Bryant e il miglior Kobe stopper: "La difesa di Tony Allen è stata incredibile"
Il mondo NBA fa parte di quel panorama sportivo complessivo che, col passare degli anni, ha dato vita ad un vocabolario del tutto nuovo. Tanti telecronisti hanno coniato espressioni che oggigiorno utilizziamo per individuare un tipo di giocata, un timo di movimento o, come nel caso che vogliamo trattare, un tipo di giocatore. Stavolta nessun giornalista con particolare inventiva, stavolta è lo stesso Kobe Bryant a coniare un nuovo termine: il Kobe Stopper. In una bellissima ed emozionante intervista con Ernie Johnson, voce e volto istituzionale di TNT, il premio di miglior Kobe Stopper è stato assegnato dal Black Mamba a Tony Allen, guardia dei Memphis Grizzlies che ha affrontato Kobe con la maglia della franchigia del Tennessee ma anche con quella gloriosa dei Celtics, dando vita a scontri epici con la leggenda dei Lakers. Come un fiume in piena, Kobe affronta di petto l’argomento proposto dal giornalista e con tutta onestà risponde alle domande dell’intervistatore. “Non ho mai sentito Tony Allen chiedere un aiuto difensivo in tutti questi anni contro di me” ha affermato il Mamba, dando merito ad un giocatore mai noto come il miglior realizzatore della Lega ma arcinoto come il miglior cane da guardia da sciogliere contro le superstar avversarie.
Non capita tutti i giorni sentire uno dei più grandi marcatori nella storia della lega elargire complimenti sugli specialisti difensivi che in 20 anni di carriera si sono occupati di lui. Ma Kobe è diverso da qualsiasi altro bipede senziente sulla Terra e non ci aspetteremo mai qualcosa di scontato. Le Finals del 2008 sono state le più epiche proprio grazie alla difesa di Allen che, in un modo o in un altro, gli ha fatto sudare ogni punto messo a referto. Tessere le lodi di chi ha sempre dato filo da torcere è un passo fondamentale nella carriera di chi, ormai, non ha più nulla da dimostrare e da chiedere a sé stesso. Kobe afferma che ” [Allen] ha i migliori fondamentali difensivi tra i suoi avversari. Ha un desiderio competitivo a livello individuale che nessuno possiede. Queste caratteristiche sono molto rare e la maggior parte dei difensori contro i quali ho giocato chiedevano prima del tempo l’aiuto difensivo, partendo in parte già sconfitti. Io non ho mai sentito Tony chiedere un aiuto. Ama le sfide“.
Ma, come ha ammesso lo stesso Tony Allen, marcare Kobe non è un gioco da ragazzi. Le difficoltà vengono legittimate da un talento impressionante ma allo stesso tempo la guardia dei Grizzlies si sente onorata delle parole del Black Mamba: “Ha guadagnato il diritto di essere quello che è. Ho fondamentalmente cercato di svolgere il mio ruolo. Sono in NBA da quasi 10 anni e ho cercato di studiare Kobe nei minimi dettagli, cercando di esaminare ogni suo movimento. Il fatto è che ad ogni partita si presenta con qualcosa di nuovo e ciò rende il mio lavoro sempre più difficile; allo stesso tempo, però, questo rende divertente la rivalità e la sfida“. Allen è stato spesso l’incubo di Kobe, specie se preso in single coverage, ovvero sia in 1vs1 faccia-a-faccia senza aiuti preventivi. Le statistiche vanno dalla parte di Allen che, numeri alla mano, è il miglior Kobe stopper.
Il futuro Hall of Famer non si è limitato alla prima posizione nella classifica dei Kobe stopper ma ha avuto parole positive anche per altri suoi illustri avversari: “Bruce Bowen è stato un grande difensore. Raja Bell è stato un grande difensore. Ruben Patterson ha fatto un ottimo lavoro. Ma Tony Allen ha giocato degli uno contro uno straordinari. Non mi ha mai mandato dove volevo andare. Il suo compito era quello di stare davanti a me e darmi la caccia per tutta la durata della gara“. Le immagini parlano molto chiaro. I numeri dicono Allen, più di Bowen, più di Bell e più di Patterson.