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Cavaliers, tornare sul tetto del mondo è il sogno mai celato

I Cavaliers sono attesi dall’ennesimo capitolo della saga con gli Warriors, eppure il match natalizio è solo l’anticamera di un appuntamento più importante che non si può proprio mancare…


Cleveland Cavaliers – Golden State Warriors, “a voi”.

La rivalità più incandescente degli ultimi anni torna protagonista sul parquet per la sfida natalizia tra i campioni in carica e gli agguerritissimi sfidanti.

Una faida ormai radicata di cui tutti gli appassionati di basket non possono davvero fare a meno.

Il match in programma questa sera, come sempre trattandosi di regular season, non darà indicazioni rilevanti su come potrebbero effettivamente andare le cose a giugno qualora – come ad addetti ai lavori e fans appare – la franchigia della Silicon Valley e quella dell’Ohio dovessero incontrarsi in occasione delle Finals.

Quel che è certo è che l’attenzione mediatica del match odierno, unita alla grande rivalità che contraddistingue la contesa stessa, porterà Warriors e Cavaliers a fare di tutto pur di aggiudicarsi il primo round della stagione agonistica 2017-2018.

La solidità di Durant e compagni è ormai cosa nota e, sebbene qualche passo falso, è evidente che gli Warriors restino saldamente i favoriti nella corsa al titolo.

La situazione in casa Cavaliers, d’altra parte, è molto interessante e in tanti si chiedono se questo gruppo sia effettivamente in grado di competere in termini di maggiore credibilità oggettiva al cospetto di un avversario che, lo scorso giugno, ha dimostrato di essere – senza troppi giri di parole – di un altro pianeta.

Le indicazioni che questa prima parte di regular season ha offerto, nonostante un inizio decisamente ad handicap da parte dei discepoli di Sua Maestà, sono positive e, in più di qualche aspetto, i Cavs sembrano aver sistemato egregiamente le cose.

Il contributo dalla panchina

Il primo e più evidente upgrade che Cleveland ha evidenziato in questa prima parte di stagione è, senza dubbio alcuno, legato al contributo da parte dei giocatori in uscita dalla panchina.

I Cavaliers non cedono più di schianto appena LeBron James necessita di prendere fiato e, al contrario, nella speciale classifica che tiene conto dei punti realizzati dai gregari, si collocano al sesto posto con una media di 40.6 a partita.

Nella scorsa stagione Cleveland era ventottesima in questa graduatoria.

Il ruolo di Dwyane Wade

L’arrivo di Dwyane Wade ha significato molto per la franchigia dell’Ohio: l’amico fraterno di James, infatti, un po’ alla volta, ha fatto lievitare la qualità del gioco corale espresso dalla squadra.

Dal punto di vista prettamente comportamentale, “The Flash”, dopo la scelta di Tyronn Lue di affidargli il ruolo di guardia titolare, ha stupito tutti facendo un passo indietro in favore di JR Smith (che non aveva preso affatto bene la notizia, per usare un eufemismo) e, al di là di questa circostanza, ha letteralmente preso per mano i suoi compagni instillando in loro fiducia e serenità da vero leader il quale è.

Per quanto concerne la dimensione tattica, Wade è diventato di fatto la point-guard del secondo quintetto dando il via alla fase offensiva da post o pick and roll alto.

Nonostante la lungodegenza di Thomas, il calvario di Rose e la poca efficacia di Calderon, i Cavs – anche e soprattutto grazie alla presenza di Wade – sono riusciti a garantirsi una certa solidità per quanto concerne la costruzione del gioco e la propria identità tecnico-tattica.

La fase difensiva

I Cleveland Cavaliers e la fase difensiva: un binomio niente affatto perfetto nel corso della scorsa stagione Nba e anche nella prima fase di quella attuale.

Eppure, finalmente i Cavs sembrano essere tornati sul pezzo in fase di non possesso e aver sistemato parzialmente le cose anche in virtù di una chimica di squadra elevata.

L’inserimento di giocatori importanti quali Crowder e Green ha fatto il resto: Cleveland ora può ruotare diversi corpi ed accoppiarli difensivamente a giocatori dal gran potenziale tanto fisico quanto tecnico (Durant, ad esempio).

Il tiro dalla lunga distanza

L’abilità degli arcieri di LeBron James non è un elemento nuovo rispetto a quanto visto in Ohio nelle ultime annate.

Eppure, la capacità di sfruttare soluzioni sistematiche dalla lunga distanza è sempre più il fiore all’occhiello di una squadra che riesce sempre più a “costruire” soluzioni dal perimetro piuttosto che accontentarsene.

Tutti i meccanismi, insomma, sono più oliati e giocatori del calibro di Love e Korver sanno come stare in campo e in quali circostanze sfruttare l’abilità nel fondamentale in questione.

La voglia di rivalsa

Ultimo ma non per questo meno importante elemento che potrebbe lanciare i Cavs nella corsa al secondo titolo della loro storia, dopo l’inverosimile comeback conclusosi nello storico 19 giugno 2016, è la voglia di rivalsa che anima i cuori dei giocatori maggiormente rappresentativi della squadra.

Non solo LeBron James, al suo ultimo anno di contratto e intenzionato come non mai a scrivere un’altra incredibile pagina di storia, ma anche i vari Love, Thompson, JR Smith e soci non hanno mai fatto mistero, a partire dal media day di inizio stagione di voler tornare ad affrontare gli Warriors superandoli sul campo dopo lo smacco delle ultime Finals.

In casa Cleveland, insomma, nonostante il super-team della California, le ambizioni sono alte e, comunque vada a finire il match natalizio di quest’oggi, l’attenzione è tutta rivolta ad un periodo dell’anno che in tanti appassionati attendono con trepidazione.

 

 

 

 

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone