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Curry è sbarcato alle Finals. E se in Gara 5 dovesse ripetersi...

Cosa sia realmente successo nella testa di Stephen Curry in 48 ore nessuno lo saprà mai. Probabilmente tutti, però, sapranno, perché visto dal vivo, che qualcosa è cambiato per il due volte MVP della stagione regolare. Non solo in termini di punti – Steph è passato dai 19 punti di Gara 3 ai 38 di stanotte, praticamente il doppio -, quanto in apporto alla squadra, in aiuto ad un team, i Golden State Warriors, che ora avevano davvero bisogno di lui. La prima uscita in casa dei Cleveland Cavaliers non era stata il miglior biglietto da visita per un team che non solo arriva da due vittorie nei primi due incontri, ma ha anche da difendere il titolo conquistato un anno fa: zero difesa, zero attacco, zero volontà di recuperare un match andato via già a metà gara. Risultato? Cavaliers che vincono di 30 trascinati dalle stelle LeBron James e Kyrie Irving. Non tutto era andato perduto, ma vincerne almeno una alla Quicken Loans Arena sarebbe stato vitale per questi Warriors; un po’ per evitare la piena rimonta, un po’ per avere a disposizione tre partite per poter vincere il secondo anello di fila.

La difesa di Cleveland sugli Splash Brothers, che era stata quasi perfetta nei primi tre episodi della serie e soprattutto nella gara di 48 ore fa, è venuta giù tutta d’un colpo; pochi erano stati i segnali di vita di Curry e Thompson fino a stanotte, quando insieme hanno poi fatto registrare 63 punti dei totali 108 finali. Una cifra importantissima, fondamentale, considerando anche le percentuali con cui hanno portato a casa il bottino: 7/13 dall’arco per Steph, 4/9 per Klay, anch’egli chiamato al riscatto. Smith ed Irving hanno piano piano allentato la presa sui due fuoriclasse ospiti, ma sono stati bravi soprattutto gli altri Warriors a permettere ai due di entrare in ritmo partita; Golden State con le spalle al muro aveva solo bisogno di loro.

Così ci si ritrova il Curry che si aspettavano tutti, quello capace innanzitutto di tenere attaccati i suoi quando i Cavaliers provavano a scappare, poi di sancire il sorpasso e quindi l’allungo decisivo. Sul finale è catalizzatore del gioco, visto che dalla lunetta chiude con un 9/10 che tiene lontani i padroni di casa negli ultimi minuti, quando LeBron ed Irving vorrebbero riaprire il discorso. Il 3-1 concede a GS un po’ di respiro, visto quanto successo due notti prima; a Steph, invece, dà modo di tornare ad alzare lo sguardo su quel che è ancora capace di fare. Una prestazione così non si vedeva da Gara 7 contro OKC quando era stato artefice principe del successo definitivo nella serie davanti ad una Oracle Arena che lo acclamava col grido di “MVP”. Lo scorso anno, il premio di miglior giocatore delle Finals gli è stato ‘scippato’ da Iguodala. Anche quest’anno non è sembrato il miglior interprete dei suoi, ma se lunedi dovesse ripetere una prestazione del genere anche in California, consegnando ai suoi il secondo titolo di fila, quanti avrebbero il coraggio di non pensarci anche solo per un attimo?

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone