggio negli ultimi anni buoni della sua carriera. Il secondo grande problema, forse anche più grave, è di natura tecnica: per ricreare le condizioni che hanno reso il tuo pezzo pregiato un cestista dominante bisognava portare alla franchigia quell’assistman che a Phoenix si incarnava nella figura di Steve Nash.
Invece hanno preso Anthony, anche lui pagato fior di milioni e stilisticamente inadeguato al gioco da finalizzatore che chiedeva Stoudemire. Le premesse erano pessime e nonostante i Knicks fossero e sono una delle franchigie che più spendono per gli stipendi, di risultati importanti non se n’è vista nemmeno l’ombra. Come se al peggio non ci sia mai fine, le volpi che risiedono nel Madison Square Garden hanno deciso, all’inizio della scorsa stagione, che il motivo delle pessime prestazioni di Amar’e era da indicare nel giocatore stesso e non nelle scelte societarie discutibili, accollandosi l’ennesimo grande stipendio non funzionale alla crescita del team. Stiamo parlando, dispiace dirlo, del nostro Andrea Bargnani, che ha in breve tempo scalzato dal quintetto Stoudemire, che ha ripreso il suo posto in squadra solo dopo l’infortunio dell’azzurro.
E’ così che Stoudemire si appresta a vivere l’ultima stagione in quel di New York, relegato ormai a un posto da attore non protagonista e con l’onta di “aver bloccato” il processo evolutivo della franchigia, che probabilmente investirà il suo pesante stipendio in una squadra completa costruita intorno a Melo (a meno che non facciano l’ennesima scelta da biasimare). La mia personale opinione è che risulta triste vedere come delle scellerate decisioni abbiano infangato la fase finale della carriera di un ottimo giocatore, reo semplicemente di essersi trovato nel posto sbagliato, al momento sbagliato, con l’ingaggio sbagliato.
You wanna quit? You quit right now, you’ll quit every day for the rest of your life.