Glory Road #10 - Chi vuol essere MVP?
STEPH CURRY – I pochi scettici che dopo lo scorso anno ancora dubitavano dell’effettivo dominio imposto dal numero 30 in maglia gialloblu sono stati prontamente smentiti dallo strepitoso primo mese. Come se non bastassero dieci partite senza nessuna sconfitta, Curry ha addirittura alzato l’asticella sfoderando prestazioni ai limiti dell’umano nelle ultime due gare, asfaltando da solo prima Memphis e poi Minnesota. Ad oggi nessuno sembra reggere i suoi ritmi e per quanto possa essere prematuro, è difficile non pensare ad una riconferma come padrone della lega.
JAMES HARDEN – Inizio decisamente difficile per lui e per i Rockets, con tre sconfitte difficilmente digeribili nelle prime tre gare. Il Barba ha però dimostrato a tutti di sapere e poter vincere le partite anche da solo quando la situazione lo richiede è così Houston ha recuperato terreno nella Western Conference. 37 punti contro i Thunder, 42 contro i Kings e 46 contro i Clippers prima del l’ennesima prova incolore di gruppo nella sconfitta in casa con i Nets. C’è bisogno di più continuità, ma quando Harden è in giornata difficilmente si può tenere a bada.
BLAKE GRIFFIN – Terzo nome per il Draft del 2009 in corsa per l’MVP di quest’anno, dopo i già blasonati Harden e Curry. Il ragazzone sempre più leader dei Clippers ha espresso grande gioco e mostrato tutti i suoi miglioramenti fin dalle prime uscite stagionali, piazzando medie superiori alle aspettative e di conseguenza contribuendo alle tante vittorie all’esordio. Il trend si è pericolosamente invertito nelle ultime gare, aumentando il distacco dai Warriors (unica vera squadra con un buon ruolino di marcia ad Ovest). L’ultima gara in quel di Phoenix l’ha addirittura visto espulso dopo il secondo tecnico a nemmeno metà partita, segno di poca tranquillità da recuperare pienamente al più presto.
LEBRON JAMES – Il Re ha certamente risentito dell’ennesima sconfitta subita alle Finals e ha ricominciato sin dall’inizio con l’obiettivo di riprendersi il titolo già da quest’anno. I suoi Cavaliers hanno molta più alchimia è un sistema di gioco ben oliato, come dimostrato dalla grande partenza, macchiata da un’unica sconfitta. James, che nelle ultime stagioni ha sempre gestito quanto più possibile la condizione fisica, sembra invece quest’anno pronto a un tour de force per far arrivare al meglio i Cavs al post-season. Ad est non sembrano esserci rivali credibili, il problema resta dimostrarsi superiori agli attuali campioni NBA.
RUSSEL WESTBROOK – Difficile trovare otto prestazioni iniziali così spettacolari come quelle messe in piedi da Westbrook, praticamente perfetto in ogni fase di gioco. Non a caso il playmaker di Oklahoma City porta avanti quasi una tripla doppia di media, condita da 25.8 punti. Impressionante sia il match con Washington, ma soprattutto quello contro Orlando, dove oltre a 11 rimbalzi sono arrivati ben 48 punti. Con le non sempre ottime condizioni di Durant (che infatti salterà i prossimi 10 giorni), Russell dovrà dimostrare ancora una volta di sapersi caricare la squadra sulle spalle e portarla a diventare quella contender che da anni devono essere.
ANDRE DRUMMOND – Quanti avrebbero effettivamente inserito Drummond in qualsiasi classifica per la corsa all’MVP prima della regular season? Praticamente nessuno, a giusta ragione. Con tutta probabilità il centro di Detroit non riuscirà a reggere questi ritmi per tutta la stagione e verrà penalizzato dagli obiettivi di franchigia, ma il primo mese è stato a dir poco superlativo. Doppia doppia di media abbondante, con più rimbalzi che punti e una mostruosa prestazione contro Portland, dove sono stati 27 i punti e addirittura 29 i rimbalzi. Se si dovesse scommettere oggi, almeno la convocazione all’All-Star Game non sembra per niente un miraggio.
ANTHONY DAVIS – Destinato a dominare la lega in lungo e in largo, Davis è di certo quello partito peggio tra i favoriti nella corsa all’MVP. Disastroso il record di squadra, con i soli 76ers ad aver fatto peggio dei Pelicans e un ultimo posto ad Ovest che è lo specchio del momento attuale della franchigia. Davis non ha certo abbassato estremamente le sue medie, con più di 25 punti e 9 rimbalzi, ma ad oggi non sembra ancora pronto per portare da solo sulle spalle una squadra non certo a livello di una contender. I playoff non sembrano poi impossibili, ma c’è bisogno di ricominciare a correre il prima possibile.