Gli 81 di Kobe: il racconto di Charlie V
“Lasciate che vi racconti di quando ne segnai 13 contro i Lakers. La gente me lo chiede spesso ma è dura trovare le parole giuste” le parole sono di Charlie Villanueva ala forte dei Dallas Mavericks che 10 anni fa circa era in campo allo Staples Center di Los Angeles la sera in cui un ragazzo di nome Kobe e dal cognome immaginiamo sottinteso segnò 81 punti.
“Era semplicemente una di quelle notti, sapevi già che ogni suo tiro sarebbe entrato. Prese rimbalzi, recuperò un paio di palloni, una bella stoppata… non so cosa ci sia da dire a riguardo. Oggi è il decimo anniversario di quella partita, ed è dura credere dove sia finito il tempo. Ancora oggi mi stupisco quando la vedo, tutti questi anni dopo.”
“Quando le persone vedono una grande azione o una grande prestazione cosa dicono sempre ? Sembra un videogioco. Quando le persone mi domandano come era stare in campo quella notte e io rispondo “era come un videogioco” non parlo solo di qualcosa di visivo che vorresti rivedere. Non c’è bisogno che io lo riveda, già l’ho visto. Io intendo l’altro aspetto del videogame, giocare contro di lui era giocare contro una macchina.
Nella mia prima partita contro di lui, il 5 dicembre 2005, aveva finito la partita a 11 punti e non sto scherzando. Era il mio anno da rookie e in quella partita la tattica fu: lasciamo che siano gli altri a batterci, ma conteniamo Kobe, in effetti lui non segnò molto ma fece segnare gli altri e i Lakers vinsero facilmente quella partita.
Ma la cosa divertente di quella partita non fu che Kobe avesse segnato 11 punti, fu che anche io ne segnai 11. Esattamente 11 punti e ricordo che ero solo un rookie allora e i miei
amici mi scrissero messaggi del tipo : tu e
Kobe, lo stesso numero di punti. Dopo la
nostra partita successiva contro i Lakers i messaggi che ricevetti furono un po’ diversi.
Allora qual’era il piano nella partita del 22 gennaio ? (le persone ridono sempre arrivate a questa parte): lasciamo che Kobe faccia il suo, so che sembra difficile da credere in retrospettiva ma il piano era questo: fermare i suoi compagni e lasciare che provasse a batterci da solo. La cosa ironica che la gente tende a dimenticare è che il piano partita stava funzionando, Kobe ne aveva segnati 26 all’intervallo ma noi eravamo sopra di 14. “Alla grande” pensavamo, non vorresti ma concedere 50 punti a un giocatore è ovvio, ma se questo ti permette di battere una squadra allora lo accetti, e fu esattamente quello che fece Kobe, ne segnò 50, 55 per essere precisi …nel secondo tempo.
Lasciate che risponda a una domanda: si sapevamo quanti punti avesse fatto Kobe, eravamo concentrati sulla partita ma ad un certo punto era diventato evidente che quella fosse la notte di Kobe Bryant.
Veloce lezione di storia: il 20 dicembre 2005 Kobe ne aveva segnati 62 in tre quarti contro i Mavericks, da quella prestazione iniziò uno dei mesi per singolo atleta più impressionante, non della storia del basket, ma dello sport, in ordine ne segnò partita per partita: 62, 37, 45, 48, 50, 45, 41, 38, 37, 51, 37 … 81.
In campo dall’altra parte c’era anche Lamar Odom, veniamo entrambi dal Queens, siamo legati e giochiamo anche in un ruolo analogo, così ogni volta che c’era la possibilità di scambiare due chiacchiere con lui lo facevo, ma allo stesso tempo eravamo entrambi molto competitivi ovviamente, e quella sera non fu diverso.
Nel terzo quarto Kobe era a 50, noi eravamo entrambi a rimbalzo per un tiro libero, entrambi avevamo ancora la faccia seria, la faccia da partita, e nessuno dei due voleva ammettere cosa stava accadendo, all’improvviso vedo in un angolo della sua bocca un sorriso accennato, poi inizia a sorridere per davvero, è stato un momento surreale. Dopo qualche azione gli vado vicino e gli domando “sta succedendo davvero ?” lui mi guarda con uno sguardo misto di amicizia, divertimento e pietà e risponde “assurdo …assurdo”. Quando la partita non aveva più storia, l’unica curiosità che restava era a quanti punti si sarebbe fermato Kobe, alla fine furono 81. Quello era il numero che era segnato sul tabellone luminoso dietro di noi. Era il numero che sarebbe stato ripetuto all’infinito su SportsCenter. Era il numero che sarebbe stato scritto su cappellini. T-shirts, sugli stendardi, i poster, le pagine di wikipedia, nei DVD, era il numero che avremmo sentito, visto e di cui avremmo parlato per il resto delle nostre vite. Questo è il numero sui cui, 10 anni dopo, ho scritto questo.81 punti…
Ad ogni modo io segnai 13 punti con 6/10 dal campo, non male.”