NBA DRAFT 2017 - Alla scoperta di Lonzo Ball
Mettiamola così. Lonzo Ball potrà piacere o non piacere (soprattutto grazie al padre) ma non si può certo dire che non sia uno che faccia la differenza. Prima di lui a UCLA si era reduci da un ben poco lusinghiero 6-12 che, nel giro di un anno, si è trasformato in un 31-5, con tanto di testa di serie numero 3 al torneo NCAA e i tre freshmen Ball, Leaf e Anigbogu principali artefici delle fortune del miglior attacco della nazione. A fare tutta la differenza del mondo, però, è stata la mentalità altruista del primo figlio di LaVar, solo apparentemente fotografata dai 7.6 assist di media in stagione: il suo stile di gioco ha finito per contagiare tutti, diventando la pietra angolare sulla quale costruire un gioco dai ritmi altissimi, esteticamente gradevole e terribilmente efficace. L’ideale per una squadra in cerca d’autore come i Bruins degli ultimi anni.
La stagione NCAA – Come detto, Lonzo è stato l’artefice della stagione della rinascita di UCLA, dopo anni in chiaroscuro dei californiani, guidati ad un 31-5 che è valso l’accesso al Torneo NCAA da terza testa di serie (con la corsa che si è fermata alle Sweet Sixteen contro Kentucky). Sfruttando il suo (sottovalutato) atletismo e la sua capacità di giocare con e per gli altri, coach Alford ha implementato un tipo di pallacanestro basato sul movimento continuo di uomini e palla: i 14.6 punti, 6 rimbalzi, 7.6 assist e 1.8 recuperi di media a partita sono lo specchio fedele dell’importanza di Ball nel nuovo sistema dei Bruins. Il fatto che, in una delle poche volte in cui è andato sotto ritmo (contro De’Aaron Fox e i Wildcats), UCLA abbia dovuto salutare il torneo, è indicativo di come gran parte delle fortune offensive della squadra passassero dalle sue mani.
Punti di forza – La PG da Chino Hills è un giocatore dominante sui pari ruolo soprattutto dal punto di vista fisico: i suoi 198 centimetri d’altezza (e 206 di “apertura alare”), gli consentono di avere un vantaggio costante, sfruttando il tutto come base per dar fondo alle proprie doti di passatore, tanto in campo aperto (la soluzione preferita, vista la predilezione a giocare a ritmi alti) quanto in situazioni di difesa schierata. Il saper giocare anche lontano dalla palla (adora i tagli in back-door, magari chiudendo un alley oop arrivando dal lato debole), inoltre, è indice di un QI cestistico particolarmente sviluppato e che si sostanzia in una versatilità non facilmente riscontrabile in giocatori così giovani e che lo rende adattabile anche alla fasi di gioco con il doppio playmaker. I suoi movimenti sono veloci, fluidi e immediatamente rispondenti a quanto proposto dalla difesa avversaria, il lavoro con i piedi è già buono e necessita solo di qualche piccolo accorgimento per diventare ottimo.
Punti deboli – Il fatto che un giocatore di questa elasticità fisica non sembri in grado di fare la differenza difensivamente non è certo il miglior presagio possibile in vista della carriera Nba dove, per una guardia, a fare la differenza è spesso il riuscire a vincere il confronto con l’avversario diretto su entrambi i lati del campo. Nella metà campo offensiva, poi, la latente idiosincrasia a giocare il pick ‘n roll è uno degli aspetti che andranno corretti durante il training camp, così come molto dovrà essere fatto dal punto di vista del potenziamento muscolare a causa della reticenza a cercare il contatto fisico nelle volte in cui sceglie di attaccare l’area dal palleggio (il ball handling, tra l’altro, è perfettibile ed è uno degli aspetti che più l’hanno mandato in crisi nel confronto con Fox che l’ha pressato costantemente a tutto campo). A destare le maggiori preoccupazioni, però, è la meccanica di tiro: Ball è un giocatore destrorso che compensa con un rilascio veloce una fase di caricamento che appare molto più bassa e piatta del normale, rendendolo prevedibile e facilmente neutralizzabile soprattutto se mandato sul lato destro. Rivedibile anche la percentuale ai liberi, poco sotto il 70%.
Dove giocherà – Nonostante non abbia ricevuto alcuna garanzia in merito, il futuro di Lonzo sembra essere a Los Angeles sponda Lakers. Indipendentemente dal fatto di aver svolto i workout solo con i gialloviola, il prodotto di UCLA sembra essere stato pensato apposta per il playbook di Luke Walton, con tanto di piena compatibilità e possibilità di coesistenza con D’Angelo Russell. Senza contare, inoltre, che in un roster privo di certezze assolute come quello attuale dei Laker rende consigliabile draftare la migliore scelta possibile al momento della chiamata. E Lonzo alla #2 lo è.
Chi ci ricorda – Al netto di un gioco, quello dei paragoni, che rischia di essere notevolmente sottostimante delle effettive qualità di un giocatore, lo stile di gioco di Lonzo Ball (grande altruismo, predilezione del gioco in transizione, il passaggio piuttosto che il tiro come prima scelta offensiva esplorata) richiama quello del primo Jason Kidd per quanto, rispetto a quest’ultimo, al nostro manchi qualcosa in termini di dimensione fisica del gioco su entrambi i lati del campo. La base su cui lavorare è ottima, il tempo per migliorare ed arrivare agli standard di rendimento che ci si aspetta da lui non manca, l’etica del lavoro sembra quella giusta: non resta che mettersi comodi.