Emergenza Covid-19, la NBA valuta le 'porte chiuse'. LeBron James: "Senza tifosi non gioco"
Con la diffusione dell’epidemia da Covid-19 (coronavirus) anche negli Stati Uniti, con alcuni Stati che hanno dichiarato lo stato d’emergenza, la NBA sta valutando l’evolversi della situazione, per prendere le misure che saranno ritenute necessarie.
Qualche giorno fa, la Lega aveva diramato delle linee guida, contenenti delle misure per prevenire il contagio, rivolte sia alle franchigie che ai giocatori, chiedendo di limitare al massimo (se non eliminare per il momento) qualunque contatto con i fan.
Nella notte (italiana), però, la NBA ha diffuso tra le 30 franchigie una nota, nella quale rende noto il fatto che si sta ragionando sul da farsi, non escludendo la possibilità, come già sta avvenendo ad esempio in molti sport e in vari Paesi europei (Italia in primis), di poter giocare le partite senza pubblico, a porte chiuse.
La nota chiede in pratica alle franchigie di farsi trovare pronte ad affrontare questa eventualità, identificando le azioni necessarie e d individuando lo staff essenziale per garantire il regolare svolgimento delle partite, ad eccezione del personale dei media e di altre persone normalmente presenti. Inoltre, le franchigie dovranno prepararsi ad effettuare controlli sulla temperatura di giocatori, membri degli staff e arbitri.
Arrivano le prime reazioni da parte dei protagonisti. Se Kemba Walker fa buon viso a cattivo gioco (“Sarebbe davvero terribile, oltre che strano, scendere in campo senza tifosi. Ma la situazione si sta aggravando, quindi non so…“), LeBron James si mostra assolutamente contrario alla possibilità di giocare senza i fan sugli spalti.
“Giocare a porte chiuse, senza tifosi? Per me è impossibile, non gioco” – ha commentato netto nel post del vittorioso match contro i Bucks di Giannis Antetokounmpo – “I tifosi devono esserci, io gioco per loro e per i miei compagni, lo sport esiste per questo. Se io dovessi presentarmi in palazzetto e non ci fossero tifosi, io non gioco; poi chi di dovere faccia quel che deve. Da quando gioco a basket non mi è mai capitato di giocare una partita a porte chiuse“.
MAGIC, COACH CLIFFORD RICOVERATO E POI DIMESSO
Nella notte, hanno destato preoccupazione le condizioni di Steve Clifford, head coach degli Orlando Magic, di scena a Minneapolis contro i Minnesota Timberwolves, sconfitti 132-118. Nel corso del terzo quarto, Clifford ha dovuto lasciare il palazzetto dopo essersi sentito male, venendo visitato dai medici negli spogliatoi, per poi spostarsi in ospedale per accertamenti, mentre l’assistan coach Tyrone Corbin prendeva il suo posto in panchina.
Per qualche ora i Magic non hanno diffuso aggiornamenti al riguardo e, tra gli addetti ai lavori, cominciava a serpeggiare il timore che il problema avuto da Clifford potesse avere a che fare con il Covid-19. Poi è arrivata fortunatamente la buona notizia: il 58enne coach è stato dimesso dall’ospedale, venendogli diagnosticata una semplice ‘disidratazione’, ottenendo quindi il via libera per riunirsi con la squadra, che ha soggiornato come da programma a Minneapolis.