BOSTON CELTICS - Isaiah Thomas: "Per vincere l'Anello, abbiamo bisogno di una star"
Il prossimo 6 Ottobre, al Mediolanum Forum, la squadra più titolata della NBA, i Boston Celtics, sfideranno l’Olimpia Milano, nell’ambito degli NBA Global Games. Nello scorso weekend, inoltre, il capoluogo meneghino ha ospitato la NBA Fan Zone, una due giorni tutta dedicata alla NBA che ha infiammato i tanti appassionati accorsi. Davide Chinellato, firma della Gazzetta dello Sport, ne ha approfittato per un’intervista a 360° ad Isaiah Thomas, piccolo, grande leader dei Celtics.
Da talento sottovalutato a uomo di spicco della sua squadra. Così il 26enne di Tacoma, Washington, descrive la sua carriera, finora: “Ho approfittato di ogni opportunità che ho avuto, e questo ha fatto la differenza nella mia carriera. Ho sempre cercato di dimostrare a chi mi criticava che si sbagliava. Ogni anno ho cercato di migliorare il mio gioco, perché è quello che fanno i grandissimi. Il mio obiettivo è essere la miglior guardia bassa di statura ad aver mai giocato e continuerò a lavorarci fino a quando ci riuscirò“. “Sono stato il leader di ogni squadra in cui sono stato. Mio padre mi ha insegnato ad essere un leader, non un seguace” – continua il giocatore – “E penso che essere un playmaker nel basket significhi proprio questo. Quando sono arrivato a Boston, sapevo solo che erano una squadra giovane che non avevo mai visto giocare. Ho trovato un gruppo fantastico, che mi ha accolto a braccia aperte e mi ha sempre chiesto di essere me stesso, di essere Isaiah Thomas. Questo ha reso il mio inserimento più facile“.
Su coach Stevens, Thomas ha parole di elogio: “E’ un coach giovane che conosce il basket e uno studioso di questo sport. Ma è anche uno che non pensa di sapere tutto, che si confronta con i giocatori, a cui chiede anche pareri su alcune situazioni. Quando hai un coach così diventa più facile andare in campo e dare tutto“. Sulla prossima stagione, “Dobbiamo ripartire da quello che abbiamo fatto, arrivare ai playoff e migliorare ancora. Siamo una squadra giovane che sta ancora imparando a giocare insieme, e infatti per ora ci stiamo concentrando sulla offseason e sul lavoro da fare per diventare una squadra migliore“. “Non penso ci sia assoluto bisogno di una superstar, ma sarebbe bello se ne arrivasse una, specialmente se vogliamo lottare per il titolo” – prosegue l’ex Suns – “So che Danny Ainge sta facendo tutto quello che può per trovarne una che voglia giocare a Boston per una squadra che lotta per il titolo. C’è tanta gente di talento in questa free agency: Marc Gasol, LaMarcus Aldridge, DeAndre Jordan, Kawhi Leonard e Jimmy Butler, tutti in grado di cambiare una squadra. Se serve posso dare una mano anche io a reclutare i free agent. Sono bravo, l’ho già fatto al college…”. Isaiah sa anche quali argomentazioni usare per spingere qualcuno di questi campioni ad accettare di passare ai Celtics: “Prima di tutto gli parlerei della tradizione, di cosa significa giocare per i Celtics, di come mettersi quell’uniforme così ricca di storia sia qualcosa che non ha eguali. Poi di una città sportiva, che ama le proprie squadre, con dei tifosi leali. Ma penso che la tradizione e la storia dei Boston Celtics si vendano da sole. Quando poi vieni a Boston ti rendi conto di quanto sia magnifica questa città, non solo per il basket. E di come siano incredibili i suoi tifosi… Ah, se non bastasse ci sono anche tanti soldi a disposizione“.
Infine, l’intervista si sposta sull’Italia e su Datome in particolare. “Sono davvero contento di avere questa opportunità. Sono stato a Venezia in passato, di Milano ho sentito tante buone cose e non vedo l’ora di visitare la città e di giocare. Vogliamo dare il meglio, mettere in piedi un bello spettacolo per i tifosi. Ma vogliamo vincere“. “Ho parlato con Datome, ma non mi ha ancora detto nulla sui giocatori di Milano” – dice Thomas- “E io, anche se amo il basket in generale, non ne conosco nessuno. Ma so che lui sarebbe felicissimo di poterci essere“. Su Datome come compagno di squadra, Thomas ha le idee chiare: “Fantastico. E’ uno che lavora duro, è in palestra anche prima e dopo gli allenamenti. E’ stato decisamente quello che mi ha impressionato di più a Boston. Non sapevo molto di lui, solo che veniva dai Pistons e che non aveva giocato molto. Ma visto da vicino ho scoperto che ha tantissimo talento. Sarei felicissimo di poter giocare di nuovo con lui“.