11 straight wins
“Abbiamo giocato bene, ma non quanto gli Heat. Loro sono arrivati ad undici vittorie di fila. Noi abbiamo solo giocato bene e vinto una gara”.
Basterebbero pochi secondi per capire il senso di quanto stano facendo i Miami Heat, capaci di ribaltare il senso della loro stagione nelle ultime settimane.
Ancor di più se quelle parole non sono del primo che passa; a dirle, infatti, è Dwyane Wade, uno che con Miami ha un certo felling e che dimostra di non aver tolto gli occhi da quella che per oltre un decennio è stata casa sua, anche se ora “casa” chiama Chicago.
I suoi Bulls sono altalenanti, forse meno degli Heat, ma meno hanno anche dimostrato; perchè nelle ultime undici uscite Miami è stata la squadra perfetta, capace non solo di battere tutti, ma anche di riprendersi con un pizzico d’orgoglio quella scena che per anni è stata sua.
NUOVA MENTALITÀ
Oltreoceano l’hanno chiamata “Nuova mentalità”. Sarebbe questa la ricetta giusta del duo Spoelstra-Riley, capaci probabilmente di mettere nuove basi ancora una volta.
Tra gennaio e febbraio, Miami ha stravolto tutto.
E se doveste passare dalla Florida in questi giorni con tanto di puntatina al Casinò, vi consigliamo di giocare tutto (non prendeteci proprio alla lettera) sul numero 11.
11 come le vittorie consecutive raccolte fin qui: Houston, Golden State, la stessa Chicago, tutte passate sotto i colpi degli Heat nelle ultime settimane.
Così come 11 erano le vittorie complessive in stagione già accumulate dai flo ridiano; il loro record, in pratica, è raddoppiato in brevissimo tempo, risalendo in classifica e riaccendendo un briciolo di speranza per quella che potrebbe essere una post-season miracolosa.
11 è infatti il posto in graduatoria: 76ers, Magic e Knicks superati in un solo colpo, e nel mirino quell’ottavo posto che oggi è nelle mani di Detroit, 4 vittorie più avanti.
Ma 11 è anche il numero che sulla canotta si porta Dion Waiters: numeri da urlo per lui nel 2017, due buzzer che hanno già riscritto la storia recente di questa stagione, protagonista inaspettato del rilancio degli Heat.
NELLE MANI DI HASSAN
La rinascita dei floridiani passa anche dalle sue mani: dopo due mesi di onorata partecipazione, Dion ha deciso che Miami poteva essere casa sua. Si illumina ad intermittenza, poi lascia che la luce aiuti i suoi compagni. Non era un brocco prima, non sarà sicuramente un All Star oggi, ma può essere un giocatore più che funzionale nelle dinamiche e nelle gerarchie del gruppo.
12 punti nell’ultima W a casa dei Timberwolves, il suo compito è far si che l’intero meccanismo degli Heat non smetta di funzionare.
Spoelstra è stato bravissimo a ridisegnare la squadra su due lati del campo, accostando la grazia tecnica di Goran Dragic (finalmente sui suoi livelli dopo alcune partite ben lontano dagli standard a cui ci aveva abituato) allo strapotere atletico e mentale di Hassan Whiteside.
20 punti di media per il primo (dopo i 33 dell’altra notte), 17 con 14 rimbalzi per il centro che viene dalla Carolina del Nord.
“È dominante, finalmente stiamo vedendo quello che può fare, sta giocando ad un livello eccezionale”, dice di lui Spoelstra.
Merito anche di una Miami che ha prima puntato su di lui per poi farlo esplodere.
Qual è l’obiettivo? Questa la domanda che ora gironzola per le strade di South Beach.
Un gradino per volta; perché se gli Heat hanno imboccato la strada giusta lo dimostreranno le capacità, il tempo e la gara di stanotte a casa dei Bucks.
I Playoffs potrebbero essere un primo passo per la ricostruzione di una squadra che, anche attraverso il mercato, può tornare sulla scena nel prossimo triennio.
A South Beach lo sperano, in attesa di poter vedere di nuovo una squadra capace di ambire al titolo; per ora si godono le parole di quello che per anni li ha rappresentati, consapevoli che, per tornare in alto, di Wade ne serviranno ancora.