Can you shoot til your arm falls off?
Nella macchina da marketing più incredibile del mondo, ovvero sia quella targata USA, una frase su una qualsiasi t-shirt indossata dalla persona giusta impiega pochissimo tempo a diventare uno slogan. Il nostro titolo, con le dovute modifiche relative all’oggetto di questo focus, è direttamente ripreso dalla maglia indossata ad inizio carriera da un giovanissimo Kevin Wayne Durant, la quale recitava “Tira finché il tuo braccio non cade”. Per quanto lo slogan sia rappresentativo dell’MVP 2013-14, proviamo ad applicare il concetto ad un caso attuale, ampliandolo e trasformandolo in un paragone che può sfuggire ora, ma che si riproporrà puntuale tra circa tre mesi.
Il 6 dicembre 2016 i Cavaliers sono di scena in Canada, nel big match dell’EC contro i Raptors. Con 1:52 da giocare sul cronometro del primo quarto, JR Smith penetra e, dopo aver segnato un raro floater, il suo ginocchio sinistro compie un movimento del tutto innaturale, costringendo l’ex Knicks ad accasciarsi sul parquet. Il super tatuato tiratore dei Cavs rimane a terra, si contorce dal dolore come raramente gli abbiamo visto fare ed è costretto ad abbandonare la gara (https://www.youtube.com/watch?v=ZtR7fg3DoqU). Il responso medico escluderà lesioni gravi e dopo appena 5 giorni (salterà le partite con Knicks e Heat) sarà nuovamente arruolabile e presente nel quintetto base dei Cavaliers. Il rendimento dell’ex Denver Nuggets resta altalenante – ci saremmo straniti solo in caso contrario – con 8.6 punti di media in poco più di 28 minuti di utilizzo a sera, tirando con il 36.2% (50/138) dall’arco dei 7,25. Si arriva alla doppia sfida contro i Milwaukee Bucks e, durante il primo atto, J-Swish è costretto a rifermarsi per via di un problema al pollice della mano destra. Sembrerebbe non così grave come stop ma i test clinici effettuati nei giorni successivi costringono i Cavs a fare i conti con un infortunio più grave del previsto: lo stesso staff medico della franchigia dell’Ohio si esprime definendo la frattura come “complessa”. Tempi di recupero: 3 mesi.
Per quanto possa essere pazzo, sregolato e ingestibile, l’assenza così prolungata di un giocatore del genere non è da sottovalutare nel corso di una lunghissima regular season. La pericolosità sul perimetro che garantisce un giocatore dal rilascio così rapido non si rimpiazza con Andrew Liggins, con Iman Shumpert (specialista di diverso tipo), con Mike Dunleavy o con altri giocatori a roster. L’esperimento, durato lo spazio di un mattino, di provare Kay Felder da playmaker e di affiancargli Kyrie Irving da esterno non ha dato i frutti sperati e il front office dei Cavaliers hanno deciso di sondare il mercato per cercare un degno sostituto. La scelta di rimpiazzare con un nuovo giocatore è dettata anche da esigenze di carattere fisico: richiedere a LeBron, a Irving o ad altri uno sforza suppletivo potrebbe far cadere i Cavs nella trappola del 2015, ovvero sia quella di non riuscire a preservare le energie giuste in vista di una post-season durissima. La concorrenza in una Eastern Conference sicuramente migliorata non sembra ancora essere all’altezza della forza fisica e tecnica dei Cavs e, di conseguenza, sarebbe uno sforzo eccessivo che non pagherebbe in una strategia di medio-lungo periodo. Oltre alla costante ricerca di una point guard, il GM David Griffin comincia a muovere i suoi uomini in cerca di un tiratore che possa fare al caso dei wine-and-gold. I contatti prevedono un giro in Georgia, bussando alla porta degli uffici di Wes Wilcox, GM degli Atlanta Hawls. Il nome è quello di Kyle Korver e, dopo una trattativa più o meno tranquilla, lo scambio che manda ad Atlanta una scelta protetta, Mo Williams e Mike Dunleavy si concretizza. Kyle Korver, dunque, si aggiunge ufficialmente all’elenco dei tiratori che coach Lue ha a disposizione. In ordine sparso ci sono: Kevin Love (39.7%), Kyrie Irving (42%), Channing Frye (46.5%), un insolito LeBron James (37.8%) e, da qualche giorno, Kyle Korver (40.9%). La squadra, attualmente, tira con il 38.5% da 3 in stagione, posizionandosi sul gradino più basso del podio in termini di percentuali da 3 tra le squadre NBA – davanti solo Spurs con il 41.5% e Raptors con il 38.8%, solo quarti i Warriors con 38.2%. JR Smith opta per l’operazione, i tifosi dei Cavaliers si godono un tiratore numericamente migliore e tutti felici e contenti. La storia potrebbe chiudersi qui ma non è così semplice, perché i meccanismi di una squadra complessa come i Cleveland Cavaliers non sono riassumibili in fredde percentuali e in un numeri che fanno ben sperare.
Mettere sullo stesso piano due giocatori che fanno lo stesso “mestiere” sarebbe possibile ma le tipologie antitetiche di gioco ci costringono ad un paragone che va al di là di uno sbrigativo “JR tira con X%, mentre Kyle con Y%”. The Machine Gun, com’è stato ribattezzato da tifosi di Sixers, Bulls, Jazz e Hawks, è alla sua 14esima stagione NBA, contro le 13 giocate dal #5 dei Cavs, vantaggio che viene mantenuto nei computo dei playoff disputati (10 Korver contro i 9 di Smith) e delle convocazioni alla gara delle stelle (la prima per KK arrivata lo scorso anno). L’anello vinto da JR la scorsa stagione fa di J-Swish un giocatore più vincente ma sono altri i numeri che interessano. Nelle 14 stagioni regolari giocate (999 partite) Korver ha realizzato 9.944 punti, catturando 3.108 rimbalzi da Korver con modestissimi numeri difensivi e tirando con il 44.2% dal campo, il 42.8% da 3 (1.956/4.565)e con l’87.9% i tiri liberi. JR Smith, invece, fa registrare cifre assai diverse sotto certi aspetti: in 860 partite (139 in meno rispetto a Korver) ha segnato 11.225 punti (1.281 in più), catturando 2.747 rimbalzi, rubando 880 palloni e distribuendo 1.876 assistenze. Le percentuali al tiro, invece, sono sinistramente simili: 42.1% dal campo, 37.5% da 3 (1.729/4.614) e 73.4% dalla linea della carità. Diverse anche le cifre durante i playoff: Korver segna in media 8.8 punti e cattura 2.9 rimbalzi, mentre Smith si attesta sui 12.6 punti di media e i 3.5 rimbalzi a sera. Per quanto riguarda le percentuali al tiro nella post season, L’ormai ex tiratore degli Hawks tira con il 41.6% dal campo, il 38.6% da 3 e l’89.1% i liberi, mentre JR risponde con il 39.9% dal campo, il 35.2% da 3 e il 71.3% dalla lunetta. Cifre che, come ogni numero, va contestualizzato e compreso nella logica del sistema di gioco che consente consente di metterli a referto. Kyle Korver e JR Smith sono due tiratori di prima fascia ma allo stesso tempo sono due tipi di tiratori diversi: il primo è un tiratore soprattutto da catch-and-shoot, da tiro “immediato” dopo la ricezione, mentre il secondo predilige il tiro dal palleggio, il tiro “forzato” se vogliamo. Anche per questa differenza occorre guardare al background dei due, essendosi formati ed evoluti in contesti e sistemi profondamente differenti: Korver è sempre stato utilizzato come uno specialista, come un giocatore che esce dai blocchi e tira, come un giocatore a cui non affideresti le chiavi dell’attacco in mano, vista e considerata la scarsa pericolosità una volta che mette palla a terra. Diverso il ragionamento da fare per Smith, uno che, come detto, preferisce metterla a terra. Ai Cavaliers il suo ruolo si è ridefinito, andando nella direzione di quello di KK ma non mancano situazioni in cui JR prende responsabilità e crea tiri praticamente dal nulla. Già ai Knicks, ad esempio, Smith era a capo della second unit e sostituiva in tutto e per tutto Carmelo Anthony nei minuti di riposo di Melo.
Da un primo paragone, dunque, si evince che sono giocatori numericamente non troppo distanti, o almeno non distanti rispetto a quanto vediamo in campo: uno un tiratore purissimo, l’altro un giocatore con più punti nelle mani. Coach Lue avrà, stando a quanto riportano i più autorevoli media americani, solo Kyle Korver a disposizione almeno fino alla fine della RS, lasciando recuperare con relativa calma Smith dopo l’intervento subito a fine dicembre. In questo tipo di discorso, però, non possiamo non coinvolgere il sistema offensivo dei Cleveland Cavaliers. L’arma in più nei playoff della scorsa stagione, senza girarci troppo intorno, è stata la percentuale da 3 punti, con Smith, Love, Irving ma soprattutto Frye a dettar legge sui perimetri di Pistons, Hawks e Raptors. Perdere un giocatore come Smith e concedersi il lusso di rimpiazzarlo con un giocatore diverso ma efficace per il sistema di gioco dettato dal duo Lue-James è un vantaggio che in pochi possono permettersi. I 18 punti di Korver (4/6) da 3 nell’ultima gara dei Cavs sono sintomatici di un giocatore che sa già il proprio ruolo in uno scacchiere ben definito. A Sacramento, infatti, il nuovo acquisto ha interpretato alla lettera quello che gli ha consigliato il padrone di casa, LeBron Raymone James, per inserirsi in un contesto nuovo. LBJ, infatti, ha detto poche cose ma molto significative: “Ogni volta che ne hai l’occasione tira. Questa è stata la prima cosa che gli ho detto non appena l’ho incrociato negli spogliatoi. Se vuoi integrarti in fretta non pensare, tira. Non appena il pallone tocca le tue mani tira, noi abbiamo fiducia nelle tue capacità”. James, dal canto suo, sente la necessità di bruciare le tappe dell’inserimento di Korver negli ingranaggi wine-and-gold ed ha ammesso di aver studiato diversi filmati di Machine Gun per capire come preferisce ricevere la palla, in che zona del campo è più letale e i tempi delle sue uscite.
Il vero punto di domanda, lasciando idealmente sfilare quest’ultima parte di stagione, arriverà ad inizio aprile, quando rientrerà in gruppo un giocatore che non ha avuto bisogno di quelle parole per tirare tutto ciò che gli passa tra le mani. JR Smith resta il titolare a tutti gli effetti ma Kyle Korver potrebbe insidiare il suo J-Swish. Del resto, vincerà solo chi “tirerà finché non gli cade il braccio”.