D-Rose, l'altro LeBron che non ce l'ha fatta. "Non conosco i motivi della mia trade"
“Non so il perchè della mia trade, ma voglio ringraziare i Chicago Bulls, voglio ringraziarli per davvero”. Comincia così la conferenza stampa con cui i New York Knicks presentano Derrick Rose. Un colpo inaspettato, un altrettanto inaspettato cambio di maglia. Lui, D-Rose, 28 anni il prossimo ottobre ed un titolo da MVP della stagione regolare in bacheca, a Chicago ci è nato e di Chicago era il simbolo. Lui, uomo di Englewood che aveva respirato la città in ogni angolo, che dopo un solo anno di Memphis al college era tornato per portare in alto la sua città, adesso Chicago la vedrà solo nelle trasferte dei ‘suoi’ Knicks.
Un duro colpo per tutti i tifosi della Windy City. Nonostante l’ultimo triennio assolutamente difficile per D-Rose, infatti, il ragazzo è sempre stato un simbolo per squadra e tifosi, un esempio da seguire ed emulare. L’altra faccia di LeBron; come il King che ha appena messo al dito l’anello, anche Rose ha un legame viscerale con la sua gente, una città al seguito, un sogno da regalare. E come LeBron, ora, si ritrova lontano da casa; il primo aveva conosciuto Miami solo per seguire la strada del successo, il secondo si ritroverà al Madison Square Garden sperando di poter tornare ad essere almeno lontano parente del giocatore che dominava in lungo e largo la Lega qualche anno fa. Il ritorno, qui, non pare cosa legittima da immaginare. E le speranze di titolo per NY, non ce e vogliano i tifosi della Grande Mela o l nostro Maestro Zen, sono appunto speranze troppo lontane dalla realtà. Quindi, chi ci ha guadagnato di più da questo cambio maglia?
Non i tifosi, di certo. Quelli di Chicago ora si ritrovano senza un idolo e senza fiducia, con una squadra che, se perdesse anche Gasol, sarebbe nel bel mezzo della smobilitazione. Quelli di New York, invece, dopo aver già invaso gli store per acquistare la nuova numero 25 del chicagoano, aspettano al varco Rose, consapevoli che, nonostante le sue parole – “Dal punto di vista fisico mi sento vicino al rientro al top, sento che qualcosa di buono stia per arrivare” -, il meglio del meglio il ragazzo non possa ormai darlo, frenato da ginocchia tropo fragili per tutto quel talento. I Bulls hanno fatto una scelta chiara: è Jimmy Butler ora l’uomo franchigia, la pedina su cui costruire il futuro. Sarà la scelta giusta? Non è detto, come sempre quando si sceglie di ripartire da un secondo violino. È Jordan che porta Pippen, non viceversa; ma evidentemente Rose non era più il Jordan della situazione.
Quella di DR è stata però una scelta curiosa anche dal punto di vista dei Knicks. “Aiuterà la squadra ad essere più sicura e produttiva” ha detto Phil Jackson per presentare l’arrivo del ragazzo. Se NY pensa alla sua Triangle si spiegano l’arrivo di Rose e l’interesse per Howard; in caso contrario, quanto sarà possibile la coesistenza tra l’ex numero 1 dei Bulls e il capitano Melo Anthony? Entrambi sapranno darsi una mano, giunti a punti molto diversi delle loro carriere. Anche Melo è un soldato in battaglia, ma il suo sogno di portare un anello a Manatthan sembra ormai una chimera.se i due sapranno dividersi gli spazi, in attesa di un mercato che rinforzi la squadra in ogni dove, al Madison potrebbero cominciare a divertirsi. “Non so ancora dirvi cosa senta” – ha aggiunto Rose alla presentazione – “So solo che vedo il mio volto sui cartelloni per strada e mi sembra strano”. Strade che non sono più casa sua, quella Chicago che con lui era tornato a sognare e che per lui farà il tifo sempre. Perchè “puoi togliere un chicagoano da Chicago, ma non Chicago da un chicagoano”, dicono in Illinois.