Kobe Bryant all'attacco del load management: "Cos'è? La gente paga per vedere le star in campo"
Nel calcio, da un bel pò di stagioni e in maniera più o meno massiccia, a seconda delle fasi di una stagione, gli allenatori applicano il cosiddetto ‘turnover‘, ovvero il far girare i giocatori stessi, in particolare i più rappresentativi, gestendone il minutaggio.
Da qualche tempo, pur con la locuzione ‘load management‘, questa usanza sta prendendo piede anche nella NBA, dove le superstar, di concerto con gli staff tecnici ed atletici delle varie franchigie, hanno cominciato a gestire i minuti sul parquet, soprattutto in regular season, in modo da arrivare il più freschi possibile ai Playoff.
Questa pratica proprio non scende giù a Kobe Bryant, che ci va giù duro: “Il load management? Di che diavolo stiamo parlando?! Non so cosa sia e mi sembra assolutamente folle. I tifosi pagano profumatamente, con soldi che hanno guadagnato lavorando duramente, per venire a vederti giocare. È il tuo lavoro quello di essere in forma. È il tuo compito esibirti al tuo livello ogni dannata notte. Come persona competitiva, io non mi sono mai nascosto da questi problemi“.
Bryant tira fuori un aneddoto risalente al 2000 e ad un viaggio dei suoi Lakers in casa dei Toronto Raptors, guidati all’epoca da uno scintillante Vince Carter: “Quell’anno Vince stava letteralmente dominando in NBA, e noi dovevamo giocare a Toronto” – spiega il Black Mamba – “Io quel giorno avevo la schiena veramente a pezzi e dovetti restar fuori. Dal di fuori, però, la percezione della gente era che volessi evitare lo scontro con Vince, che avessi quasi paura di lui. Niente di più falso. Anche quando non ero al top dovevo essere in quintetto; la stella avversaria doveva vedermi in campo“.