Le Finali di Conference delle escluse
La lunghissima stagione NBA sta per arrivare al suo atto finale, quello più atteso. Le Finals 2015 sono alle porte e metteranno di fronte Golden State Warriors e Cleveland Cavaliers. Queste due squadre sono arrivate in fondo dopo aver superato un turno, quello delle Conference Finals, di certo meno impegnativo di quanto tutti pronosticassero. Per motivi vari, infatti, né gli Houston Rockets né gli Atlanta Hawks (che pure hanno dominato, ad Est, la regular season) si sono rivelati avversari all’altezza, subendo due pesanti ko: 1-4 i texani e addirittura uno sweep (0-4) i georgiani. Con i se e con i ma non si fa la storia, è assodato. Noi, però, oltre a provare ad analizzare i perché di due debacle tanto nette, ci siamo spinti ad immaginare cosa sarebbe successo se, in finale di Conference, ci fossero state, rispettivamente, Los Angeles Clippers e Washington Wizards.
Cominciamo dal primo punto. Ondivago il comportamento dei ragazzi di coach McHale contro i Warriors. Dopo aver tenuto botta più che degnamente nei primi due appuntamenti all’Oracle Arena, al punto che Harden, in Gara-2, ha avuto tra le mani anche il pallone della vittoria, Houston, con l’intermezzo di un’orgogliosa Gara-4, è stata spazzata via nelle restanti partite della serie, impotenti di fronte alle mirabolanti giocate di uno Steph Curry che, una volta di più, ha voluto ribadire, di fronte al suo avversario #1 nella corsa all’MVP di quest’anno, di averlo meritato. E proprio James Harden, dopo una stagione fantasmagorica, ha deluso. Nel momento più importante, The Beard è incappato in due controprestazioni, in Gara-3 e in Gara-5, mettendo insieme un misero 5/27 dal campo, con il contorno del record di palle perse nell’ultimo match (13). Questo, aggiunto alle condizioni non al top di Howard e ad una squadra che nel complesso non si è rivelata all’altezza, non ha permesso ai Rockets di costituire una seria minaccia per Golden State. Per quanto riguarda gli Atlanta Hawks, invece, si sapeva che, per avere delle chance di passare il turno, tutto, nella squadra di coach Budenholzer, avrebbe dovuto funzionare al meglio. E invece, la #1 del seeding nella Eastern è arrivata alla sfida con LeBron&co svuotata, più che fisicamente direi mentalmente. Le stelle della squadra, Teague e Horford su tutti, sono andati a corrente alternata. Il ko di Korver e le precarie condizioni fisiche di Millsap e Carroll, unito alla pochezza delle alternative (escluso Bazemore), hanno posto la pietra tombale sulle loro ambizioni.
Passiamo al secondo punto, ovvero le escluse dalle Conference Finals. Sia per i Clippers che per i Wizards, si è trattato di due eliminazioni brucianti. In particolar modo per i losangelini che, avanti 3-1, hanno subito una rimonta scioccante, venendo eliminati dai Rockets per 3-4; i capitolini, dal canto loro, sul 2-1 dopo Gara-3, sono stati sconfitti 2-4, con la beffa della tripla di Pierce in Gara-6, che avrebbe portato la sfida all’OT, annullata (giustamente) perché arrivata, benchè di pochissimo, fuori tempo massimo. Ma cosa sarebbe potuto accadere se queste due squadre avrebbero raggiunto le Finals? Se la sarebbero giocata meglio di Rockets e Hawks?
Probabilmente si. I Los Angeles Clippers, con due lunghi del livello di Griffin e Jordan, avrebbero davvero potuto mettere in difficoltà i dirimpettai Green e Bogut (con l’australiano molto in ombra nella serie con i Rockets). In particolare, lo straripante Griffin, ammirato in questa postseason, sarebbe stata una gatta da pelare di non poco conto per coach Kerr. Non dimentichiamo, assolutamente, CP3: nonostante Curry lo abbia irriso più di una volta quest’anno, sicuramente l’ex New Orleans, da gran difensore qual è, avrebbe potuto provare a limitare il figlio di Dell, oltre a poter risultare letale nella metà campo offensiva. Anche la squadra di Doc Rivers, però, avrebbe presentato i suoi contro. A partire da un Barnes non al top fisicamente, e da un Redick non nel momento migliore; ma ciò che avrebbe potuto segnare le sorti dei Clippers (com’è accaduto anche ai Rockets del resto) è lo scarso apporto della panchina che, eccezion fatta per Crawford e, in qualche frangente, Davis, si è mostrata pressochè eterea. Davvero poca cosa per questi livelli.
Che Atlanta fosse in fase involutiva, lo si era capito sin dal primo turno con i Nets, capaci di mettere più volte in difficoltà i ragazzi di coach Budenholzer. I Wizards hanno reso manifesta la situazione, ma, un pò per sfortuna, un pò per infortuni pesanti, un pò per inesperienza, si sono lasciati sfuggire di mano una grandissima occasione. Ma andiamo ad analizzare cosa sarebbe potuto accadere se nelle Eastern Finals ci fosse stata Washington. Prima di tutto, a risaltare sarebbe stato il duello stellare tra Wall e Irving, con il primo in vantaggio (escludendo la frattura al polso sinistro) essendo il play dei Cavs ancora convalescente dopo l’infortunio subito nella serie con i Celtics. Bradley Beal, poi, avrebbe avuto da una parte il compito di provare a limitare lo strapotere del Prescelto, e dall’altra quella di supportare Wall a livello realizzativo (cosa riuscitagli egregiamente durante la stagione). Come visto più volte in questi Playoff, l’immenso bagaglio cestistico di Paul Pierce sarebbe potuto risultare decisivo nei momenti topici, mentre il buon Gortat e un Nenè diverso da quello non ammirato con gli Hawks, avrebbero dato del filo da torcere al duo Thompson-Mozgov, bella sorpresa di questa post season. Anche a livello di “bench”, la squadra di coach Wittman avrebbe detto la sua: ai vari Dellavedova, Smith e Shumpert, infatti, i Wizards avrebbero opposto, la freschezza di Porter Jr., Seraphin e Sessions.
Lo voglio sottolineare, si tratta solo di un gioco. Con grande probabilità, le Finals avrebbero visto protagoniste le stesse squadre qualificatesi in realtà. Ipotizzare, però, delle Finali di Conference molto più combattute (in particolare ad Est), nel caso si fossero qualificati Clippers e Wizards, non è una follia.