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Emergenza uragani, la lettera di Tim Duncan

Con l’America alle prese con una delle più gravi emergenze legata agli uragani degli ultimi anni, Tim Duncan è intervenuto su The Player’s Tribune con una lettera con cui invita i cittadini statunitensi a dare una mano in questo momento di difficoltà: «Non sono uno che normalmente parla alla stampa o scrive pubblicamente. Quindi mi sento un po’ a disagio. Non ho Twitter, non ho Facebook. Le interviste sono ok, ma meglio quando sono brevi. Però adesso sono qui per chiedervi un favore, che non vi chiederei se non fosse così importante. La comunità del basket mi ha dato tanto negli anni, ma adesso ho bisogno della vostra attenzione per qualche minuto. Esattamente mentre sto scrivendo, le Isole Vergini Americane, il posto dove sono nato e cresciuto, sono state devastate dall’uragano Irma. La gente del posto sta soffrendo, molti sono miei amici di vecchia data. Le previsioni dicono che un’altra tempesta di Categoria 5, l’uragano Josè, sta per arrivare. Nessuno sa come sarà il posto quando smetterà di piovere. Ora il tempo è fondamentale. Io sto donando immediatamente 250.000$ per gli sforzi di soccorso dovuti alla tempesta nelle Isole Vergini. E ancora di più, vi prego di andare avanti con le donazioni fino al primo milione. Ecco la vostra parte, dovete andare QUI (https://www.youcaring.com/21USVIHelp) per fare una dotazione. Ho messo altre informazioni alla fine dell’articolo. So che non tutti possono donare, e va bene, del resto molti di voi hanno già fatto la loro parte donando alle vittime dell’uragano Harvey e degli incendi sulla West Coast. Ma se potete, ecco cosa posso promettervi: ogni dollaro donato andrà direttamente dedicato agli sforzi di soccorso sul posto».

L’ex leggenda degli Spurs ha poi ricordato “Hugo” l’uragano che devasto le Isole Vergini nel 1989: «Io ho già vissuto un uragano, ho visto la sua distruzione ed ho visto perché avere gli aiuti subito è così importante. La più grande tempesta che abbia mai colpito le Isole Vergini è stata l’Uragano Hugo, di Categoria 5 proprio come Irma. Era il 1989 ed avevo 13 anni. Avevo appena ricominciato la scuola. La gente parla ancora di Hugo. Alcuni dicono che l’isola non è più ritornata ad essere normale. Ecco quanto grave è stato il danno. Parlano anche del ritardo nei soccorsi nei giorni importanti dopo la tragedia, principalmente a causa delle piccole dimensioni dell’isola e della sua distanza dalle grandi città. Hugo ha colpito di notte. La prima cosa che ricordo è una grande esplosione dalle finestre. Mia madre e mia sorella sono entrate di corsa nella mia stanza e mi hanno preso per mano e portato in un’altra stanza. Abbiamo passato il resto della notte in un piccolo bagno con gli occhi ben aperti. Nessuno di noi riusciva a dormire. Sentivamo gli scoppi dei detriti. Ogni tanto mi giravo nel corridoio verso mio padre, che stava guardando il nostro soffitto. Una delle travi si era rotta e durante la notte la crepa diventava sempre più grande. Penso che mio padre stesse pregando. Il nostro tetto è rimasto in piedi, ma altri non sono stati così fortunati. Alcuni sono morti, molti feriti. I sopravvissuti si sono svegliati trovando il nostro quartiere distrutto. Molte case del nostro vicinato non avevano più i tetti o i muri. I nostri vicini avevano perso la loro casa ed avevano passato la notte nascosti nei mobili della cucina. Poi sono stati nostri ospiti per un po’. Hugo ha paralizzato l’economia. La gente ha perso il lavoro. I prezzi del cibo sono andati alle stelle. Per i successivi sei mesi in alcune parti dell’isola non c’era energia e la scuola fu sospesa per circa due mesi. Dovevamo bollire l’acqua per bere o cucinare. Io diventai bravo a farmi la doccia con un secchio. Eravamo senza elettricità e quindi dovevamo ingegnarci per mantenere cibi e bevande freddi. Mi ricordo che legavo le corde alle brocche del latte per raccogliere l’acqua piovana. L’acqua lì era molto più fredda. Ho imparato ad adattarmi come tutti gli altri. Ogni tanto la gente trovava un generatore e le famiglie facevano a turno per usarlo per un paio d’ore ciascuno. La priorità era sempre dare l’energia per la luce o i frigoriferi. Essendo un bambino io volevo guardare la TV o giocare ai videogiochi (avevo il primo Nintendo e “Zelda” era appena uscito), ma sapevamo di doverci concentrare su cosa era necessario e non su cosa volevamo».

Infine l’appello a non lasciare soli gli abitanti delle isole: «Io scrivo questo per chiedere aiuto a voi, ma vi chiedo anche di non dimenticarvi di isole come le Vergini, St. Martin e altre.
La notizia della tempesta probabilmente non si sentirà più, ma ci sono persone VERE, persone buone, che hanno bisogno del vostro aiuto e non lo dimenticheranno mai».

 

Traduzione di Marco Canemi per Overtime – Storie a spicchi

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone