BOSTON CELTICS - Datome parla del suo momento di forma.
Grande momento per Datome, che dal suo arrivo in quel di Boston ha prima guadagnato il posto in rotazione e poi dimostrato di meritarlo, sfoderando svariate prestazione di ottimo livello rispetto ai minuti giocati. La convocazione era nell’aria, nonostante i primi momenti della sua nuova avventura sembrassero troppo simili a quelli vissuti a Detroit: “Era da qualche partita che mi diceva di stare pronto e, anche se questa frase mi risuona da un anno e mezzo nelle orecchie, è successo e sono molto felice — dice Datome, arrivato ai Celtics da Detroit il 19 febbraio dove era stato utilizzato solo 16’28” quest’anno —. So che 2 gare nella Nba non rappresentano nulla, ma è stata una liberazione dopo il momento che ho vissuto, con tantissimi “non entrato” e essere finito nella lista degli inattivi”.
In ogni caso bisogna restare con i piedi per terra, senza farsi delle illusioni che, come ammette lo stesso Datome non possono che rivelarsi dannose: “Ho imparato a non aspettarmi più niente, posso controllare solo quello che faccio. Nelle rotazioni degli esterni non c’era Avery Bradley vedremo cosa succederà contro Memphis. Mancano 20 partite alla fine della stagione regolare, vivrò momenti difficili, ma voglio mettere la pulce nell’orecchio che c’è bisogno di me”.
Tanto entusiasmo però nell’indossare una canotta che ha fatto la storia di questo sport (“Non sono i Celtics più gloriosi ma c’è il mio nome su una maglia storica”), senza rimuginare troppo su chi non ha creduto in lui: “Come nel resto della mia carriera, ho subito delle scelte altrui contro di me che mi hanno fatto male. E ho cercato di dimostrare in campo che erano sbagliate. Anche in Italia ho dovuto far ricredere delle persone sul mio conto. A Detroit non era giusto che non giocassi mai, mai, mai. Ma dimostrare che avessi ragione, è una cosa che devo soprattutto a me stesso”.